L'Enantio Riserva 1865
Prefillossera, vino ancestrale
Lorenzo Bongiovanni tra le viti ultracentenarie di Enantio. |
E proprio questi ultimi - ecco la notizia - nei giorni scorsi hanno ricevuto a Roma il riconoscimento più prestigioso: i mitici "Tre Bicchieri" del Gambero Rosso con un vino ancestrale: l'Enantio Riserva 1865 Prefillossera annata 2017.
Filippo e Barbara Scienza dell'azienda Vallarom di Masi d'Avio. |
La storia del territorio è racchiusa in queste viti ultracentenarie
Le viti ultracentenarie risparmiate dalla fillossera racchiudono la storia antica di questo territorio, grazie ad un vino nato nel passato, ma capace di conquistare il consumatore contemporaneo.
Il vitigno ha radici nella storia dell’antica Roma: "La brusca hoc est vitis silvestris, quod vocatur Oenanthium", scriveva lo storico Plinio il Vecchio, riferendosi alle viti selvatiche e coltivate citandole per la prima volta nel "Naturalis Historia". Sebbene le sue origini risalgano al I secolo dopo Cristo, fino a pochi anni fa queste uve venivano erroneamente ricondotte alla grande famiglia dei Lambruschi e denominate Lambrusco a foglia frastagliata. Solo nel 1991, grazie anche agli studi del prof. Attilio Scienza, prese avvio il progetto di valorizzazione di questo vitigno autoctono con la richiesta d’iscrizione al Catalogo nazionale delle varietà di vite ad uva da vino.
Longevità, robustezza e
Cristina Fugatti, responsabile commerciale ed enologa dell'azienda Roeno |
Colore rosso rubino intenso, l'Enantio Riserva 1865 Prefillossera regala un’ampia gamma di percezioni che ricorda le note agrodolci dei frutti di bosco e liquirizia fino ad arrivare agli aromi speziati del pepe nero, dei chiodi di garofano, dell’incenso, del tabacco e sorprende il palato con la sua straordinaria persistenza e il perfetto equilibrio tra acidità e trama tannica. Questa Riserva è affinata per 24 mesi in botte grande, poi segue un lungo affinamento in bottiglia. Gradazione: 14 gradi.
Il termine Prefillossera si rifà all’epoca precedente l’arrivo dell’afide che a fine Ottocento sterminò gran parte del vigneto europeo e che indusse alcuni sapienti viticoltori del tempo a prediligere il terreno sabbioso, ostile al parassita. "Il 1865 rappresenta l’età media dei nostri impianti vitati - ha precisato Cristona Fugatti - per cui ci è sembrato doveroso prima che simbolico dedicare questa data al nome di questo vino. Le viti franche di piede, cioè non innestate su radici americane, le uniche a resistere alla terribile piaga della fillossera, sono ormai rare nel pianeta e costituiscono l’ultima testimonianza di una viticoltura storica e autentica nel senso più profondo del termine. Così come il vitigno Enantio, vera bandiera autoctona del nostro territorio, esprime il carattere, il vigore e il fascino di questo lembo geografico al confine tra Veneto e Trentino."
«La vite, nel giro di mezzo secolo, era sul punto di sparire per sempre. La soluzione fu quella di riprodurre le viti per innesto, cioè unendo un tralcio dotato di gemme, con un piede, o innesto, resistente alla fillossera. La viticoltura, in questo modo, si salvò. Le vigne a piede franco resistono ancora oggi soltanto in pochissime parti d’Italia, aree dove la composizione del suolo, oppure l’altitudine, hanno impedito alla fillossera di proliferare.
«In Vallagarina, lungo le rive del fiume Adige tra le province di Trento e di Verona, grazie alla struttura sabbiosa-silicea del terreno, l’afide non è riuscito ad attaccare l’apparato radicale di queste vigne e ancora oggi viene quindi coltivato l’Enantio a piede franco.
«Il Presidio è un riconoscimento che arriva dopo decenni di lavoro su questo vitigno, un riconoscimento che va a tutto il territorio e al tempo stesso un auspicio a credere e investire nella nostra terra.»
La superficie coltivata a Enantio non supera i 40 ettari fra Trento e Verona
La superficie coltivata a Enantio, negli ultimi trent’anni, si è ridotta moltissimo e oggi si può calcolare che sia tra i 35 e i 40 ettari, calcolando anche i vigneti appartenenti ad aziende che non aderiscono al Presidio Slow Food. «A valorizzare questo vitigno, a imbottigliare l’Enantio proveniente da vigneti a piede franco commercializzandolo con un’etichetta ad hoc" siamo rimasti in pochi sostiene Lorenzo Bongiovanni. Mentre
fino alla metà degli anni Ottanta, la varietà era molto diffusa tra il basso Trentino e l’alto Veronese.
L'Enantio è una varietà conosciuta anche come Lambrusco a foglia frastagliata. Il nome non induca però in confusione – chiarisce Filippo Scienza dell'azienda Vallarom di Masi d'Avio che sulle sue bottiglie riporta anche quest’ultima dicitura. Nulla a che vedere con il Lambrusco emiliano: l’Enantio è a foglia frastagliata e quel termine richiama la natura selvatica e robusta della pianta.
«Caratteristiche - aggiunge Filippo Scienza - che si ritrovano anche nel vino, dal color rosso rubino intenso, un sapore secco, acidità ben pronunciata e patrimonio tannico equilibrato, che lo rendono adatto agli abbinamenti con i piatti rustici della cucina trentina, ma anche con salumi e formaggi stagionati. Un vino che è un concentrato del nostro territorio.»
Nessun commento:
Posta un commento