Frutta e verdura,
mercato stabile.
Ma le fragole
fanno la differenza
L'ultima coda delle produzioni invernali (come cavolfiori, finocchi e carciofi) fa tendere al ribasso le quotazioni che trovano nelle fragole i veri campioni. Pomnatura: ecommerce per ripartire con l'Horeca
Stabilità. È questa la parola chiave nel mercato all’ingrosso ortofrutticolo. Eccetto alcune merceologie come gli asparagi, le fragole e i piselli che presentano quotazioni superiori rispetto allo scorso anno, il comparto non ha sofferto degli effetti di gelate o picchi di caldo capitalizzando quella che, finora, è una stagione del tutto regolare.
Per quanto riguarda i carciofi, la settimana è stata caratterizzata dalla fine della campagna di commercializzazione dello spinoso sardo. In tutti gli areali ancora attivi il collocamento del prodotto è avvenuto sulla base di quotazioni stabili solo in presenza di uno standard qualitativo adeguato. Solo per il catanese sulla piazza di Brindisi i listini hanno teso al ribasso in ragione del minore livello qualitativo presentato dal prodotto giunto ormai a fine ciclo. In generale, la quotazione media è pari a 0,27 euro al chilo per una riduzione del -1,3% rispetto alla precedente rilevazione.
Insomma, la ripresa dei vari settori, seppure timida c'è; e coincide con la primavera. Stagione che «porta vivacità e offerta di prodotti nuovi, che stimolano i consumi. Il 43% dei consumatori italiani di ortofrutta sceglie i prodotti secondo la stagionalità, che viene particolarmente premiata proprio nelle stagioni primavera e estate, durante le quali si registrano i maggiori picchi di richiesta. Si inizia con le verdure e anche con produzioni locali e di nicchia, come l'asparago di Mezzago o di Cantello in Lombardia. Stando sulla frutta, per quanto riguarda i nostri prodotti confezionati è con la primavera che cominciano a crescere i consumi legati alla IV gamma cui abbiamo una specifica expertise, come ad esempio le macedonie, così come aumentano le vendite di Estratti naturali al 100%», ricorda Fumagalli.
La speranza ora è che l'Horeca possa attivare una ripresa continua e costante: «Molte logiche sono state stravolte e difficilmente ritorneremo alla quotidianità di gestione precovid. Oggi abbiamo capito la necessità di vivere un business anzitutto sostenibile e non prioritariamente alla rincorsa di fatturato, per coprire i costi pregressi. Molti nostri clienti stanno già riorganizzandosi, rafforzando il controllo di gestione dei costi e dei processi, per essere pronti a una riapertura sostenibile e flessibile, anche nell’ ottica che la ripartenza non sarà sprint e potendo già prevedere eventuali altre frenate, purtroppo plausibili; diciamo che c’è una grande lucidità e attenzione, nessun facile entusiasmo che, in molti casi, può generare deficit», afferma Fumagalli.
E i prezzi? «La pandemia non ha inciso in modo rilevante sulle fluttuazioni di mercato, se non durante il primo lockdown durante il quale alcuni prodotti, frutta in modo particolare, hanno subito un forte aumento, ma subito ridimensionato. Le fluttuazione che leggiamo sono in conseguenza agli andamenti climatici e quindi alle disponibilità di prodotto. Sicuramente non ci aspetta una primavera facile, considerato le gelate impreviste di aprile. Infine, sebbene la pandemia abbia rafforzato nei consumatori la scelta di prodotti di origine italiana, la variabile produzione spagnola incide molto sulle fluttuazione dei prezzi sui mercati, creando turbativa», conclude Fumagalli. ITALIAATAVOLA
Meteo clemente e consumi buoni rendono il mercato stabile
In particolare, se prendiamo i dati diffusi da Bmti (Borsa merci telematica italiana) relativi al mese di marzo, si nota che le buone condizioni atmosferiche hanno favorito l’andamento senza intoppi della produzione e dei consumi. E questo si è tradotto in prezzi nella media. Andando più nel dettaglio, per quanto riguarda gli agrumi si è registrato un leggero aumento rispetto al mese precedente per i prezzi delle clementine, di origine spagnola e israeliana, determinato soprattutto da una progressiva diminuzione dei quantitativi. Per la frutta a breve conservazione si è osservato un livello di prezzo superiore rispetto al periodo per le fragole (+63,1%), soprattutto a ridosso alle festività pasquali. Anche per il mese di marzo, si conferma la tendenza al ribasso dei prezzi per le melanzane (-20,3%), grazie al continuo incremento della produzione. La disponibilità limitata ha fatto registrare un forte rialzo nei prezzi dei peperoni (+49,8%), dei piselli verdi (+64,2%) e dei cavolfiori (+30,9%). Nel corso del mese è iniziata la campagna dell’asparago, prima con il prodotto di origine campana, seguito poi dal prodotto sardo e siciliano. Verso la fine del mese è iniziata anche la produzione pugliese. La domanda si è mantenuta elevata rispetto all’offerta e questo ha spinto i prezzi su livelli elevati rispetto alla media del periodo (+52,3%). Fenomeno insolito per il periodo è l’aumento del prezzo per il cetriolo (+38,5%), da attribuirsi ad un calo di produzione spagnola, normalizzata verso la fine del mese.Fine aprile al ribasso
Muovendosi poi lungo il calendario, grazie ai dati Ismea Mercati, vediamo un fine mese (settimana dal 26 aprile al 2 maggio) con una generale tendenza al ribasso dei prezzi per le principali colture ortive a partire dalle produzioni invernali come cavolfiori, finocchi e carciofi. Mentre per asparagi e patate novelle, il progressivo incremento dell’offerta sui mercati determina il fisiologico calo delle quotazioni. Passando alla frutta, in flessione risultano soprattutto i meloni, in virtù di uno standard qualitativo ancora non ottimale. Furoreggiano invece le fragole che rappresentano il frutto per antonomasia della primavera.Cavolfiori, in Puglia e a Teramo andamenti inversi
Andando più nello specifico delle referenze citate, si sta avviando a conclusione la campagna di commercializzazione dei cavolfiori, con offerta in costante decremento per un prezzo medio di 0,59 euro al chilo (-7,4% rispetto alla settimana precedente). Negli areali pugliesi una netta contrazione della domanda ha determinato il calo delle quotazioni. Mentre nel teramano i minori quantitativi esitati sui mercati unitamente ad una costante richiesta ha permesso ai prezzi di assestarsi al rialzo. Stabili i listini sulle altre piazze monitorate in virtù di una offerta in equilibrio con la domanda.Finocchio e carciofo, addio inverno
L’ultima settimana di aprile ha visto una regressione delle quotazioni anche per il finocchio di origine pugliese. Le ultime disponibilità immesse sul mercato hanno incontrato una debole richiesta e le contrattazioni si sono concluse sulla base di prezzi in calo. Stabile l'andamento delle vendite sulle altre piazze rilevate sia in termini di volumi scambiati che di quotazioni per una riduzione media del -16,3% rispetto alla settimana precedente a 0,28 euro al chilo.Per quanto riguarda i carciofi, la settimana è stata caratterizzata dalla fine della campagna di commercializzazione dello spinoso sardo. In tutti gli areali ancora attivi il collocamento del prodotto è avvenuto sulla base di quotazioni stabili solo in presenza di uno standard qualitativo adeguato. Solo per il catanese sulla piazza di Brindisi i listini hanno teso al ribasso in ragione del minore livello qualitativo presentato dal prodotto giunto ormai a fine ciclo. In generale, la quotazione media è pari a 0,27 euro al chilo per una riduzione del -1,3% rispetto alla precedente rilevazione.
Le fragole la fanno da padrona
Infine, le fragole. Le migliorate condizioni climatiche hanno permesso la ripresa delle operazioni di raccolta in gran parte delle aree vocate della penisola con quantitativi in incremento e prezzi in fisiologica flessione. Nel metapontino, si sono intensificati gli stacchi del prodotto. Le aumentate disponibilità unitamente ad un rallentamento della richiesta al consumo, ha indotto gli operatori a rivedere al ribasso le quotazioni. Listini in flessione anche nel casertano e nel napoletano dove al fisiologico incremento dell'offerta è corrisposta una costante richiesta. Solo per la Candonga l'elevato standard qualitativo ha permesso alle quotazioni di attestarsi sugli stessi livelli precedentemente acquisiti. Non sono state osservate variazioni nel salernitano dove ai maggiori quantitativi esitati sul mercato è corrisposta una adeguata richiesta. Per le produzioni settentrionali prezzi in calo nel cuneese e nel forlivese dove, la maggiore offerta esitata sui circuiti commerciali ha risentito della presenza di merce di altre provenienze nazionali con quotazioni che hanno evidenziato una fisiologica flessione. Solo nel veronese una ripresa dello standard qualitativo del prodotto ha permesso il rapido collocamento della merce sulla base di quotazioni in incremento. Si evidenzia tuttavia che le quotazioni nel complesso sebbene in flessione su base settimanale hanno continuato a posizionarsi su livelli superiori rispetto allo scorso anno. Il tutto per un prezzo medio di 2,55 euro al chilo.La stagione primaverile entra nel vivo e Fumagalli punta sull'eCommerce
Protagonista del mercato, nonostante il colpo subito dalla pandemia che ha segnato un -36,5% del fatturato, c'è Pomnatura, servizio di spesa a domicilio nato a marzo 2020 per mettere a disposizione dei consumatori privati tutta l’esperienza della Fumagalli Danilo, brand leader dell’ortofrutta all’ingrosso. «Un anno fa prevedavamo una perdita del 60% del fatturato ma abbiamo recuperato grazie alla ripresa che c'è stata nel canale retail e grazie al progetto eCommerce», spiega Erika Fumagalli.Insomma, la ripresa dei vari settori, seppure timida c'è; e coincide con la primavera. Stagione che «porta vivacità e offerta di prodotti nuovi, che stimolano i consumi. Il 43% dei consumatori italiani di ortofrutta sceglie i prodotti secondo la stagionalità, che viene particolarmente premiata proprio nelle stagioni primavera e estate, durante le quali si registrano i maggiori picchi di richiesta. Si inizia con le verdure e anche con produzioni locali e di nicchia, come l'asparago di Mezzago o di Cantello in Lombardia. Stando sulla frutta, per quanto riguarda i nostri prodotti confezionati è con la primavera che cominciano a crescere i consumi legati alla IV gamma cui abbiamo una specifica expertise, come ad esempio le macedonie, così come aumentano le vendite di Estratti naturali al 100%», ricorda Fumagalli.
La speranza ora è che l'Horeca possa attivare una ripresa continua e costante: «Molte logiche sono state stravolte e difficilmente ritorneremo alla quotidianità di gestione precovid. Oggi abbiamo capito la necessità di vivere un business anzitutto sostenibile e non prioritariamente alla rincorsa di fatturato, per coprire i costi pregressi. Molti nostri clienti stanno già riorganizzandosi, rafforzando il controllo di gestione dei costi e dei processi, per essere pronti a una riapertura sostenibile e flessibile, anche nell’ ottica che la ripartenza non sarà sprint e potendo già prevedere eventuali altre frenate, purtroppo plausibili; diciamo che c’è una grande lucidità e attenzione, nessun facile entusiasmo che, in molti casi, può generare deficit», afferma Fumagalli.
E i prezzi? «La pandemia non ha inciso in modo rilevante sulle fluttuazioni di mercato, se non durante il primo lockdown durante il quale alcuni prodotti, frutta in modo particolare, hanno subito un forte aumento, ma subito ridimensionato. Le fluttuazione che leggiamo sono in conseguenza agli andamenti climatici e quindi alle disponibilità di prodotto. Sicuramente non ci aspetta una primavera facile, considerato le gelate impreviste di aprile. Infine, sebbene la pandemia abbia rafforzato nei consumatori la scelta di prodotti di origine italiana, la variabile produzione spagnola incide molto sulle fluttuazione dei prezzi sui mercati, creando turbativa», conclude Fumagalli. ITALIAATAVOLA
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