Per l’Italia è un no a caratteri cubitali alla carne sintetica. In prima linea il ministro dell'Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, seguito dalla Lombardia dove il parlamento regionale ha bocciato la mozione sul cibo “non naturale”. Oltreoceano, invece, negli Stati Uniti la “carne” in provetta è stata autorizzata per il consumo umano.
Per la prima volta negli Stati Uniti è stata autorizzata per il consumo umano la carne in provetta
Approvato il primo “pollo” sintetico
In particolare, come riportano Coldiretti e Filiera Italia, la Food and Drug Administration (Fda) ha approvato un prodotto a base di carne ottenuto da cellule animali proposto dalla Upside Foods, un'azienda che produce “pollo” sintetico raccogliendo cellule da animali vivi che vengono moltiplicate in un bioreattore. Si tratta, appunto, della prima autorizzazione al consumo umano di cibi in provetta rilasciata dall’Autorità alimentare statunitense che rischia di aprire la strada a scenari preoccupanti.
Upside Foods, prima azienda al mondo di carne in provetta
Fondata nel 2015 come prima azienda al mondo di carne in provetta Upside Foods, con sede a Berkeley, in California, produce “carne”, “pollame” e “frutti di mare” sintetici ed ha raccolto fondi per un totale di 608 milioni di dollari, anche da Abu Dhabi Growth Fund (ADG), Bill Gates, Richard Branson, Kimbal e Christiana Musk, Cargill, Baillie Gifford, Future Ventures, John Doerr, John Mackey, Norwest, Softbank, Temasek, Threshold, Tyson Foods e altri.
Cosa potrebbe accadere in Europa?
Ma che cosa potrebbe accadere ora? Secondo Coldiretti e Filiera Italia, l’approvazione negli Stati Unti potrebbe aprire presto la strada ai “cibi sintetici” nell’Unione Europea dove già ad inizio 2023 potrebbero essere, infatti, introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.
Il no secco degli italiani
Una preoccupante novità contro la quale si schiera il 75% degli italiani che non sarebbe disposto a portare a tavola nel piatto la “carne” di Frankestein secondo gli ultimi dati del Crea, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi economica.
Per questo in Italia è partita la grande mobilitazione di Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica contro il cibo sintetico, con il via alla raccolta di firme su tutto il territorio nazionale per fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy.
La petizione può essere sottoscritta negli uffici Coldiretti, nei mercati contadini di Campagna Amica e in tutti gli eventi promossi a livello nazionale e locale. L’obiettivo è promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla “carne” prodotta in laboratorio al “latte” senza mucche fino al “pesce” senza mari, laghi e fiumi. Prodotti che potrebbero presto inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech.
Prodotto “ingannevole”
Per quanto riguarda la “carne” da laboratorio la verità che non viene pubblicizzata è che non è carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato, non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani delle grandi multinazionali.
«Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare».
«Tutta la filiera agroalimentare italiana dice no ai cibi sintetici. Contrasteremo insieme quelle poche multinazionali globali che pensano con i loro 25 miliardi di dollari investiti in disinformazione di distruggere il nostro lavoro distintivo e di qualità, mentendo sul danno fatto ad ambiente e consumatori» ha affermato Luigi Scordamaglia consigliere delegato Filiera Italia Iat
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