Il Natale trascorso in buona parte sulle tavole di casa avrà anche messo in ulteriore difficoltà i ristoranti, ma ha dato una spinta alla produzione alimentare capace di segnare una crescita del 10,3%. Ad evidenziarlo, i dati Istat sull’andamento tendenziale della produzione industriale a novembre, tradizionalmente indirizzata a garantire le forniture delle feste in cui si verificano i valori più elevati di consumi di cibo e bevande di tutto l’anno.
Un modo per ripartire nel nuovo anno con fiducia sfruttando anche altri elementi; su tutti, i vaccini che per la stragrande maggioranza delle imprese significano un’iniziezione di fiducia anche per gli affari.
Il Natale nelle case tra panettoni e spumanti
Con lo stop a veglioni, concerti in piazza e discoteche, la festa si è spostata a tavola dove sono spariti 67 milioni di chili tra pandori e panettoni, 85 milioni di bottiglie di spumante, 20mila tonnellate di pasta, 6,5 milioni di chili tra cotechini e zamponi e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci per un valore complessivo di 5,1 miliardi di euro, solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno.
Una tendenza confermata anche all’estero con il record storico per il Made in Italy alimentare sulle tavole di Natale e Capodanno di tutto il mondo e l’export di vini, spumanti, grappa e liquori, panettoni, formaggi, salumi ma anche caviale tricolore che solo per il periodo di Natale raggiunge i 4,4 miliardi di euro, in aumento dell’11%, secondo la proiezione Coldiretti su dati Istat del commercio estero relativa al mese di dicembre 2021. Ad aumentare a doppia cifra è il valore delle esportazioni di tutti i prodotti più tipici del Natale, dallo spumante (+29%) ai panettoni (+25%), ma ad essere richiesti sono anche il caviale Made in Italy, che fa segnare una crescita boom sui mercati internazionali con un +146%, e sempre più gettonate sono anche le paste farcite tradizionali del periodo freddo, come i tortellini (+4%). In salita pure la domanda di formaggi italiani che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del 12%, così come quella di prosciutti, cotechini e salumi (+12%).
Anche coi regali crescono gli affari
L’agroalimentare con regali enogastronomici, pranzi e cenoni si è confermato dunque la voce più pesante del budget che le famiglie italiane destinano alle feste di fine anno. La spesa alimentare è anche uno speciale indicatore dello stato dell’economia nazionale poiché l’agroalimentare, dai campi fino a negozi e ristoranti, è la prima filiera estesa dell’Italia con un fatturato di 575 miliardi di euro. I risultati positivi ottenuti sul piano industriale devono però trasferirsi alle imprese agricole con una adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di sotto dei costi di produzione, in molti casi “strozzate” anche dalle offerte sottocosto.Le aziende scommettono grazie al vaccino
Come detto poi, l’altra spinta arriva dal vaccino. Per il 90% delle imprese infatti la campagna vaccinale contro il Covid con l’introduzione del super green pass aiuta la ripresa dell’economia. È quanto emerge dal monitoraggio dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su un campione nazionale di realtà produttive e di servizi in riferimento all'indagine condotta dalla Banca d'Italia presso le imprese italiane dell'industria e dei servizi con più di 1 realtà su 2 teme che, per i primi tre mesi del 2022, considera la risalita dei contagi un fattore di rischio per la propria attività.
L’adesione della grande maggioranza della popolazione alla somministrazione dei sieri anti Covid rappresenta la condizione base per la ripartenza dell’economia, nonostante i timori legati alla diffusione della variante Omicron. Anche se esiste anche nelle imprese esiste una nicchia di scettici (10%) che non crede all’utilità dei vaccini sul fronte economico.
Rinascere dopo due anni di crisi
Una situazione che si registra dopo quasi due anni di pesante impatto pandemico sull’economia al quale ha fatto argine la tradizionale resilienza del sistema delle imprese cooperative italiane che - continua Uecoop - può contare su quasi 80mila realtà con oltre un milione di occupati e una presenza trasversale su più settori produttivi e servizi, dalla logistica al turismo, dall’alimentare alla sanità, dalla scuola agli spettacoli.
A pesare sulla ripresa, oltre ai contagi, sono anche i prezzi dell’energia e dei carburanti con il diesel che - conclude Uecoop - è aumentato del 20,6% in un anno, con uno shock al rialzo che coinvolge anche la benzina (+18,6%) e il Gpl aumentato addirittura del 30% con un impatto devastante sui costi di produzione, sui servizi e sui trasporti privati e pubblici visto che l’85% delle merci viaggia su strada. italiaatavola
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