mercoledì 9 aprile 2025

I dazi Usa possono costare quasi 12 miliardi alle famiglie

 

I dazi Usa possono costare 

quasi 12 miliardi 

ai consumi delle famiglie 

italiane

A seguito della guerra commerciale tra Usa e Ue, secondo Confesercenti-Cer, le famiglie italiane rischiano una perdita di spesa di 11,9 miliardi entro il 2026. A rischio anche il turismo


La guerra commerciale tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea potrebbe avere ripercussioni anche sul mercato interno, non limitandosi esclusivamente alle esportazioni. Secondo una stima di Confesercenti con Cer, l'effetto dei dazi potrebbe ridurre la crescita dei consumi delle famiglie italiane di circa 11,9 miliardi di euro nei prossimi due anni.

I dazi Usa possono costare quasi 12 miliardi ai consumi delle famiglie italiane

Confesercenti stima che l'effetto dei dazi potrebbe ridurre la crescita dei consumi delle famiglie italiane di circa 11,9 miliardi di euro

Dazi Usa, l’impatto sulle famiglie italiane

A pesare su questa proiezione è l’effetto di sistema generato dalla guerra commerciale tra le due potenze economiche. La strategia dell’Amministrazione Usa ha mutato le aspettative di mercato, concentrandosi su una stagflazione dell’economia statunitense. Questo scenario potrebbe avere un impatto negativo diretto sull’Italia, aggravando la situazione economica rispetto agli effetti già provocati dai dazi imposti. Alla luce di queste previsioni, si stima che quest’anno l’andamento del Pil italiano possa restare pressoché stabile, con una variazione vicina allo zero. Un altro fattore di preoccupazione è la caduta dei mercati azionari, che, data la sua portata, rende improbabile una ripresa nel breve periodo.

Rispetto alle previsioni precedenti l'introduzione dei dazi, Confesercenti ha rivisitato le stime relative ai consumi delle famiglie italiane. Si prevede una minore crescita dei consumi di 2,1 miliardi di euro nel 2025 e di 9,8 miliardi nel 2026, per un totale di 11,9 miliardi di euro. Questo dato riflette l’impatto dei dazi sull’economia domestica, che potrebbe tradursi in una riduzione significativa della capacità di spesa delle famiglie italiane.

Dazi Usa, anche il settore del turismo a rischio

Anche il settore turistico potrebbe subire gli effetti della guerra commerciale. Sebbene i visitatori statunitensi rappresentino una quota relativamente piccola (circa il 4,8% del totale), la loro spesa è significativamente alta. Ogni anno, i turisti americani portano in Italia circa 6,5 miliardi di euro, un contributo economico rilevante che potrebbe essere ridotto a causa delle difficoltà economiche internazionali. In vista dell’incontro tra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e i presidenti delle associazioni di imprese, Confesercenti ribadisce la necessità di affrontare questi rischi in modo tempestivo per limitare l'impatto economico sui consumi interni e sul turismo. I dati suggeriscono che la situazione potrebbe continuare a evolversi in modo incerto, con possibili effetti duraturi anche per il mercato interno italiano.

I dazi Usa possono costare quasi 12 miliardi ai consumi delle famiglie italiane

Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti

«È importante intervenire a sostegno della filiera dell’export, ma senza dimenticare consumi e mercato interno, fondamentale per le piccole e medie imprese di commercio, turismo e servizi. Occorre lanciare un messaggio chiaro: l’arrivo dei dazi non deve interrompere il già troppo lento percorso di recupero del potere d’acquisto, e quindi della spesa delle famiglie, avviato negli ultimi anni», commenta Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, che aggiunge: «In un mondo in cui si affermano nuove istanze protezionistiche a svantaggio delle esportazioni, i consumi sono un motore fondamentale per la crescita della nostra economia. Dopo il Covid, invece, la quota di questi sul Pil si è ridotta di quasi tre punti (dal 58,4% al 55,6%): una tendenza che andrebbe urgentemente invertita».

TeamSystem

De Luise, quindi, ha concluso: «Se da un lato è opportuno "trattare" condizioni migliori per le esportazioni - sempre in sintonia con i nostri partner Ue - allo stesso tempo dobbiamo lavorare per una strategia efficace di rilancio della domanda interna, confermando e ampliando gli attuali sostegni al reddito e contro il caro-energia, da cui molte piccole imprese dei servizi sono attualmente escluse. Le risorse possono venire anche da una nuova web tax: un intervento necessario per riequilibrare la concorrenza tra colossi online e imprese del territorio. Una misura su cui - visto il mutato quadro dei rapporti commerciali Usa-Ue - non ha più senso esitare: sarebbe un efficace strumento di tutela per l’economia reale, soprattutto per il commercio di prossimità, che subisce sempre più una concorrenza fiscale sleale da parte dei giganti online. Allo stato attuale, secondo le nostre stime, circa 8 miliardi di euro l’anno di profitti dalle vendite online vengono delocalizzati dalle piattaforme internazionali, sfuggendo così di fatto all’erario italiano».

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