di primavera
ed estate
ed estate
La stagione del risveglio si associa per molte persone al tormento dei pollini e al relativo
mStatistichealessere.
Anche se non ci sono particolari differenze tra uomini e donne, la rinite allergica è soprattutto un problema dei giovani: fra gli under 30 ne è colpito uno su 4.
Anche se non ci sono particolari differenze tra uomini e donne, la rinite allergica è soprattutto un problema dei giovani: fra gli under 30 ne è colpito uno su 4.
Per il 30% della popolazione mondiale, in particolare nei paesi occidentali,
le allergie sono un appuntamento fisso. Per molti di loro, ovvero per quanti
soffrono di manifestazioni dovute ad allergie ai pollini, con l’arrivo della bella
stagione cominciano i guai. La primavera, infatti, è il periodo dell’anno in
cui la concentrazione aerea di pollini è più alta e perciò le allergie
raggiungono il loro culmine. È un trend in crescita e gli immunologi calcolano
che questa stessa popolazione potrebbe arrivare al 50% nel 2020.
Negli ultimi decenni in molti altri paesi industrializzati è stato
osservato un incremento della frequenza di casi di pollinosi. In particolare
sono aumentate quelle forme di allergia dovute ai cosiddetti “pollini minori”,
in passato raramente causa di allergie rispetto a quelle di graminacee e
parietaria. I pollini emergenti sono in particolare quelli del cipresso, del
nocciolo, della betulla e dell’olivo. Questi aumenti sono da attribuire ad
alcune cause come i cambiamenti del clima, che avrebbe determinato per alcune
piante un periodo di maggior produzione di polline, l’aumento dell’inquinamento
atmosferico e l’introduzione nella costruzione del verde urbano e dei giardini
privati di nuove piante a scopo ornamentale.
Ogni specie ha un suo periodo di fioritura ma ogni anno le condizioni
atmosferiche influenzano l’inizio della stagione pollinica e la concentrazione
dei loro pollini nell’aria. Per seguire l’andamento delle pollinazioni esiste
una rete di sorveglianza nazionale e un monitoraggio con stazioni di
rilevamento che misurano la concentrazione nell’aria dei principali pollini
dispersi. Questi dati sono utili sia al medico allergologo sia al paziente per una corretta
gestione della malattia allergica.
Sintomi
principali
I sintomi più tipici delle allergie primaverili coinvolgono le mucose del
naso, gli occhi e le vie aeree con starnuti ripetuti, congestione con
sensazione di naso chiuso, secrezione abbondante, prurito, riduzione
dell’olfatto, prurito agli occhi, lacrimazione, fotofobia (fastidio alla luce),
tosse secca e stizzosa e difficoltà a respirare (la cosiddetta fame d’aria),
crisi di tipo asmatico. Altri sintomi, che possono comparire in associazione
alla comparsa dell’allergia ai pollini, sono stanchezza e difficoltà di
concentrazione, mal di testa, prurito diffuso, orticaria, dermatite.
Fattori che impattano negativamente sullo stile di vita e gli impegni
quotidiani: molti riferiscono di non dormire bene la notte, hanno difficoltà a
concentrarsi. Non solo: l’irritabilità e il cattivo umore causati dall’allergia
arrivano a creare situazioni di contrasto e litigi in famiglia, limitano la
vita all’aria aperta e le interazioni sociali.
Terapia
I sintomi possono presentarsi in forma isolata o variamente associati tra
di loro, ma tendono ad avere un carattere cronico, pertanto è necessario,
possibilmente prima dell’inizio della stagione pollinica, rivolgersi allo
specialista allergologo per impostare il programma preventivo o terapeutico più
appropriato. Molti pazienti si affidano, attraverso Internet, a siti di
counseling online arrivando spesso ad autodiagnosi sbagliate. Il ruolo degli
specialisti è essenziale: è infatti necessario affidarsi a test diagnostici
scientificamente validati ed eseguiti da esperti del settore. Saranno loro,
dopo aver diagnosticato con test specifici l’allergia, a stabilire la terapia
più idonea per il paziente.
Evitare il contatto con l’allergene è ovviamente la soluzione migliore, ma
non sempre è possibile. Si può quindi ricorrere a due possibile soluzioni
terapeutiche: una di tipo sintomatico, che va seguita fino alla scomparsa dei
sintomi: i farmaci sintomatici impiegati più spesso nella terapia dell’allergia
respiratoria sono gli antistaminici, i corticosteroidi per via nasale o bronchiale,
i colliri antiallergici, i broncodilatori e gli antileucotrienici. In casi
selezionati si può prescrivere una terapia desensibilizzante (vaccino
antiallergico o immunoterapia specifica), che consiste nella somministrazione
di dosi crescenti di allergeni altamente purificati, per via iniettiva o
sublinguale. L’obiettivo di questo tipo di terapia è abituare progressivamente
l’organismo alla presenza dell’allergene responsabile dei disturbi, permettendo
una diminuzione dei sintomi e del consumo di farmaci, migliorando in generale
lo stato di salute e la qualità di vita del paziente.
Prevenzione
Durante il periodo di pollinazione evitare le attività
sportive in prossimità di aree verdi.
Ricordare che le concentrazioni di pollini sono maggiori
nelle giornate secche ventose e soleggiate.
Tra le 10.00 e le 16.00, periodo di maggior
concentrazione di pollini, tenere chiuse le finestre e i finestrini dell’auto.
All’aperto indossare occhiali scuri: la luce del sole
aumenta il fastidio associato ai sintomi oculari.
Evitare di uscire subito dopo un temporale: l’acqua rompe
i granuli pollinici in frammenti più piccoli che raggiungono facilmente le vie
aeree e in maggior profondità.
Cambiarsi i vestiti e farsi una doccia quando si rientra
a casa: si eliminano così i pollini che si sono attaccati nel corso della
giornata, evitando l’esposizione notturna all’allergene.
Evitare
categoricamente le “cure fai da te” perché si corre il rischio del sovra
dosaggio o si sottovaluta l’interazione con altri farmaci e soprattutto evitare
il ricorso a prodotti fitoterapici potenzialmente in grado di provocare
reazioni avverse o anafilattiche.
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