peggiori?
Gli appelli ripetuti non bastano: anche se gli attacchi dei cyber criminali
sono quotidiani e i rischi diventano sempre più gravi,
continuiamo a commettere gli stessi errori
continuiamo a commettere gli stessi errori
La
lista di SplashData basata su milioni di
parole chiave trapelate in rete dipinge un quadro critico della cultura sulla
sicurezza informatica di tanti utenti
Ci sono
due certezze al mondo. La prima è che il sole sorgerà anche domani, la seconda
è che puntualmente ci dimenticheremo la nostra password. Non si sa bene perché
ma la password sembra essere la classica cosa che il nostro cervello si rifiuta
in maniera categorica di memorizzare. Gli sta proprio antipatica. Noi possiamo
sforzarci, sudare, annotarla dappertutto (anche su un post it appiccicato alla
fronte del nostro partner) ma finiremo comunque per dimenticarla. E allora
facciamo i furbetti. O almeno crediamo di fare i furbetti. Scegliamo password
semplici e molto banali. Così non le dimentichiamo, giusto? Sbagliato. E
inoltre, cosa ben peggiore, una password semplice è una password poco sicura e
quindi via libera agli hacker che si scatenano.
Il
2017 è stato un anno a dir poco disastroso per la sicurezza informatica:
milioni di account sono stati violati. E la colpa è solo nostra. E delle nostre
password che più banali di così si muore. Recentemente SplashData, un’azienda
che sviluppa software per la cybersicurezza, ha pubblicato la tradizionale
lista delle peggiori password del 2017. È una fotografia impietosa, compilata
in base a quante volte le password compaiono nei database rubati dagli hacker
nel corso dell’anno. Sono state prese in considerazione oltre 5 milioni di
password trapelate da violazioni.
Sul
podio non ci sono grandi novità rispetto alle ultime edizioni: a vincere è
sempre “123456”, seguita da “password” e da una variante della prima, ovvero
“12345678”, con a seguire il classico “qwerty”. A sorpresa, arriva la new entry
“starwars” che si piazza al 16esimo posto e l’ironica “trustno1”, al 25esimo.
Ma, in generale, la top 100 è un preoccupante susseguirsi di termini ovvi,
sequenze elementari, nomi propri e banalità: football, iloveyou, admin,
welcome, monkey, login. Quasi il 10% degli utenti di computer ne ha utilizzato
almeno una.
Soluzioni sicure
Basterebbe
un minimo di buon senso per evitare guai. Prima di tutto non usare la stessa
password per tutti i servizi. Quindi, imparare a sfruttare la nostra memoria
personale, utilizzando per esempio versi di poesie, canzoni o brani di un libro
e, se vengono richieste cifre, aggiungere l’anno di uscita o un’altra data
utile. Mai utilizzare la targa dell’auto, il codice fiscale, l’anno di nascita
o il nome dei propri figli perché sono le informazioni che si possono più
facilmente dedurre o ricavare dai social. Una password dovrebbe essere lunga,
contenente caratteri e numeri misti, includere maiuscole e minuscole e
bisognerebbe evitare frasi comuni. E poiché le violazioni della sicurezza sono
ormai all’ordine del giorno, è importante non riutilizzare le password ma
usarne una diversa per ogni sito web o servizio a cui ci si registra.
Se le
persone potessero usufruire di password sicure e facili da ricordare, non solo
sarebbero in grado di accedere a tutto ciò di cui hanno bisogno ogni volta che
serve, ma potrebbero anche proteggere dai criminali informatici tutte le
informazioni contenute all’interno degli account. Questo è importante per gli utenti
che vogliono sentirsi sicuri senza troppe complicazioni e vivere la propria
vita digitale senza rivelare le proprie informazioni a hacker o criminali.
Ma
ricordare password sicure è difficile, il che significa che gli utenti si
trovano quotidianamente in situazioni in cui dimenticano password complesse o
creano password semplici da ricordare ma anche da hackerare. Esiste però un’opzione, come suggerisce
SplashData, che può aiutare gli utenti a risolvere questo dilemma: utilizzare
una soluzione di gestione delle password che consenta di avere password
complesse, senza la necessità di scriverle sui blocchi note o di ricordare
complesse stringhe di parole e caratteri speciali.
Per aiutare gli utenti a controllare
la propria identità online, esistono infatti software appositi che memorizzano
tutte le password dell’utente in una “cassaforte” sicura. Sarà così necessario
ricordare solo una password principale che consente l’accesso a tutti gli
account e non si dovrà più temere che l’accesso venga impedito da un motivo
qualsiasi. Gli utenti potranno accedere alle proprie password tramite diversi
dispositivi, in qualsiasi momento o luogo, mantenendo gli account e le
informazioni preziose al sicuro con un accesso disponibile solo all’utente.
Spesso è disponibile anche una funzione automatica di generatore di password
che aiuta anche a creare password sicure, eliminando il problema per gli utenti
ma rendendo le cose più difficili ai criminali informatici.
Il furto di identità
I rischi sono reali, il più grave è il furto di identità.
Spesso si parla di crimini informatici e l’aggettivo ha l’effetto di sminuire
il fenomeno. Si dovrebbe, invece parlare di crimine tout court, e non di cyber
criminali, ma di ladri a tutti gli effetti. Solo così, con una consapevolezza
maggiore delle conseguenze a cui andiamo incontro, capiremo l’importanza di
proteggere la nostra privacy e faremo un piccolo sforzo in più per utilizzare
password più sicure.
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