Mattiniero o...
amante della notte?
A ciascuno il proprio cronotipo
Ognuno
di noi ha il suo orologio interno che detta in quale momento della giornata si
è più attivi.
Quindi niente più invidia verso chi riesce a tirarsi su dal letto molto presto la mattina, magari sudando per una seduta di sport
Quindi niente più invidia verso chi riesce a tirarsi su dal letto molto presto la mattina, magari sudando per una seduta di sport
Lo dice il detto comune: “ll mattino ha l’oro in bocca”,
ma forse non è così per tutti. Quanto è salutare per una persona che non è
affatto mattiniera anticipare la sveglia per attivarsi in questo modo? Poco,
perché ognuno di noi ha il proprio cronotipo, dettato dal corredo genetico di
ciascuno di noi.Per prima cosa va capito che
cos’è il cronotipo. È la propensione di ogni individuo a essere più o meno
attivo in certi orari della giornata, quelli molto estremi sono rari, infatti
la maggior parte della popolazione è distribuita in una fascia intermedia che
tuttavia comprende mattinieri e nottambuli.
Si può dire però che durante il corso della vita questa
propensione cambia in una certa misura: durante l’adolescenza si ama fare le
ore piccole, si va a dormire più tardi e si è più attivi durante la seconda
parte della giornata. Poi, con l’età che avanza si tende invece sempre di più
ad attivarsi nelle prime ore della mattina, mantenendo comunque un certo grado
della propria predisposizione originaria.
L’orologio interno
Chi è mattiniero ha una marcia in
più, ma solo perché i ritmi della società sono maggiormente a loro favore,
basti pensare – per citare due esempi – all’orario della campanella scolastica
e agli orari d’ufficio. Niente paura per chi è più attivo in altri momenti
della giornata, la sera ad esempio. Perché in fondo ciascuno di noi è
programmato geneticamente per funzionare meglio in un arco temporale preciso.
Anzi, forzare l’organismo a cambiare
il proprio cronotipo non è per nulla raccomandabile: non possiamo forzare il
nostro orologio biologico a cambiare perché il cronotipo di ogni individuo è
determinato in maniera preponderante dalla genetica. Anche perché è
fondamentale non far inceppare il nostro orologio endogeno, importantissimo
nella regolazione della produzione di diversi ormoni, oltre che garantirci uno
stato di salute sano.
Ma è anche vero che la luce ha un
effetto positivo sull’organismo. Cosa fare se per lavoro o per piacere si vive
di più di notte? “Quello che si può fare è esporsi a una quantità di luce
sufficiente, magari andando a lavoro a piedi se possibile o facendo delle
passeggiate - dicono gli esperti -. Perché l’occhio è il maggiore strumento che
abbiamo per comunicare al nostro orologio biologico in che parte della giornata
siamo, giorno o notte: pensare infatti che la luce all’interno dell’ufficio sia
come quella esterna è un errore. La risposta dell’occhio alle sollecitazioni
luminose ha un andamento logaritmico: la luce esterna è di uno/due ordini di
grandezza maggiore rispetto a quella a cui siamo esposti dentro casa o al
lavoro. Per questo è importante stare alla luce il più possibile, sperimentando
magari albe e tramonti”.
L’attitudine al sonno o alla veglia
sia quasi totalmente determinata dai nostri geni. Il DNA gioca un ruolo
fondamentale nella formazione del “bird type”, insieme all’ambiente in cui
viviamo: dal punto di vista evolutivo la presenza di due tipi di individui con
diversi cicli sonno-veglia garantiva la sopravvivenza della specie in tempi
antichi, lasciando sempre qualcuno a vigilare sui compagni addormentati per
proteggerli dai predatori.
Ognuno ha il proprio orologio
biologico. C’è chi ama alzarsi presto, le allodole, e chi invece, potendo,
preferirebbe dormire fino a tardi, i gufi. E i segreti del ritmo circadiano,
quel processo che regola l’alternanza sonno e veglia, sono tutti rinchiusi in
un capello. Secondo una ricerca dell’Università Yamaguchi in Giappone, i geni che
regolano il nostro orologio biologico sono proprio nelle cellule dei follicoli
dei capelli; la mente li “attiva” a orari diversi, che variano da persona a
persona.
Questa ancestrale informazione
genetica non si è dissolta nel corso dei secoli e oggi ci porta vantaggi e
svantaggi molto diversi da quelli per cui era stata programmata. Quelli delle
allodole, com’è prevedibile, sono sensibilmente avvantaggiati nella vita
lavorativa e nei rapporti sociali, essendo maggiormente attivi durante le prime
ore del giorno. Risultano inoltre molto meno tendenti alla depressione e a
sviluppare dipendenze rispetto ai gufi. Si dimostrano ben più proattivi e
ottimisti dei fratelli notturni, anche grazie anche alla maggior presenza di
materia bianca nel cervello che veicola più facilmente serotonina e dopamina
(gli ormoni della felicità).
I gufi, d’altra parte, sperimentano
ogni giorno quello che gli psicanalisti hanno battezzato come social jet lag,
una sorta di intontimento mattutino dovuto alla privazione di sonno (molto
simile a quello che si prova dopo essersi spostati dall’altra parte del mondo).
Essendo vincolati da una società che pretende le canoniche otto ore di lavoro
dalle 9 alle 17, la loro produttività mattutina è decisamente più bassa, mentre
viceversa raggiunge il suo picco quando ormai è sera inoltrata. Essi
sperimenterebbero facilmente gli stessi tratti estroversi e proattivi delle
allodole se le loro giornate lavorative o lezioni universitarie si svolgessero
in orario serale.
Ma non è tutto grigio per gufi e allodole: più creativi e
intraprendenti dei fratelli mattinieri, hanno un livello di cortisolo più alto
che può portarli a diventare potenziali manager di successo.
Che voi siate mattinieri o nottambuli, di certo non è
questione di pigrizia. Esistono trucchi e piccoli accorgimenti che possono
farvi variare il vostro ciclo sonno-veglia, ma nel patrimonio genetico
resterete sempre o amanti dell’alba o poeti notturni!
PANORAMA EDIT
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