Al via la raccolta
delle olive
Come riconoscere
l’olio “giusto”
La Sicilia sarà, come da tradizione, una delle prime regioni d' Italia a partire, a fine settembre. Tra le mille proposte del mercato, non sempre è facile distinguere gli oli davvero validi. Dall’odore all’etichetta, un breve decalogo per non sbagliare acquisto. L’Italia ha bisogno di importare quasi il doppio di olio che produce.
Dall’odore all’etichetta, un breve decalogo per non sbagliare acquisto. L’Italia ha bisogno di importare quasi il doppio di olio che produce. Manca davvero poco alla raccolta delle olive in quasi tutte le regioni d’Italia. Anzi, qualcuno ha già iniziato, per provare, sperimentare e avviare le nuove macchine, (rigorosamente moderne e tecnologiche), che spremeranno la polpa, fino a farne diventare un nettare degli Dei. In Sicilia ad esempio, in alcune zone si comincia a produrre già a fine settembre, per cercare di contenere le alte temperature di fine estate e soprattutto per non far ossidare o scaldare la drupa, che assumerebbe inesorabilmente, un odore sgradevole, declassando l’olio non più a extravergine.
Già, perché quest’ultima considerazione, che sembra banale, è la regola base per comprendere se un olio è difettoso o meno e quindi se è merceologicamente extravergine o semplicemente vergine. E allora com’è possibile che quando compriamo un olio da pochi euro al litro, (e in queste settimane siamo bombardati da super offerte imperdibili di pseudo extravergini a 3 o 4 euro al litro), l’odore sia nettamente sgradevole con precisi sentori di rancido e avvinato? I misteri per cui ci siano ancora così tanti oli non extravergine, al momento dell’acquisto, resta ancora un enigma. Allora tanto vale cercare di difendere il consumatore con un semplice vademecum, che lo potrà proteggere dalle bufale, dagli inganni e dagli sbagli, che non devono più essere commessi. Ovviamente tutto questo in attesa di aspettare la frangitura avvenuta, dove si potrà tornare dall’olivicoltore di fiducia e fare un’adeguata scorta.
Prima di tutto l’etichetta; che rimane ancora un oggetto misterioso. Se l’olio non è certificato Igp o Dop, il produttore dovrà attenersi a scrivere i parametri obbligatori richiesti dalla legislazione nazionale ed europea. Non guasterebbe però, dove è possibile, inserire l’annata di produzione e la varietà o le varietà, da cui deriva il campo olivicolo. Sapere se si sta per degustare una Casaliva dei laghi del nord Italia o un Moraiolo e una Caninese dell’Italia centrale sarebbe un bel regalo per il consumatore. Se poi scendiamo al sud, scoprire la piacevole sensazione amaricante della Coratina dell’entroterra Barese, o la suadente dolcezza dell’Ottobratica calabrese e l’avvolgente profumazione di pomodoro verde della Nocellara siciliana, è qualcosa di unico e impagabile. Tutto sta nel saperle riconoscere e apprezzare; ecco che entrano in campo le decine di corsi, degustazioni e serate a base di olio che si stanno materializzando in quasi tutte le regioni italiane. Fondamentale, quando si cerca negli scaffali dei rivenditori l’olio giusto per la propria cucina, è di procurarsi una lente di ingrandimento per leggere la famigerata scritta: “Miscela di oli proveniente dalla comunità europea”.
È vero che siamo un Paese che ha bisogno di importare quasi il doppio di olio che produce, per soddisfare il fabbisogno nazionale, che si aggira sui 12 litri di olio pro capite all’anno, ma ancora oggi proprio in questi giorni ci sono tonnellate di olio nelle scorte nazionali, che potrebbero essere consumate. Gli attenti appassionati di olio Evo sanno capire quale olio scegliere, soprattutto se si cerca nelle 43 Dop o all’interno delle 5 Igp esistenti in Italia che reputiamo siano un ombrello legislativo e tutelare piuttosto importante.
Le diciture “Prima spremitura” e “spremitura a freddo”, lasciano il tempo che trovano, perché non esiste più da nessuna parte d’Italia la seconda spremitura cioè l’olio atto a diventare di sansa e perché tutti i frantoi seri e moderni, hanno la temperatura controllata e quindi è ovviamente sempre una spremitura entro i 28°/32°. La quantità ideale per tenere l’olio in bottiglia è di 500 ml, in contenitori di vetro scuro o lattine. Chi volesse acquistare lattine da 3 o 5 litri, basterà travasarle in contenitori ben tappati al riparo dall’aria, dalla luce e dal calore. E allora in attesa di darvi le mie personali impressioni sull’annata in corso, vi esorto a scegliere l’extravergine come dico sempre: “l’Olio è una cosa seria”!
La raccolta delle olive inizierà presto in tutta Italia
Già, perché quest’ultima considerazione, che sembra banale, è la regola base per comprendere se un olio è difettoso o meno e quindi se è merceologicamente extravergine o semplicemente vergine. E allora com’è possibile che quando compriamo un olio da pochi euro al litro, (e in queste settimane siamo bombardati da super offerte imperdibili di pseudo extravergini a 3 o 4 euro al litro), l’odore sia nettamente sgradevole con precisi sentori di rancido e avvinato? I misteri per cui ci siano ancora così tanti oli non extravergine, al momento dell’acquisto, resta ancora un enigma. Allora tanto vale cercare di difendere il consumatore con un semplice vademecum, che lo potrà proteggere dalle bufale, dagli inganni e dagli sbagli, che non devono più essere commessi. Ovviamente tutto questo in attesa di aspettare la frangitura avvenuta, dove si potrà tornare dall’olivicoltore di fiducia e fare un’adeguata scorta.
Prima di tutto l’etichetta; che rimane ancora un oggetto misterioso. Se l’olio non è certificato Igp o Dop, il produttore dovrà attenersi a scrivere i parametri obbligatori richiesti dalla legislazione nazionale ed europea. Non guasterebbe però, dove è possibile, inserire l’annata di produzione e la varietà o le varietà, da cui deriva il campo olivicolo. Sapere se si sta per degustare una Casaliva dei laghi del nord Italia o un Moraiolo e una Caninese dell’Italia centrale sarebbe un bel regalo per il consumatore. Se poi scendiamo al sud, scoprire la piacevole sensazione amaricante della Coratina dell’entroterra Barese, o la suadente dolcezza dell’Ottobratica calabrese e l’avvolgente profumazione di pomodoro verde della Nocellara siciliana, è qualcosa di unico e impagabile. Tutto sta nel saperle riconoscere e apprezzare; ecco che entrano in campo le decine di corsi, degustazioni e serate a base di olio che si stanno materializzando in quasi tutte le regioni italiane. Fondamentale, quando si cerca negli scaffali dei rivenditori l’olio giusto per la propria cucina, è di procurarsi una lente di ingrandimento per leggere la famigerata scritta: “Miscela di oli proveniente dalla comunità europea”.
È vero che siamo un Paese che ha bisogno di importare quasi il doppio di olio che produce, per soddisfare il fabbisogno nazionale, che si aggira sui 12 litri di olio pro capite all’anno, ma ancora oggi proprio in questi giorni ci sono tonnellate di olio nelle scorte nazionali, che potrebbero essere consumate. Gli attenti appassionati di olio Evo sanno capire quale olio scegliere, soprattutto se si cerca nelle 43 Dop o all’interno delle 5 Igp esistenti in Italia che reputiamo siano un ombrello legislativo e tutelare piuttosto importante.
Le diciture “Prima spremitura” e “spremitura a freddo”, lasciano il tempo che trovano, perché non esiste più da nessuna parte d’Italia la seconda spremitura cioè l’olio atto a diventare di sansa e perché tutti i frantoi seri e moderni, hanno la temperatura controllata e quindi è ovviamente sempre una spremitura entro i 28°/32°. La quantità ideale per tenere l’olio in bottiglia è di 500 ml, in contenitori di vetro scuro o lattine. Chi volesse acquistare lattine da 3 o 5 litri, basterà travasarle in contenitori ben tappati al riparo dall’aria, dalla luce e dal calore. E allora in attesa di darvi le mie personali impressioni sull’annata in corso, vi esorto a scegliere l’extravergine come dico sempre: “l’Olio è una cosa seria”!
Al via la raccolta delle olive
Come riconoscere l’olio “giusto”
Primo Piano del 28 Settembre 2019 | 16:11
La Sicilia sarà, come da tradizione, una delle prime regioni d' Italia a partire, a fine settembre. Tra le mille proposte del mercato, non sempre è facile distinguere gli oli davvero validi. Dall’odore all’etichetta, un breve decalogo per non sbagliare acquisto. L’Italia ha bisogno di importare quasi il doppio di olio che produce.
Dall’odore all’etichetta, un breve decalogo per non sbagliare acquisto. L’Italia ha bisogno di importare quasi il doppio di olio che produce. Manca davvero poco alla raccolta delle olive in quasi tutte le regioni d’Italia. Anzi, qualcuno ha già iniziato, per provare, sperimentare e avviare le nuove macchine, (rigorosamente moderne e tecnologiche), che spremeranno la polpa, fino a farne diventare un nettare degli Dei. In Sicilia ad esempio, in alcune zone si comincia a produrre già a fine settembre, per cercare di contenere le alte temperature di fine estate e soprattutto per non far ossidare o scaldare la drupa, che assumerebbe inesorabilmente, un odore sgradevole, declassando l’olio non più a extravergine.
La raccolta delle olive inizierà presto in tutta Italia
Già, perché quest’ultima considerazione, che sembra banale, è la regola base per comprendere se un olio è difettoso o meno e quindi se è merceologicamente extravergine o semplicemente vergine. E allora com’è possibile che quando compriamo un olio da pochi euro al litro, (e in queste settimane siamo bombardati da super offerte imperdibili di pseudo extravergini a 3 o 4 euro al litro), l’odore sia nettamente sgradevole con precisi sentori di rancido e avvinato? I misteri per cui ci siano ancora così tanti oli non extravergine, al momento dell’acquisto, resta ancora un enigma. Allora tanto vale cercare di difendere il consumatore con un semplice vademecum, che lo potrà proteggere dalle bufale, dagli inganni e dagli sbagli, che non devono più essere commessi. Ovviamente tutto questo in attesa di aspettare la frangitura avvenuta, dove si potrà tornare dall’olivicoltore di fiducia e fare un’adeguata scorta.
Prima di tutto l’etichetta; che rimane ancora un oggetto misterioso. Se l’olio non è certificato Igp o Dop, il produttore dovrà attenersi a scrivere i parametri obbligatori richiesti dalla legislazione nazionale ed europea. Non guasterebbe però, dove è possibile, inserire l’annata di produzione e la varietà o le varietà, da cui deriva il campo olivicolo. Sapere se si sta per degustare una Casaliva dei laghi del nord Italia o un Moraiolo e una Caninese dell’Italia centrale sarebbe un bel regalo per il consumatore. Se poi scendiamo al sud, scoprire la piacevole sensazione amaricante della Coratina dell’entroterra Barese, o la suadente dolcezza dell’Ottobratica calabrese e l’avvolgente profumazione di pomodoro verde della Nocellara siciliana, è qualcosa di unico e impagabile. Tutto sta nel saperle riconoscere e apprezzare; ecco che entrano in campo le decine di corsi, degustazioni e serate a base di olio che si stanno materializzando in quasi tutte le regioni italiane. Fondamentale, quando si cerca negli scaffali dei rivenditori l’olio giusto per la propria cucina, è di procurarsi una lente di ingrandimento per leggere la famigerata scritta: “Miscela di oli proveniente dalla comunità europea”.
È vero che siamo un Paese che ha bisogno di importare quasi il doppio di olio che produce, per soddisfare il fabbisogno nazionale, che si aggira sui 12 litri di olio pro capite all’anno, ma ancora oggi proprio in questi giorni ci sono tonnellate di olio nelle scorte nazionali, che potrebbero essere consumate. Gli attenti appassionati di olio Evo sanno capire quale olio scegliere, soprattutto se si cerca nelle 43 Dop o all’interno delle 5 Igp esistenti in Italia che reputiamo siano un ombrello legislativo e tutelare piuttosto importante.
Le diciture “Prima spremitura” e “spremitura a freddo”, lasciano il tempo che trovano, perché non esiste più da nessuna parte d’Italia la seconda spremitura cioè l’olio atto a diventare di sansa e perché tutti i frantoi seri e moderni, hanno la temperatura controllata e quindi è ovviamente sempre una spremitura entro i 28°/32°. La quantità ideale per tenere l’olio in bottiglia è di 500 ml, in contenitori di vetro scuro o lattine. Chi volesse acquistare lattine da 3 o 5 litri, basterà travasarle in contenitori ben tappati al riparo dall’aria, dalla luce e dal calore. E allora in attesa di darvi le mie personali impressioni sull’annata in corso, vi esorto a scegliere l’extravergine come dico sempre: “l’Olio è una cosa seria”!
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