Nel cuore dell’Oltrepò, a Montalto Pavese, l’azienda agricola La Piotta della famiglia Padroggi ha ospitato la prima edizione di “Amici di Vite”, una degustazione con numerosi produttori, tutti o quasi soci Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), e con più di cinquanta etichette presenti. A fine giornata un meraviglioso arcobaleno ha incorniciato la bellissima location panoramica della cantina lombarda con vista mozzafiato sui vigneti dell'Oltrepò Pavese.
"Amici di Vite": padrona di casa La Piotta
Piotta significa pietra, elemento principe del suolo su cui nasce quest’azienda familiare. Tante le tappe che hanno segnato il percorso della cantina: nel 2005 la certificazione biologica, 10 anni dopo il riconoscimento di vino vegano per alcune etichette. Tra i vini il Misunderstanding La Piotta, un Riesling Italico rifermentato in bottiglia molto fresco e ricco di vivacità con una storia curiosa alle spalle. Un importatore austriaco aveva chiesto all’azienda un rifermentato di Riesling, ma al momento della consegna, visto che non si trattava di Riesling Renano, ha preferito non comprarlo. Il vino a quel punto è stato messo in commercio e con successo. Plauso per l’89/90 Pas Dosé 2013: perlage persistente e riflessi dorati, al naso evoca frutta a polpa gialla come pesca e ananas, ma anche fiori di campo e ginestra, pane appena sfornato e piccola pasticceria. Fresco, sapido, fine, chiude con un’avvolgente cremosità.
Dal Trentino l'azienda Cesconi
L’azienda Cesconi ha sede sulle colline di Pressano, a nord della città di Trento, con una lunga tradizione viticola che ha inizio nel 1751. Lorenzo Cesconi, presidente Fivi, custodisce i segreti di questa cantina, una delle prime ad aver investito nel biologico nel Trentino. Alcuni documenti attestano ad inizio Ottocento l’acquisto del vigneto Olivar, la cui Nosiola, grazie all’intraprendenza del bisnonno Bernardino, trasportata sui carri trainati dai buoi, arrivava fino ad Innsbruck. Successivamente il nonno Rinaldo, con l’aiuto del figlio Paolo, ha cominciato a rifornire di vino diverse osterie della vicina città di Trento. Negli anni seguenti Paolo ha incrementato la superficie aziendale con l’affiancamento dei figli Alessandro, Franco, Roberto e Lorenzo. Da provare il Blauwal Rosè Trento Doc. Molto delicato il Lynx, un Vermouth di montagna, prodotto con un vino bianco invecchiato e una selezione di erbe che crescono sulle montagne trentine.
Il Teroldego di Mezzocorona
Paolo Dorigati che conduce a Mezzocorona, in Trentino, l’azienda di famiglia, ormai alla quinta generazione, ci parla, con orgoglio, del Teroldego: «Per noi in Piana Rotaliana è l’autoctono più importante. Facciamo parte di un’associazione che si chiama Teroldego Evolution nata nel 2018 dall’unione di 9 aziende per valorizzare questo vino che viene coltivato fin dal 1300 nella Piana Rotaliana. Un rosso elegante, equilibrato e moderno perché incontra i gusti dei consumatori attuali che vogliono bere vini rossi corposi, ma di grande freschezza e il Teroldego è la risposta a queste esigenze». E sul metodo classico Paolo Dorigati ci svela alcuni segreti: «Il Trento Doc Om De Fer ha una complessità e una cremosità importante, merito di una lettura un po’ più francese della cuvée: l’utilizzo di un 2% di un vino di riserva, quindi di uno Chardonnay vecchio, un 30% dello Chardonnay portato in pianta a completa maturazione e un 30% di Chardonnay affinato in botti vecchie di rovere».
Ca' di Press, vini dal Piemonte
Alice della cantina Ca’ di Press che in piemontese significa Casa dei Pressenda, «perché per noi il vino è passione, ma soprattutto è casa» ci racconta la storia dell’azienda che affonda le sue radici addirittura agli inizi del 1900: «Mio nonno e suo fratello hanno costruito la cascina dove oggi abbiamo la cantina negli anni ’70, mio papà nel 2007 ha scelto di continuare l’attività e non era una scelta così scontata. Mia nonna mi racconta sempre che i suoi genitori non sono andati al suo matrimonio perché sposava un contadino e non un operaio della Fiat di Torino». In commercio hanno il Nebbiolo 2020 e il Barolo 2018, due chicche da lieviti naturali con fermentazioni spontanee e con un ottimo rapporto qualità prezzo.
Petricci e Del Pianta: il Suvereto Docg
L’entusiasmo di Daniele Petricci della cantina toscana Petricci e Del Pianta è contagioso. La zona dove si trova l’azienda è quella del Suvereto Docg. La particolarità di questo Sangiovese, oltre alla qualità, è che viene prodotto sulla riviera. Il Cerosecco è un blend di Merlot e Cabernet Sauvignon; ricorda un cerro secolare che si trovava nella zona dove il nonno di Daniele andava a caccia, morto ma rimasto in piedi per tanti anni. «Siamo un’azienda familiare con una storia alle spalle - racconta - nel 1984 siamo stati tra i primi ad imbottigliare nella zona di Suvereto. Noi usiamo sia il Sangiovese che il taglio bordolese per i rossi, poi abbiamo anche i bianchi, un Vermentino, un Vermentino metodo classico e due passiti: un Ansonica e un Aleatico».
Michele Satta e la Doc Bolgheri
E veniamo alla famosa Doc Bolgheri. Michele Satta è uno dei protagonisti della storia di questi vini nati a Castagneto Carducci. Il figlio, Giacomo Satta, ci racconta dove nascono i celebri rossi: non in collina come si potrebbe pensare, ma in pianura, in un teatro naturale, dove le Colline Metallifere rappresentano a est le gradinate, arrivando con le loro propaggini più basse alla costa. Le zone collinari sono per lo più ricoperte da boschi, garantendo così il mantenimento di un ecosistema complesso. Giacomo sta seguendo le orme del padre, ma con una sua identità ben precisa. Vuole, infatti, sperimentare affidandosi al suo intuito. Da James Suckling a Wine Advocate i vini della cantina sono tutti ben al di sopra dei 93 punti.
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