sabato 13 ottobre 2018

Food porn, ora anche leva di marketing Più follower hai, meno paghi

Food porn, 

ora anche leva 

di marketing
Più follower hai, 

meno paghi



Si chiama Instagram il buono pasto del futuro. Non è solo una battuta, ma un’operazione di marketing che sta andando in scena a Milano nel nuovo ristorante della catena “This Is Not A Sushi Bar” in via Lazzaro Papi. 

Se la formula avrà successo verrà estesa agli altri cinque locali che interpretano il sushi “in modo non convenzionale”, come specificato sul sito web. O molto convenzionale e attento a intercettare le tendenze sociali più che social.

(Food porn, ora anche leva di marketing Più follower hai, meno paghi)

Il food porn ormai è merce consumata da tutti, non più solo da sedicenti blogger e influencer professionali. La mise en place oggi prevede forchetta (bacchette), coltello, cucchiaio e smartphone. E giù a “postare” e condividere la ricetta virtuale, già digerita dalla rete ancor prima di essere degustata da chi ce l’ha sotto il naso.

E Matteo Pittarello, che ha fondato la catena, ha fiutato l’aria e come il Pifferaio di Hamelin si è messo a suonare. Una melodia seducente che prevede all’arrivo del piatto foto immediata e condivisione su Instagram taggando il locale. Chi vanta 5mila follower guadagna un piatto gratis, che diventano quattro per chi ha da 10 a 50mila seguaci e otto per chi ne ha da 50 a 100 mila. E se il portafoglio supera questa soglia, “all you can eat” senza conto a fine pasto. L’offerta non vale per gli accompagnatori.

In poche ore il profilo di This Is Not A Sushi Bar è decollato e il tam tam pubblicitario si è messo in moto. Questo d’altronde era l’obiettivo non difficile da raggiungere se si pensa alla tendenza e alle varie indagini ad hoc che lo dimostrano.
italiaatavola

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