Fipe in Senato
per Qui!Group
«Nessuna
attenzione
ai pubblici
esercizi»
Fipe si rivolge al Senato per chiedere che sulla questione Qui!Group si prendano provvedimenti efficaci, ma soprattutto urgenti. In ballo c’è un intero mercato che rischia il collasso.
L’impegno della Federazione italiana pubblici esercizi sulla questione è sempre stato intenso perché ne ha subito intuito la gravità. «Ben comprendiamo e condividiamo - ha affermato in aula il vice presidente vicario Fipe Aldo Cursano - l’ampio impegno profuso in questi mesi dalle istituzioni a supporto dei diversi soggetti che hanno subito un danno economico generato dalla crisi della Qui!Group, ma nessuna attenzione è stata riservata ai pubblici esercizi».
Infatti, le imprese convenzionate con le aziende emettitrici non hanno ricevuto alcuna attenzione, e addirittura, qualche giorno fa si sono viste ingiustificatamente escludere dai 20 milioni di euro previsti nel DdL Concretezza, rimasti riservati alle sole Amministrazioni “vittime” del crack di Qui!Group.
A nome delle oltre 300mila imprese rappresentate, coinvolte nel mercato del servizio sostitutivo di mensa, che muove 3 miliardi di euro ogni anno, la Fipe ritiene improcrastinabile la necessità di una complessiva rimeditazione della normativa concernente le gare sui buoni pasto. Gli accadimenti degli ultimi mesi hanno reso evidente la vulnerabilità di un sistema che, per come attualmente regolamentato, premia in sostanza offerte economiche spregiudicate e insostenibili per la rete degli esercizi convenzionati.
«Le recenti riforme sul codice degli appalti, che volevano garantire maggiore trasparenza, in realtà hanno portato ad ulteriori offerte aggressive e insostenibili - ha aggiunto Aldo Cursano - comportando addirittura un aggravio dei costi scaricati sulle imprese che forniscono effettivamente il servizio sostitutivo di mensa. Oggi le commissioni applicate hanno superato la soglia del 20%. Vi parlo come vice presidente vicario Fipe e come presidente di Confcommercio Firenze, ma permettetemi di parlare anche come imprenditore che ogni giorno fa i conti con il problema dei buoni pasto: con questo sistema vengono calpestati i diritti di imprenditori, cittadini che per anni hanno lavorato e fornito un servizio al loro meglio e oggi si trovano defraudati, senza nessun riconoscimento del loro lavoro, e un bilancio d’impresa al quale mancano i denari di un servizio prestato che nessuno gli riconosce. Con questo sistema le imprese vengono lasciate sole».
Aldo Cursano
Infatti, le imprese convenzionate con le aziende emettitrici non hanno ricevuto alcuna attenzione, e addirittura, qualche giorno fa si sono viste ingiustificatamente escludere dai 20 milioni di euro previsti nel DdL Concretezza, rimasti riservati alle sole Amministrazioni “vittime” del crack di Qui!Group.
A nome delle oltre 300mila imprese rappresentate, coinvolte nel mercato del servizio sostitutivo di mensa, che muove 3 miliardi di euro ogni anno, la Fipe ritiene improcrastinabile la necessità di una complessiva rimeditazione della normativa concernente le gare sui buoni pasto. Gli accadimenti degli ultimi mesi hanno reso evidente la vulnerabilità di un sistema che, per come attualmente regolamentato, premia in sostanza offerte economiche spregiudicate e insostenibili per la rete degli esercizi convenzionati.
«Le recenti riforme sul codice degli appalti, che volevano garantire maggiore trasparenza, in realtà hanno portato ad ulteriori offerte aggressive e insostenibili - ha aggiunto Aldo Cursano - comportando addirittura un aggravio dei costi scaricati sulle imprese che forniscono effettivamente il servizio sostitutivo di mensa. Oggi le commissioni applicate hanno superato la soglia del 20%. Vi parlo come vice presidente vicario Fipe e come presidente di Confcommercio Firenze, ma permettetemi di parlare anche come imprenditore che ogni giorno fa i conti con il problema dei buoni pasto: con questo sistema vengono calpestati i diritti di imprenditori, cittadini che per anni hanno lavorato e fornito un servizio al loro meglio e oggi si trovano defraudati, senza nessun riconoscimento del loro lavoro, e un bilancio d’impresa al quale mancano i denari di un servizio prestato che nessuno gli riconosce. Con questo sistema le imprese vengono lasciate sole».
Italiaatavola
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