Blitz a Palermo
contro l'agromafia:
per la Coldiretti
è allarme rosso
Sono sempre più frequenti le infiltrazioni dei clan nel comparto agroalimentare, complice anche la crisi economica. A rischio non c'è soltanto la legalità, ma anche la sicurezza alimentare dei prodotti. Un problema che conosce bene anche la ristorazione su cui si è abbattuta la pandemia, che ha lasciato 40mila imprese a rischio infiltrazioni criminali
Dai polli ai supermercati: l'agroalimentare, suo malgrado, sembra essere diventato uno dei settori prioritari di investimento da parte della malavita organizzata. A dimostrarlo, ancora una volta, è la cronaca e, in questo caso, quando accaduto nelle scorse ore in Sicilia.
La Compagnia dei Carabinieri di Misilmeri e il Nucleo investigativo del Reparto operativo di Palermo hanno smantellato i vertici di un clan mafioso che operava, tra le altre cose, nel settore avicolo e nella grande distribuzione.
Nel complesso, secondo i numeri forniti dalla Dia, la Direzione investiva antimafia, e ripresi dalla Coldiretti, il business criminale nell'agroalimentare ha superato i 24 miliardi di euro, che rappresenta il 10% di tutto il Pil criminale italiano. Il dato è in costante crescita.
Caro energia e crisi economica rendono più vulnerabili le imprese agroalimentari alle infiltrazioni mafioseMafia e agroalimentare, la crisi economica peggiora la situazione
Proprio la Coldiretti ha lanciato ancora una volta l'allarme. «La malavita comprende la strategicità del settore in tempo di crisi economica perché – sottolinea la Coldiretti – consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana delle persone. Si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta».
La questione non si ferma qui, ma riguarda anche la sicurezza alimentare. «Le mafie compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti - proseguono da Coldiretti - con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio made in Italy».
Estorsione e intimidazioni: come agiscono le agromafie
Ma come agiscono le mafie nel settore agroalimentare? Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione. Le agromafie impongono l’utilizzo di specifiche ditte di trasporti, o la vendita di determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della mancanza di liquidità, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali.
A peggiorare la situazione ci sono senza dubbio crisi economica e caro energia, che rendono le imprese ancora più vulnerabili. «Quello delle infiltrazioni mafiose - concludono dall'associazione - è un fenomeno che minaccia di aggravarsi ulteriormente per gli effetti del caro prezzi provocato dalla guerra che potrebbe spingere le imprese a rischio a ricorrere all’usura per trovare i finanziamenti necessari».
La malavita infiltrata nella ristorazione
Quello dell'agroalimentare non è l'unico settore a dover fare i conti con una sempre maggiore presenza malavitosa, pur essendo ancora il primo in questa "speciale" classifica. Stando agli ultimi numeri disponibili, il 15,9% dei casi di infiltrazione mafiosa riguardano l'agroalimentare, seguito al 15,2% dal commercio al dettaglio e al 13,8% della ristorazione.
I numeri sono drammatici, per quanto riguarda il turismo. Si parla di 40mila imprese a forte rischio di infiltrazioni e di un giro d'affari per le mafie da 2,2 miliardi soltanto nel turismo, di cui il 40% nelle regioni del Mezzogiorno (dati Demoskopika). Sono sei i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più elevati di infiltrazione criminale nel tessuto economico: Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia. Sul versante opposto, sono quattro le regioni a presentare una minore vulnerabilità: Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.
Dna, Dia e Confindustria a difesa del turismo
L'allarme Italia a Tavola l'ha lanciato da anni, ma la pandemia non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Da un lato infatti il comparto turistico alberghiero si caratterizza per le alte aspettative di piena ripresa e rilancio e il Piano Nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destina al comparto importanti risorse economiche, dall'altro però il Covid ha lasciato molti operatori in grande difficoltà, rendendoli vulnerabili a chi vuole speculare.
Nel frattempo però Dna (Direzione nazionale antimafia), Dia e Confindustria Alberghi hanno infatti siglato un protocollo d'intesa per la tutela del settore alberghiero da rischio di infiltrazioni. In cosa consiste? Nella costituzione di un tavolo permanente per il monitoraggio dei fenomeni e la definizione degli ambiti operativi attraverso la strutturazione di un modello di raccolta e trasmissione di dati relativi ai rapporti economici in essere. Tutto con l'obiettivo di tutelare le imprese, gli operatori economici e il regolare svolgimento delle dinamiche imprenditoriali.Iat
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