martedì 29 novembre 2022

Flat tax, voucher e “made in Italy”: impegni del centrodestra

Flat tax, voucher e “made in Italy”: gli impegni del centrodestra per turismo e ristorazione

Il voto ha consegnato, senza margine di discussione, il Paese al centrodestra. Tanti, nel programma della coalizione, i temi cari a bar, hotel e ristoranti. Ora serve accelerare, per dare al settore prospettive meno incerte. Una domanda sorge però spontanea: dove troverà le risorse il nuovo Governo?

di Alberto Lupini
direttore


Eora speriamo che per il turismo e la ristorazione ci possano essere a breve impegni concreti per garantire prospettive un po’ più sicure. Dopo l’incertezza con cui, fra mille problemi, è stata avviata una ripresa del comparto superiore alle aspettative, servono fatti concreti per sostenerla. E ora che gli italiani hanno dato indicazione precisa, al nuovo Governo di centrodestra, guidato da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia toccherà applicare il programma sottoscritto da tutti partiti della coalizione.

Per fine ottobre ci dovrebbe essere un nuovo Governo e questo non potrà non occuparsi di aziende strategiche come quelle del turismo. Certo la priorità sarà per le bollette dei costi energetici, ma dalla mancanza del personale al tema delle concessioni balneari sono molti i problemi a cui l’esecutivo dovrà dare una risposta urgente. In attesa di capire quali saranno i Ministri che se ne dovranno occupare, vediamo cosa ha proposto il centrodestra in campagna elettorale.

Palazzo Chigi, sede del Governo  Flat tax, voucher e “made in Italy&quote;: gli impegni del centrodestra per turismo e ristorazione

Palazzo Chigi, sede del Governo

Saranno reintrodotti i voucher 

Nell’accordo quadro di Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati c’è un capitolo dedicato a Made in Italy, cultura e turismo, dal quale si deve partire. Il tema forse più importante, con una presa di posizione netta, è quello dei voucher sui quali si legge: “Estensione della possibilità di utilizzo dei voucher lavoro, in particolar modo per i settori del turismo e dell'agricoltura”. Giusto su ciò insisteva anche il senatore Gian Marco Centinaio (Lega), uno dei politici più esperti del settorenell’intervista che abbiamo pubblicato ieri.

Per il resto, il documento condiviso dai quattro partiti tocca vari aspetti e punta con decisione sulla valorizzazione e la tutela del made in Italy. I punti essenziali sono:

  • Valorizzare la Bellezza dell'Italia nella sua immagine riconosciuta nel mondo
  • Tutela e promozione del Made in Italy, con riguardo alla tipicità delle eccellenze italiane
  • Italiani all'estero come ambasciatori dell'Italia e del Made in Italy: promozione delle nostre eccellenze e della nostra cultura attraverso le comunità italiane nel mondo
  • Costituzione di reti di impresa del comparto turistico, per la promozione e commercializzazione del settore, anche a livello internazionale. Sostegno al settore dello spettacolo e incentivi per l'organizzazione di eventi a livello nazionale
  • Sostegno alla presenza dell'Italia nei circuiti dei grandi eventi internazionali
  • Tutela della nautica e delle imprese balneari: 8000 km di litorale, 300.000 addetti del settore, un patrimonio che va tutelato
  • Tutela e promozione del patrimonio culturale, artistico, archeologico, materiale e immateriale, e valorizzazione delle professionalità culturali che costituiscono il volano economico e identitario italiano
  • Valorizzazione e promozione di un'offerta turistica diversificata
  • Supporto alla digitalizzazione dell'intera filiera del settore turistico e della cultura
  • Contrasto all'esercizio abusivo delle professioni e delle attività del turismo e della cultura

Pressione fiscale: è tempo di flat tax? 

Impegni magari un po’ generici, a cui si aggiungono però precise ricette sul piano economico che, ovviamente, troveranno la piena applicazione anche per le imprese dell’Horeca e dell’agroalimentare. E il primo punto, uno dei quali si può essere certi che gli italiani valuteranno con attenzione il centro destra, e soprattutto Fratelli d’Italia, è la riduzione della pressione fiscale per famiglie, imprese e lavoratori autonomi, a cui si aggiungono l’abolizione o una profonda revisione del Reddito di cittadinanza e l’innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità. Al centro di ogni iniziativa sarà in ogni caso la flat tax, sulla quale bisognerà capire quali saranno le coperture economiche, escludendo scostamenti di bilancio che Giorgia Meloni non sembra voler avviare.

Questo non è un punto da nulla anche perché in campagna elettorale le diverse anime della coalizione avevano idee un po’ diverse. La flat tax dovrebbe essere ad esempio al 15% secondo la Lega, mentre Forza Italia parlava di un 23%. Nell’accordo quadro, in ogni caso, si legge di: una “estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato” (attualmente il tetto è di 65 mila euro di ricavi) e di una flat tax sulla parte di reddito superiore a quella dell’anno precedente. Per non scontentare nessuno è stata aggiunta una chiosa: “con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”. Il tutto con la garanzia che non sarà effettuata alcuna tassa patrimoniale.

Comunque la si valuti la flat tax, almeno all’inizio, potrebbe costare però quasi 60 miliardi l’anno e si dovranno trovare delle coperture. Magari colpendo l’evasione fiscale, tema al quale la Lega antepone però con forza la questione della rottamazione delle cartelle fiscali, mentre sembra che Fratelli d’Italia non intenda procedere per nuovi condoni fiscali. Probabilmente si avvierà un “Saldo e stralcio” fino a 3mila euro per le persone in difficoltà e, per importi superiori, col pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5% in sostituzione di sanzioni e interessi, e rateizzazione automatica in 10 anni. Ma nulla di più. Anzi, su questo punto non c’è tanta unità. Mentre nel programma della coalizione non si parla di combattere l’evasione fiscale, in quello di Fratelli d’Italia c’è invece un impegno preciso.

È invece probabile che, indipendentemente da chi sarà il ministro dell’Economia (su cui la Meloni dovrà per forza di cose puntare per garantirsi un aggancio forte in Europa e coi nostri tradizionali partner, dalla Germania alla Francia), fra le prime cose da attivare possa essere un “conto unico fiscale” per la compensazione “piena e immediata” dei crediti e dei debiti verso la Pubblica amministrazione. A gestire questa “rivoluzione” potrebbe essere Fabio Panetta, economista ed ex direttore generale della Banca d’Italia, oggi nel comitato esecutivo della Banca centrale europea, anche se lui punterebbe alla guida di Bankitalia, al posto di Visco. 

 Quota 41? 

Nel suo programma comune, il centrodestra si è anche impegnato ad aumentare la pensione minima (magari non fino a 1.000 euro come proposto da Silvio Berlusconi), ma un vero scoglio potrebbe essere “quota 41” sostenuta da Matteo Salvini, che consentirebbe di andare in pensione anticipata a chi ha almeno 41 anni di contribuiti. Si tratterebbe di saltare un anno e 10 mesi di contributi per i maschi e 10 mesi per le femmine. In 10 anni si parla di 75 miliardi di costi e bisognerà capire se il nuovo Governo riuscirà a coprire questo fabbisogno. Difficile immaginarlo almeno entro il primo anno…

Iva ridotta contro l'inflazione 

La ricetta presentata dal centrodestra durante la campagna elettorale per contrastare l’aumento dei prezzi punta sulla riduzione dell’Iva sui beni di prima necessità e sui prodotti energetici. Ad agosto Salvini aveva detto che “detassare straordinari, premi e aumenti di stipendio ai dipendenti” può essere “in attesa di realizzare pace fiscale, flat tax e quota 41” un “provvedimento ragionevole, sollecitato da imprenditori di tutti i settori che vogliono mettere soldi netti in busta paga ai dipendenti per fronteggiare inflazione e maggior costo della vita”. Proposta che potrebbe anche dare una mano, ma servirebbe subito e non fra qualche mese. E anche in questo caso bisognerà capire dove si recupereranno le risorse.

Un percorso a ostacoli 

Anche perché il percorso del nuovo Governo (lo sarebbe stato per chiunque avesse vinto le elezioni…) sarà in salita. Già la prima legge di bilancio dovrà disinnescare la mina di una crescita prevista al ribasso (nel 2023 non si andrebbe oltre lo 0,7-0,8% del Pil), con ricadute negative per le minori risorse a disposizione e con un deficit tendenzialmente in aumento. E basti solo pensare che di risorse da mettere sul tavolo ne servono subito tante per impegni già presi dal Governo Draghi: 3,5 miliardi per confermare il taglio del 2% del cuneo contributivo per i lavoratori con i redditi fino a 35mila euro, in scadenza a fine anno. E non si può dimenticare la Cassa integrazione “scontata”, sul modello dell’emergenza Covid. Va prorogata fino a fine anno e non potrà non essere estesa a tutto il settore commerciale, a partire proprio da bar, ristoranti e hotel per i quali le prospettive non sono certo ottimistiche. E qui serve almeno un altro mezzo miliardo di euro. Italiaatavola

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