Dal mercato alla tavola: così Fivi riscrive il rapporto tra vino e consumatore
Il mercato dei Vignaioli Indipendenti Fivi si conferma fra gli appuntamenti più importanti del vino italiano. La presidente Rita Babini racconta come trasparenza, fiducia e filiera diretta siano oggi le basi su cui costruire il futuro del comparto, tra nuove tendenze, rapporto con la ristorazione e tutela del vignaiolo come custode del territorio
Redattore
Niente filtri, niente mode, niente fronzoli. Il mercato dei Vignaioli Indipendenti Fivi è nato per ridare un volto e una voce al vino, e oggi è diventato una delle piazze più vere del settore. «È un luogo di dialogo, non solo di vendita», spiega Rita Babini, presidente della federazione. Mentre il mondo del vino si agita tra trend e storytelling patinato, i vignaioli Fivi puntano su trasparenza, fiducia e filiera pulita. Un ritorno alla terra che ha il sapore di una dichiarazione di guerra al marketing vuoto.
Fivi, un mercato nato per parlare di vino (non solo per venderlo)
Per Rita Babini, presidente della Fivi, il mercato dei vignaioli indipendenti non è mai stato semplicemente un evento commerciale. È, prima di tutto, «un punto di dialogo tra chi produce e chi consuma». Un luogo dove il vino torna ad avere un volto, una voce, una storia. «Il mercato - spiega Babini - nasce come punto di incontro diretto tra produttore e consumatore. Col tempo è diventato, inutile negarlo, anche una dimensione commerciale, ma sempre come conseguenza naturale di un dialogo autentico».
La presidente ricorda come sin dall’inizio la volontà della Fivi fosse quella di creare «una piattaforma nuova, che non fosse una sagra come tante, ma un evento dedicato a chi del vino segue tutta la filiera verticale». In altre parole, un luogo dove ogni produttore porta se stesso: «Al mercato ognuno porta la propria cantina e la trasferisce per tre giorni dentro lo stand. È il simbolo di un contatto diretto, senza filtri».
Il vignaiolo indipendente: mestiere, identità e libertà
Il vignaiolo indipendente - chiarisce Babini - «pianifica, pianta, coltiva, vinifica e imbottiglia con il proprio nome». Non compra vino, non delega la produzione: segue l’intera filiera verticale, dalla vigna alla bottiglia.
«Indipendente - sottolinea - non significa isolato, ma libero da dinamiche commerciali esterne alla produzione». Per questo la Fivi non fa distinzioni tra biologico, biodinamico, naturale o convenzionale: «Ogni vignaiolo conosce meglio di chiunque altro la propria terra. Le scelte agronomiche sono personali, ma ciò che conta è la trasparenza della filiera». L’obiettivo è chiaro: permettere al consumatore di sapere chi produce ciò che beve. «Comprare una bottiglia Fivi significa andare alla fonte - afferma Babini - direttamente dal vignaiolo al consumatore».
Confusione e chiarezza: il vino ha bisogno di parole semplici
Negli ultimi anni, il vino è diventato anche un terreno di confusione terminologica: “naturale”, “artigianale”, “indipendente”, spesso si sovrappongono. Babini ne è consapevole: «Del vino si è parlato tantissimo, forse più di quanto non se ne sia bevuto. E questo, se da un lato è positivo, ha anche generato un po’ di disorientamento». Per la presidente Fivi, la chiave sta nella chiarezza: «Fare chiarezza è un valore aggiunto. Significa restituire al vino la sua identità e al consumatore la possibilità di fidarsi di ciò che beve».
Ristoranti e sommelier: l’Horeca riscopre i vignaioli
Il mercato Fivi, oggi, supera le mille aziende partecipanti e ospita anche una trentina di olivicoltori. Se inizialmente era pensato per il pubblico, negli ultimi anni è diventato anche un riferimento per il mondo professionale. «Abbiamo notato - spiega Babini - un forte aumento dei visitatori del comparto Horeca: sommelier, distributori, ristoratori. Per questo abbiamo introdotto una giornata dedicata ai professionisti». A rafforzare la rete, ci sono i 453 punti di affezione Fivi tra enoteche, ristoranti e bar in tutta Italia, che promuovono il vino indipendente durante l’anno. «Quando il consumatore ritrova quel logo sulla bottiglia, riconosce un valore che ha toccato con mano», osserva la presidente.
Da lunedì 20 a domenica 26 ottobre 101 Punti di affezione Fivi - enoteche, osterie e ristoranti amici dei Vignaioli e dei loro vini - lungo lo stivale aspettano dunque clienti e wine lover con eventi, degustazioni, cene e aperitivi dedicati al "bere indipendente". Inoltre la sera di mercoledì 22 ottobre, 6 indirizzi nella città di Bologna - in collaborazione con AMO Associazione Mescitori organizzati e il supporto di Ascom e del Comune di Bologna - inviteranno dietro il banco altrettanti Vignaioli Indipendenti del territorio per una serata a tema, con vini locali abbinati alla gastronomia bolognese: un'occasione per promuovere la neonata Denominazione Comunale sugli abbinamenti tra cibo e vino.
“Essere Vignaioli”: l’evento diffuso che unisce territori e produttori
Ogni anno, a un mese dal mercato, la Fivi organizza “Essere Vignaioli”, evento diffuso su tutto il territorio. «Quest’anno - racconta Babini - si svolgerà tra il 20 e il 26 ottobre, con un format nuovo: ogni punto di affezione ospiterà un vignaiolo che racconterà non solo i suoi vini, ma anche quelli di altri colleghi».
Un’iniziativa che, secondo Babini, «racconta l’unità che c’è tra noi vignaioli. È una marcia di avvicinamento al mercato vero e proprio», ma anche un modo per costruire una rete solidale e territoriale tra produttori e ristoratori.
Vino e cucina: l’alleanza con gli Ambasciatori del Gusto
Novità importante è la collaborazione tra Fivi e gli Ambasciatori del Gusto, che sarà inaugurata durante il mercato. «Vogliamo valorizzare insieme il patrimonio enogastronomico italiano, partendo dal legame tra vino e cucina», spiega Babini. L’obiettivo è rendere la narrazione del vino «più accessibile, meno pomposa, più semplice». «Semplice - precisa - non significa banale, ma quotidiano: riportare il vino in tavola tutti i giorni, come parte della vita, non come oggetto di paura o ostentazione».
Trend e realtà: perché la Fivi non rincorre le mode
Negli ultimi anni si parla molto di vini a basso contenuto alcolico, analcolici, naturali. Ma Babini invita alla cautela: «Alcune tendenze hanno una risonanza sproporzionata rispetto alla realtà». I vignaioli Fivi, dice, mantengono un approccio «pragmatico e concreto: prima di arrivare al vino, siamo nel campo». Il vino non si adegua alle mode, perché «una vigna non si pianta per una stagione, ma per almeno otto anni. Non possiamo e non vogliamo essere soggetti alle mode». Resta però la necessità di affrontare le grandi sfide del presente: «Cambiamento climatico, crisi commerciale, costi in aumento. Sono problemi reali che chiedono risposte urgenti, ma anche azioni concrete e coordinate».
Custodi del territorio: il vignaiolo come presidio agricolo
Dietro ogni vignaiolo indipendente c’è un pezzo d’Italia che resiste secondo la presidente: «Il vignaiolo presidia il territorio. Spesso si trova dove non esistono più altre forme di coltivazione. Mantiene vivo il paesaggio e le comunità locali». Per questo la Fivi lavora con le istituzioni per semplificare l’accesso ai fondi e alle misure di sostegno, oggi troppo complessi per le aziende familiari. «Le misure esistono, ma se sono inaccessibili, il vignaiolo rinuncia ai bandi e investe da solo, con risorse proprie». La soluzione? «Semplificare», risponde secca: «Solo così possiamo difendere il nostro modello produttivo e garantire un futuro al vignaiolo indipendente».
Il logo Fivi come promessa di fiducia
Oggi sempre più consumatori cercano sulle etichette il logo del Vignaiolo Indipendente, simbolo di trasparenza e autenticità. «Chi sceglie un vino Fivi sa di potersi fidare. È la garanzia che dietro quella bottiglia c’è una filiera pulita, onesta, senza intermediari».
Molti arrivano al mercato preparati, con una lista di cantine da visitare: «Ma spesso si lasciano sorprendere - racconta Babini - assaggiano qualcosa di nuovo, magari in attesa davanti a uno stand, e scoprono un territorio diverso. Si fidano del marchio e si fidano del racconto». Un rapporto di fiducia che si consolida anche grazie all’app Fivi, pensata per l’enoturismo e per scoprire le cantine aderenti. «È uno strumento che funziona molto attraverso il passaparola», sottolinea.
Il vino come gesto quotidiano di libertà e identità
Guardando al futuro, Rita Babini immagina un mercato sempre più aperto, accessibile e umano: «Mi piacerebbe che il vino tornasse a essere un piacere semplice, spontaneo. Non bisogna avere paura di scegliere una bottiglia, ma provare curiosità e fiducia». La presidente Fivi chiude con un auspicio che è anche una visione culturale: «Il mercato deve continuare a raccontare che il vino è vicino alle persone, parte integrante della nostra vita. Con un consumo consapevole, moderato, ma soprattutto libero».
Fivi, un futuro fatto di fiducia e trasparenza
Il percorso tracciato dalla Fivi e raccontato da Rita Babini restituisce l’immagine di un comparto che, pur nelle difficoltà, mantiene saldo il proprio senso di identità. Il vignaiolo indipendente rappresenta oggi un presidio concreto di cultura, territorio e responsabilità: un modello produttivo che unisce tradizione e consapevolezza contemporanea. L’idea di filiera trasparente, al centro della visione Fivi, si conferma come una delle risposte più solide alla crescente richiesta di autenticità da parte dei consumatori. La relazione diretta tra chi produce e chi acquista non è soltanto una scelta economica, ma un gesto di fiducia reciproca che restituisce valore al lavoro agricolo e alla dimensione umana del vino.
Il mercato Fivi, nato come momento d’incontro e confronto, è diventato nel tempo un punto di riferimento per comprendere l’evoluzione del settore, dove piccoli e medi produttori continuano a difendere un’idea di vino legata alla terra e al tempo, più che alle mode del momento. Come sottolinea Babini, il compito dei vignaioli indipendenti è quello di «continuare a raccontare il vino per quello che è, con semplicità e onestà». Una visione che riporta il vino nel suo contesto originario - quello della quotidianità e del lavoro - e che contribuisce a preservare una parte essenziale del patrimonio agricolo e culturale italiano. Mentre una parte del mondo del vino gioca a rincorrere trend e storytelling patinato, i vignaioli indipendenti hanno scelto un’altra strada: quella della chiarezza. Nessuna patina, solo terra, mani e identità. «Il vino deve tornare ad essere un gesto quotidiano, non un trofeo da esibire», dice Babini. La Fivi non è solo un mercato: è un manifesto agricolo e culturale. E chi beve Fivi, più che un calice, sceglie un atto di fiducia.
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