Tanta, troppa neve e pioggia. Fa fatica a decollare la stagione dei rifugi di montagna che si è aperta con il solstizio d'estate. Rimane al palo causa maltempo in tutte le province montane del Nord: Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli e Trentino Alto Adige. «Se ne riparlerà a fine mese - dice Renato Veronesi, presidente del Club alpino italiano (Cai) di Brescia - è troppo rischioso salire in quota in queste condizioni. Difficile, nonostante la buona volontà dei gestori, far funzionare tutti i servizi, ma anche garantire la sicurezza agli appassionati e agli escursionisti, lungo i sentieri scivolosi e in alcuni tratti pericolosi. Meglio aspettare, tanto comunque la montagna rimane lì, non si sposta».
Anche perché troppo spesso si vedono in giro giovani con semplici scarpe da ginnastica, abbigliamento non idoneo e scarse attrezzature, che possono essere d'aiuto in casi di necessità. I rifugi lombardi sono poco meno di un migliaio fra quelli gestiti dal Cai e da privati che si sobbarcano non pochi sacrifici per tenerli aperti, da giugno a settembre-ottobre. Sono degli indispensabili punti di appoggio per chi compie escursioni e scalate, oltre i 1500-2000 metri.
Gli avvisi dell'esperto per un'escursione
sicura in montagna
«Certo, la stagione del 2023 è difficile da ripetere, come condizioni meteo - ricorda ancora Veronesi - ma in quota non si può scherzare e bisogna usare sempre e comunque la testa e il buon senso. I rifugi non sono alberghi con le relative comodità. Primo comandamento: adattarsi. Così come i bivacchi che non sono case per fare le vacanze gratis. Sono forse più importanti dei rifugi perché si trovano in punti di passaggio molto complessi e davvero ritrovi di emergenza. Non si può e non si deve soggiornare liberamente». E, soprattutto quando si scende, ricordarsi sempre di portare i propri rifiuti a valle. La montagna ha bisogno anzitutto di rispetto e buona educazione.
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