lunedì 4 agosto 2025

Firenze scoppia: il “turismo del selfie"

 

Firenze scoppia: 

il “turismo del selfie” svuota ristoranti 

e botteghe

Strade intasate, piazze piene, ma ristoranti e botteghe vuote. Firenze è assediata da un turismo “usa e getta” che consuma senza fermarsi, attraversa senza vivere. Da Aldo Cursano (Fipe) la denuncia: «Il centro è saturo, ma svuotato di valore. Così la città perde identità». E torna sul tavolo l'ipotesi del ticket d'ingresso

di Nicholas Reitano
Redattore
01 agosto 2025 | 14:19
Firenze scoppia: il “turismo del selfie” svuota ristoranti e botteghe

AFirenze, ormai, non si cammina piùSi scorre, lentamente, come dentro un'autostrada turistica: un flusso continuo di persone, corpi in movimento, code ai musei, ai bagni, ai marciapiedi. Ovunque. Eppurequando cala la serai ristoranti restano semivuoti e le botteghe - come sta accadendo a Venezia - faticano a vendere. Una contraddizione che esaspera chi lavora in città e che racconta con chiarezza la condizione attuale: Firenze è sempre più vittima di un turismo che la attraversa senza viverla. Un turismo che consuma senza fruire, che affolla ma non si ferma: il turismo mordi e fuggi.

Firenze scoppia: il “turismo del selfie” svuota ristoranti e botteghe

A Firenze, ormai, per il troppo turismo mordi e fuggi, si fatica a camminare

Il fenomeno è noto, ma da mesi si è, purtroppo, trasformato in emergenza quotidianaE chi lo vive ogni giorno - tra un tavolo da sparecchiare e una strada da liberare - ora alza la voce. Come, ad esempio, Aldo Cursano, vicepresidente vicario nazionale di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e ristoratore storico fiorentino, che sintetizza così, in un'intervista a Italia a Tavola, la situazione: «Le strade sono pienele piazze purepoi ci sono botteghenegozi e ristoranti che restano semi vuoti. Per dirla in poche parole, tanto fumo e poco arrosto».

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Il turismo del selfie svuota il centro storico

Una frase che è anche una fotografia. Il cuore della città, il centroè saturo di visitatorima svuotato di valore. «Questo è il turismo del selfie - continua Cursano - e sta creando dei problemi enormi a Firenze. I turisti arrivano in città in bus organizzati da tour operator, ci stanno due o tre ore, si fanno un paio di foto, magari un panino preso al volo o una spesa al supermercato, e poi se ne vanno. Nessun contributo all'economia dei serviziNessuna esperienza vissuta».

Firenze scoppia: il “turismo del selfie” svuota ristoranti e botteghe

Aldo Cursano, vicepresidente vicario nazionale di Fipe e ristoratore storico fiorentino

E così Firenze si trova intrappolata in un paradosso sempre più ingestibile. Nonostante gli sforzi per incentivare una forma di turismo più consapevole, i numeri del mordi e fuggi cresconoLe comitive organizzate invadono il centro con ritmi serrati e tappe preconfezionatevanificando qualunque tentativo di distribuzione dei flussi. La città sta barcollando. Perché quando l'80% dei turisti dormiva in hotel o b&b e solo il 20% era giornalierosi riusciva ancora a gestire. Ora, spiega Cursano, «la proporzione si è rovesciatail 70% è mordi e fuggie solo il 30% alloggia davvero in cittàÈ un modello insostenibile».

Come un ristorante: una città ha una capienza da rispettare

Oltre all'affollamento, poi, è una questione anche di identitàUna città che si fonda sulla bellezza diffusasull'accoglienza dei servizi e sulla cultura artigianalerischia infatti di essere banalizzatasvuotataomologata. «Sempre più aziende di qualità sono in difficoltà o costrette a modificare la loro offerta in chiave turistica - avverte Cursano. Questo vuol dire banalizzare. Vuol dire adeguarsi al ribasso. Vuol dire smettere di essere Firenze». Ecco allora che torna a circolare l'idea di un ticket d'ingressouna misura cheda solaprobabilmente non bastama che può rappresentare - come già a Venezia - un segnale politicoculturalesimbolico. «È un tema caldissimo - spiega. Io dicovuoi venire? PrenotaE se siamo pienivieni domanio in bassa stagioneLa capienza è quellae la devi rispettare».

Firenze scoppia: il “turismo del selfie” svuota ristoranti e botteghe

Firenze non regge più: contro il turismo mordi e fuggi serve un limite

Il nodo vero non è dunque il prezzoma la regola, l'idea che non tutto sia disponibileillimitatoaccessibile in qualunque momento e a qualsiasi condizione. È qui che si gioca la vera partita: nel passaggio da una logica di consumo istantaneo a un modello basato sulla qualità dell'esperienza. «Le città funzionano come i ristorantigli hotelse ho 80 posti e li ho riempitinon invento letti a castelloDevo diremi dispiaceriprovi domani». Ecco allora che la questione del ticket, della prenotazione, del limite, non diventa solo una risposta al caos, ma una forma di tutela. Per i residenti, per i lavoratori, per i servizi, ma anche per il turista stesso. Perché quando l'esperienza diventa ingestibile, si perde il senso del viaggio. E ciò che doveva essere un sogno si trasforma in un incubo.

Firenze non può più aspettare: è tempo di scelte coraggiose

Cursano non fa giri di parole: «Sia chiaronon si tratta di scegliere tra ricchi e poverila città deve essere aperta a tuttiMa ogni cosa deve avere un ordineNon puoi far entrare mille bus e poi sorprenderti se la città scoppia». Il concetto è quello della capienza turistica, da stabilire e difendere, come si farebbe per un luogo qualsiasi con dei limiti strutturali, di sicurezza, di vivibilità. Il modello che oggi sta saltando, e che Firenze non può più permettersi, è quello del “tutti insieme, sempre, ovunque”. Un'idea malsana di libertà, secondo cui tutto è concesso, a chiunque, in ogni momento. Ma «la sostenibilità», ricorda Cursano, «non è solo ambientaleÈ anche socialeeconomicaumana - sottolinea. Se non la garantiscila bellezza diventa ingovernabile».

Firenze scoppia: il “turismo del selfie” svuota ristoranti e botteghe

Non tutto può entrare ovunque: Firenze ha bisogno di un tetto massimo

Il punto, in fondo, è proprio questoFirenze - come Venezia, forse ancora più di Venezia - non può più aspettareIl tempo dei dibattiti sta ormai scadendo la questione non è più se reagirema come. Governare i flussi, ridurre l'impatto, restituire senso al viaggio, valore all'esperienza, dignità a chi lavora e vive nei centri storici. Perché quella cittàche ogni giorno viene attraversataè ancora - come dice Cursano - «la città dei gigantila terra calpestata da Michelangeloda Raffaelloda Brunelleschi». E chi ci mette piededeve sapere dove si trova. O almeno comportarsi come se lo sapesse.

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