sabato 5 ottobre 2019

I vini d’Alsazia in tour a Milano

I vini d’Alsazia 

in tour a Milano


Ogni anno in Italia 600mila bottiglie di vino dall'Alsazia

L’iniziativa Drink Alsace in Tour ha fatto tappa nel capoluogo lombardo. In Italia ogni anno arrivano 600mila bottiglie dalla regione francese che confina con la Germania.

 

Bella l’Alsazia, territorio di pianure e colline un po’ acquattate dietro la catena montuosa dei Vosgi, col beneficio di un clima piuttosto secco, nonostante la collocazione al centro dell’Europa. La viticoltura, da quelle parti, è una tradizione secolare, ed è per questo che durante l’ultima tappa del tour #DrinkAlsace, al ristorante panoramico “Asola” in via Durini a Milano, si è parlato anche di storia.

I vini d'Alsazia protagonisti a Milano (I vini d’Alsazia in tour a Milano)
I vini d'Alsazia protagonisti a Milano

«Parliamo di vini che hanno tanto da raccontare - ha sottolineato l’ambasciatore dei vini d’Alsazia in Italia, Andrea Zarattini - Il passato in qualche modo esercita sempre la sua influenza: alcune particolarità del territorio alsaziano risalgono alla Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), quando i continui saccheggi dei vari eserciti distrussero le produzioni a bacca rossa, sostituite successivamente per la maggior parte con vitigni bianchi. Ma i conflitti sono continuati anche dopo, essendo stata l’Alsazia a lungo contesa tra Francia e Germania. Il momento migliore è arrivato in tempi recenti, tra il 1975 e il 1980, anni in cui si è proceduto ad una riorganizzazione amministrativa e alla regolamentazione delle denominazioni, mentre di pari passo la coltivazione delle vite si riavviava su larga scala: un bellissimo segnale di come una tradizione antica abbia trovato la forza per rinascere e progredire. In un bicchiere di vino sono spesso racchiusi molti valori che spesso diamo per scontati e che ci aiutano ad apprezzarne meglio la sostanza. I Vini d’Alsazia meritano una riflessione anche in questo senso».

Una riflessione serve anche in merito al crescente successo di questi prodotti in Italia, dove lo sciovinismo non esiste se non a livello gastroenologico. L’iniziativa #DrinkAlsace in Tour, con le sue masterclass dedicate a enotecari e ristoratori, è infatti andata ad incidere su un terreno fertile: se guardiamo all’esportazione in Italia, per tutte le AOC nel 2018 si riscontra un + 16,2% in volume e in valore rispetto al 2017, che tradotto in bottiglie si attesta a 600mila esportate di cui 440.000 di vini fermi (+ 21,4%) e 160.000 di Crémant d’Alsace, pari a + 4,2% .
La soddisfazione per i risultati ottenuti emerge anche dalle dichiarazioni di Foulques Aulagnon, responsabile Export del CIVA – Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace. «Per i motivi ben delineati da Zarattini - dice - produciamo vini bianchi e un solo rosso, il Pinot Nero, con un’acidità tartarica accentuata, strutturati e allo stesso tempo aromatici. A noi piace sottolineare la loro purezza, persino nel caso di utilizzo di legno nuovo: non c’è mai il rischio che la botte vada a prevaricare sui valori organolettici, snaturando i prodotti. La ricchezza del profilo sensoriale nasce dalla storia geologica dell’Alsazia, piuttosto movimentata, che ha permesso la nascita di una moltitudine di magnifici terroir. Tutte le formazioni, dalla primaria alla quaternaria, sono presenti. Tre unità morfo–strutturali sono state individuate: la montagna dei Vosgi (granito e gres, a volte scisto), le colline al di sotto dei Vosgi, caratterizzate da una notevole diversità di suoli e la pianura alluvionale del Reno (marna). Oggi la maggior parte dei comuni vitivinicoli insiste su quattro o cinque formazioni differenti, in una giustapposizione di parcelle a volte molto ristrette, offrendo un mosaico di suoli dotati di una ricchezza e di una diversità unica al mondo».

Il dessert del ristorante Asola (I vini d’Alsazia in tour a Milano)
Il dessert del ristorante Asola

La gamma di abbinamenti presentata in occasione della tappa milanese del #DrinkAlsaceTour è stata davvero completa: tutte le ricchezze del territorio sono passate in rassegna, e cioè le varie tipologie di Crémant (anche rosé), Pinot Noir, Riesling, Pinot Gris, Kaefferkopf e Gewürztraminer. In abbinamento al dessert del ristorante Asola - una variazione di lampone, cioccolato e amarena molto francofila - abbiamo gradito la sorpresa del Pinot Gris, aromaticamente complesso e assai equilibrato, dal residuo zuccherino appena avvertibile e perfettamente armonizzato con le percezioni olfattive di frutta gialla e miele.  Un altro mondo rispetto al  Gewürztraminer d’Alsace, classico e celebrato vino da pasticceria, con i suoi profumi ricchi ed esuberanti, vale a dire frutta esotica, fiori e agrumi tutti assieme, a rincorrersi nel bicchiere; un corredo intenso, addirittura soverchiante se non lo si abbina con sapienza.

Tuttavia con i vini d’Alsazia sbagliare è difficile, perché non trovi quasi mai il piacione messo lì per affollare lo scaffale: si parte da una qualità media di tutto rispetto, e tra l’antipasto col Crémant e il fine pasto col Gewürztraminer si può percorrere tutta una strada del vino, resa fascinosa dagli aromi minerali del Riesling, secco e verticale; dalle note floreali del Muscat; dal tannino morbido ed elegante del Pinot Noir. Una strada che viene da lontano, e resta comunque facilmente praticabile da tutti coloro che chiedono al vino di accompagnare un pasto o un aperitivo in modo stimolante, e mai banale.
di Guido Gabaldi
Guido Gabaldi

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