Affitti brevi e overtourism, si allarga la frattura
tra albergatori
e Santanchè
Il dibattito sugli affitti brevi vede posizioni diverse tra Governo e associazioni di categoria. Al centro il tema della regolamentazione, tra esigenze di sostenibilità urbana e valorizzazione dei borghi. Il ministro Santanchè difende la libertà d'impresa e minimizza l'overtourism, mentre Federalberghi e Confindustria Alberghi denunciano l'assenza di regole sugli affitti brevi
Posizioni sempre più distanti tra Governo e associazioni di categoria e il comparto dell'accoglienza, già alle prese con diversi problemi, rimane ancora di più avviluppato in un clima di incertezza che non aiuta affatto. Da una parte c'è il ministro del Turismo Daniela Santanchè, che ribadisce l'importanza della libertà d'impresa e della proprietà privata, venendo meno alle rassicurazioni che aveva dato a tutti gli operatori dal palco di Federalberghi a Bergamo nel maggio 2023. E dall'altra ci sono proprio i vertici di Federalberghi e Confindustria Alberghi, che denunciano le distorsioni provocate da un settore definito «non governato» e le conseguenze sulla vivibilità delle città.
Santanchè: l'overtoruism è sopravvalutato
Durante un confronto al Festival dell'Economia di Trento, Santanchè ha spiegato la sua visione del turismo: «L'Italia ha bisogno di orgoglio e monetizzazione del proprio patrimonio. Il ticket al Pantheon ha portato 100 milioni, mentre in America si paga per accedere a vulcani finti, e noi saliamo gratis sul Vesuvio». Secondo la ministra, il concetto di overtourism è sopravvalutato: «Lo sollevano solo 4 o 5 Comuni. Io penso al contrario ai piccoli borghi, in Italia ne abbiamo 5.600. È lì che dobbiamo portare i flussi turistici». La priorità, ha aggiunto, è puntare sulla qualità e non sulla quantità, senza necessariamente tradurre il concetto in lusso: «Serve attenzione alla spesa pro capite del turista».
Di fatto, la scollatura tra le premesse del mandato di Santanchè al Ministero del Turismo e lo stato attuale è sempre più evidente, così come alla delusione e al malcontento degli operatori di settore, fa da contraltare una tutela sempre maggiore nei confronti dei proprietari di case, forse per convinzione, forse per calcolo politico-elettorale. Fatto sta che molte delle promesse fatte al momento dell'insediamento sulla regolamentazione del comparto sono andate via via sempre più annacquandosi.
Federalberghi e Confindustria Alberghi: «Serve un turismo regolato e sostenibile»
Durante lo stesso panel, Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha evidenziato come la deregulation degli affitti brevi abbia effetti negativi anche nei periodi di picco, citando il caso del Salone del Mobile a Milano dove gli hotel non hanno registrato il tutto esaurito, anche a causa di una politica dei prezzi che in alcuni casi - in occasione di eventi simili - viene percepita come eccessivamente speculativa con aumenti delle tariffe che talvolta può apparire eccessivo. Più dura Elisabetta Fabri, presidente di Confindustria Alberghi, che ha definito il fenomeno una minaccia: «Il turismo deve cambiare rotta: non basta più puntare sui numeri, ma sulla qualità dell'esperienza e sul rispetto delle regole».
Pur ricordando «il notevole cambio di passo», Fabri ha sottolineato: «È necessario affrontare il tema degli affitti brevi, un fenomeno dilagante ad oggi non governato, che rappresenta una concorrenza sleale rispetto al settore alberghiero, che richiede al contrario investimenti ingenti a livello strutturale e continui nelle risorse umane regolarmente assunte, rispetto delle regole e corretta applicazione delle norme. Il dilagare incontrollato del fenomeno ha conseguenze dirette sulla scarsità degli alloggi, per le famiglie e i lavoratori, sulla sicurezza urbana, sull'ordine pubblico e sul tessuto sociale delle nostre città. I residenti “nutrono” la comunità e le culture locali, in Italia così meravigliosamente diverse e tipiche. I visitatori la “saccheggiano” e quando avremo luoghi spogliati dalla loro identità non ci sarà più motivo per tornare. Si parla di desertificazione dei centri storici. Non possiamo insegnare ai giovani che la rendita immobiliare è l'unica, facile prospettiva. Il turismo di qualità non si costruisce con gli Airbnb nei garage. Occorre invece investire su turismi strategici e sostenibili, come il turismo MICE, che attira partecipanti da ogni angolo del mondo, può essere pianificato in anticipo, attiva varie filiere del sistema e consente di destagionalizzare i flussi turistici. Siamo qui per trovare soluzioni, per costruire un modello di sviluppo turistico inclusivo, equilibrato, per un futuro virtuoso del nostro Paese».
Affitti brevi, una soluzione per i piccoli borghi
Sui contratti di locazione turistica la linea della ministra è netta: «Nei borghi, senza affitti brevi, non ci sarebbe ricettività. Io credo nel mercato». E cita il caso di Barcellona e New York, città che avevano imposto limiti e stanno ora rivedendo le restrizioni. Tuttavia, il percorso legislativo del Governo italiano sul tema è stato tutt'altro che lineare. E in effetti, nei piccoli centri un hotel potrebbe avere difficoltà ad operare, mentre un'accoglienza diffusa permetterebbe di valorizzare le aree interne senza danneggiare né il mercato immobiliare né il settore alberghiero. In queste zone, spesso marginalizzate dai grandi flussi turistici, l'ospitalità diffusa rappresenta una risorsa fondamentale. Non solo per generare reddito per i residenti, ma anche per mantenere un presidio attivo del territorio, contribuendo così alla lotta contro lo spopolamento.
Non è raro che, viaggiando attraverso l'Italia, si incontrino piccoli centri dove i B&B rappresentano l'unica alternativa di pernottamento per i visitatori. In questi casi, la presenza di strutture extra-alberghiere costituisce non solo un'opportunità turistica, ma anche una leva economica per l'intera comunità. Queste realtà permettono di mantenere vive botteghe artigiane, piccoli esercizi commerciali e attività di ristorazione che altrimenti rischierebbero di scomparire. Inoltre, offrono un'opportunità concreta per destagionalizzare i flussi e ridistribuire il turismo in modo più sostenibile, lontano dalle aree già sature. L'ospitalità diffusa, se correttamente regolamentata e incentivata nei territori a bassa densità turistica, può diventare uno strumento efficace di sviluppo economico e sociale. A differenza delle grandi città, dove l'eccesso di affitti brevi ha generato problemi legati alla desertificazione urbana e alla carenza di alloggi per i residenti, nelle aree interne questo tipo di offerta ricettiva è spesso l'unica esistente. Si tratta quindi di una realtà da valorizzare con intelligenza e strumenti adeguati, tenendo conto delle peculiarità territoriali e favorendo un modello di turismo realmente sostenibile, inclusivo e rispettoso delle comunità locali.
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