Busta minatoria
recapitata alla Lavazza
Chiesti soldi
per non inquinare
il caffè
Una busta sospetta, con una richiesta di denaro, è stata recapitata alla sede della Lavazza a Torino. Il mittente della missiva ha minacciato l’azienda di inquinare il caffè nel caso in cui si rifiutasse di pagare.
Un tentativo di estorsione, dunque, partito dall’estero, per non inquinare il caffè. È questo il contenuto della lettera fatta arrivare nelle scorse ore al quartier generale della Lavazza nel capoluogo piemontese, in via Bologna. La lettera è stata spedita dal Belgio ed è stata scritta in inglese. Gli investigatori stanno valutando tutte le ipotesi; al momento l’unica pista che sembrerebbe da escludere, è quella anarchica.
All’interno della busta arrivata in azienda è stata introdotta una polvere, la cui sostanza non è al momento ancora stata identificata: la sede della Lavazza non è stata evacuata, tuttavia sette dipendenti sono stati messi in isolamento per aver inspirato la sostanza contenuta nella busta, perché lamentavano disturbi alle vie respiratorie. La polvere è stata consegnata all’istituto Zooprofilattico per gli accertamenti.
Si tratta del terzo plico recapitato a Torino nel giro di pochi giorni, dopo quello destinato alla sindaca, Chiara Appendino, e alla sede della Circoscrizione 6.
La sede della Lavazza di Torino
All’interno della busta arrivata in azienda è stata introdotta una polvere, la cui sostanza non è al momento ancora stata identificata: la sede della Lavazza non è stata evacuata, tuttavia sette dipendenti sono stati messi in isolamento per aver inspirato la sostanza contenuta nella busta, perché lamentavano disturbi alle vie respiratorie. La polvere è stata consegnata all’istituto Zooprofilattico per gli accertamenti.
Si tratta del terzo plico recapitato a Torino nel giro di pochi giorni, dopo quello destinato alla sindaca, Chiara Appendino, e alla sede della Circoscrizione 6.
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