Mala movida, a Milano arrivano le zone rosse con numero limitato
di bar
Con una delibera approvata in giunta Milano, primo in Italia, punta a regolamentare la mala movida in città: nelle zone calde il Comune potrà arrivare nel 2024 a contingentare le nuove aperture di locali. Intanto gli Steward della notte presenti a Firenze e Bologna a Torino saranno obbligatori nel locali e Roma mette il limite all'alcol nei minimarket
Nell’estate 2024 Milano avrà di nuovo le “zone rosse”. Non per il Covid, ma per la movida, quella molesta. Il Comune di Milano, primo in Italia, sta, infatti, lavorando a un Regolamento dei pubblici esercizi che dovrà anche passare dal vaglio del Consiglio comunale. Un regolamento che in pratica si potrebbe anche tradurre con il contingentare il numero di bar e ristoranti aperti nelle zone calde della città (15 zone bene individuate: Duomo - Arco, Ticinese, Darsena, Navigli, Tortona, Nolo, Como - Aulenti, Garibaldi, Brera, Isola, Lazzaretto, Melzo, Sarpi, Bicocca). Subito operativa, invece la limitazione degli orari dei dehor, con sanzioni che prevedono pure la sospensione temporanea delle autorizzazioni. E se su quest’ultimo punto la Confcommercio Milano invita a «non frenare lo sviluppo dei dehors all’esterno dei locali», sul numero dei locali in determinate zone della città è più che d’accordo. Ma, oltre a Milano, anche altre città italiane lavorano a soluzioni per fermare la mala movida: Roma limita la vendita dell’alcol nei minimarket, Firenze punta su 24 “steward della notte”. Steward che a Torino saranno obbligatori per tutti i locali. Ma non solo, Torino e Napoli, stanno pensando anche a nuove zone per spezzettare la movida.
I punti chiave:
- Mala movida, quando i comuni devono risarcire i cittadini
- Mala movida Milano potrà contingentare le nuove aperture dei locali
- Milano punta a regolamentare e limitare gli orari di apertura dei dehors
- A Torino steward della movida obbligatori nei locali
- Napoli pensa a nuovi spazi per la movida
- Steward della notte street toutor a Firenze e Bologna
- Stretta sull'alcol a Roma
Mala movida, quando i comuni devono risarcire i cittadini
Insomma, tutti i comuni si stanno muovendo perché la posta in gioco è alta. Una recente sentenza ha, infatti, condannato il Comune di Brescia a risarcire i cittadini in un caso di eccessivo caos in una strada del centro storico. A Torino il Comune è stato condannato a pagare 1,2 milioni di euro a 29 famiglie del quartiere di San Salvario. A Verona un gruppo di residenti ha fatto causa chiedendo 2.500 euro di danni per ogni serata di “movida molesta”. Ma con il passare dei giorni le richieste di risarcimento si moltiplicano in tutta Italia.
Mala movida Milano potrà contingentare le nuove aperture dei locali
Tornando a Milano, come dicevamo il primo comune in Italia che sta pensano a un vero e proprio regolamento, qui le zone della movida sono aumentate negli ultimi anni diventando circa quindici. Il nuovo Regolamento contro la mala movida nascerà dopo un monitoraggio in cui la città sarà divisa in zone di criticità: «Dove ci sarà un indice di criticità potremo introdurre delle regole per contingentare nuove aperture - ha spiegato l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli.
D’accordo anche Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano: «Il problema - ha commentato - non è tanto che in via Lecco ci siano 5mila persone in mezzo alla strada il venerdì, quella è una conseguenza del processo di liberalizzazione delle autorizzazioni. In via Lecco e nelle strade limitrofe non dovrebbero esserci 80 locali, ma 30. Il Comune ha capito questo fenomeno ed è apprezzabile che voglia avviare un iter procedurale per approvare in Consiglio comunale un regolamento. Noi diciamo di dividere la città in tre zone: una zona rossa in cui non si potranno più aprire attività di somministrazione, anzi, se un’attività cessa io arrivo a dire che non ne dovrebbe aprire un’altra; una zona gialla dove una percentuale di nuove attività potrà essere aperta; una zona verde “free’’, in cui si possono aprire nuove attività. Questo regolamento permetterebbe di disciplinare la distribuzione dei locali in città e di non farli concentrare solo in centro».
«Avvieremo subito un percorso, che sarà breve, di studio di tutte le aree della città - ha spiegato l'assessore allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro Alessia Cappello -, in modo da dividere la città in zone e capire quali sono le più critiche e dove quindi serve un intervento».
Milano punta a regolamentare e limitare gli orari di apertura dei dehors
Ma, come dicevamo, oltre al numero di locali nelle zone rosse, il Comune di Milano punta a regolamentare e limitare gli orari di apertura dei dehors e delle occupazioni esterne dei locali e potrà emanare ordinanze che impediscono l'uso del vetro strutturali e non solo a durata di 30 giorni. Con una modifica del Regolamento di Polizia urbana «le ordinanze sul vetro non saranno più limitate - ha spiegato, infatti, l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli - ma potremo definire un periodo che potrebbe arrivare, facendo un esempio, a 12 mesi o a 8 mesi. Lo vedremo. Ormai la città vive molto all'aperto anche nei mesi non tradizionali. Lo strutturale evita di dovere intervenire di mese in mese».
Ci sarà poi una regolamentazione sugli orari nei dehors, con una limitazione degli orari non generalizzata ma mirata per quelle situazioni che creano maggiore criticità. L'individuazione delle aree critiche della movida in città «è stata già fatta - ha spiegato l'assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro Alessia Cappello - Quello che dobbiamo affinare solo le specifiche caratteristiche e i singoli punti, perché le zone della movida non sono tutte uguali».
C'è poi il tema delle sanzioni accessorie che potranno essere messe in campo già questa estate. «Se una attività gestisce male il dehors e lo fa più grande del previsto ad esempio - ha spiegato Granelli - o se non rispetta gli orari ci sono delle sanzioni economiche accessorie e possiamo incidere sulla sospensione per alcuni giorni, ed essere più efficaci».
Su questo punto Barbieri chiede alla Giunta di non frenare lo sviluppo dei dehors all’esterno dei locali: «La possibilità di avere un dehor permette ai commercianti di controllare meglio gli avventori, perché in quelle strutture sono seduti e non in mezzo alla strada. La presenza dei dehors, dunque, non crea un problema, ma un valore aggiunto. Bisognerebbe agevolare le occupazioni di questo tipo. Certo, un conto è via Lecco, dove c’è poco spazio per i dehors, un altro i Navigli, che hanno strade più larghe».
Anche Roma cerca di regolare la movida nelle zone calde della cittàA Torino steward della movida obbligatori nei locali
Chissà se Milano con il suo regolamento contro la mala movida farà da apristrada anche per altri comuni. Intanto, come dicevamo. Dal 29 giugno a Torino sono tornati gli “steward della movida” che, soprattutto nella zona di San Salvario. Steward che, dopo essere stati sperimentati da anni in alcune zone, ora saranno obbligatori per tutti i locali. Ma non solo a Torino c’è il contapersone, i misuratori di decibel e i bicchieri marchiati per identificare i locali. Il Politecnico di Torino ha, inoltre, identificato nove zone della città che potrebbero essere rilanciate per ospitare la movida e alleggerire i quartieri che invece rischiano di soffocare tra gli avventori dei locali. Intanto l’assessora delle politiche relative alla sicurezza, al lavoro, alle attività produttive Gianna Pentenero chiederà fondi al governo per meglio gestire le folle che si riversano soprattutto a Vanchiglia, San Salvario e al Quadrilatero: circa 250mila euro in più per Torino per aumentare l’illuminazione e si chiederà di investire risorse per aumentare la videosorveglianza in alcuni luoghi.
Napoli pensa a nuovi spazi per la movida
E più fondi anche per aumentare il numero delle forze dell’ordine con un commissariato mobile che dovrà posizionarsi nelle zone più frequentate. Come a Torino anche Napoli pensa a nuove aree di aggregazione serale per decongestionare zone, come i baretti di Chiaia, spesso teatro di risse tra minorenni.
Diversi comuni in Italia in campo contro la mala movidaSteward della notte street toutor a Firenze e Bologna
Anche a Firenze sono attivi 24 steward della notte. Mentre a Bologna ci sono gli street tutor già sperimentati nella zona dell’area universitaria. A Verona al momento è stata decisa solo una mappatura delle zone calde. Per il resto ci si affida al regolamento di polizia municipale che impone limiti ai decibel e rigoroso rispetto degli orari di chiusura.
Stretta sull'alcol a Roma
Controlli rafforzati a Roma, nelle zone calde come Trastevere, San Lorenzo, Ponte Milvio. Nella Capitali, inoltre, dal 12 maggio, è entrata in vigore l’ordinanza del Comune che dopo le 22 vieta la vendita di alcolici nei minimarket dove si riforniscono soprattutto giovanissimi.
Quello che è certo che l’obiettivo comune non sia quello di punire la movida in generale che è un elemento vitale per le città, di lavoro per bar e ristoranti e spesso anche di riqualificazione degli spazi urbani, ma trovare un equilibrio nel rispetto sia delle attività commerciali sia del diritto alla salute e alla quiete pubblica dei cittadini.
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