Cameriera “carina” cercasi:
bufera social
e dibattito sul sessismo
A Oderzo scoppia una polemica per un annuncio di lavoro: “Cercasi cameriera carina con esperienza per bar”. Critiche per il carattere sessista e anacronistico, mentre il titolare difende la scelta. Sui social si discute tra indignazione e difesa [...]
AOderzo, in provincia di Treviso, è esplosa una nuova polemica dopo il discusso episodio del sovrapprezzo per la brioche tagliata a metà. Stavolta al centro dell’attenzione c’è un annuncio di lavoro affisso su una saracinesca di un garage inutilizzato, nel quale si legge: “Cercasi cameriera carina, con esperienza, per bar”.

L'aspetto fisico può davvero contare più della professionalità per lavorare in un bar?Il messaggio ha suscitato un’ondata di critiche sia in paese che sui social, dove molti utenti lo hanno definito sessista, offensivo e fuori dal tempo. L’autore dell’annuncio, contattato dalla stampa, si è difeso sostenendo che non vi sia nulla di male nel richiedere una candidata «di bell’aspetto» e ha rivendicato il «diritto di scegliere collaboratrici carine».
AOderzo, in provincia di Treviso, è esplosa una nuova polemica dopo il discusso episodio del sovrapprezzo per la brioche tagliata a metà. Stavolta al centro dell’attenzione c’è un annuncio di lavoro affisso su una saracinesca di un garage inutilizzato, nel quale si legge: “Cercasi cameriera carina, con esperienza, per bar”.
Il messaggio ha suscitato un’ondata di critiche sia in paese che sui social, dove molti utenti lo hanno definito sessista, offensivo e fuori dal tempo. L’autore dell’annuncio, contattato dalla stampa, si è difeso sostenendo che non vi sia nulla di male nel richiedere una candidata «di bell’aspetto» e ha rivendicato il «diritto di scegliere collaboratrici carine».
La posizione del titolare e le critiche
Secondo quanto riportato da quotidiani locali, il numero di telefono sul volantino è collegato a un uomo originario della Lombardia, intenzionato ad aprire un nuovo bar a Oderzo. L’imprenditore ha ammesso di aver ricevuto numerose critiche, ma le ha respinte, affermando che l’aspetto fisico sarebbe per lui un criterio di selezione legittimo.
Molti utenti sui social hanno contestato questa posizione, sottolineando come la valutazione estetica non debba essere un requisito lavorativo, soprattutto nel 2025. Altri hanno ipotizzato che si tratti di una provocazione o di una strategia di marketing, poiché non sono stati resi noti né il nome né l’indirizzo del locale.

Ogni cliente che entra in un bar vuole trovare un'atmosfera positivaAltri ancora affermano che persona carina significa anche una persona graziosa, garbata e a modo, smontando quindi ogni forma di discriminazione sul piano estetico.
Secondo quanto riportato da quotidiani locali, il numero di telefono sul volantino è collegato a un uomo originario della Lombardia, intenzionato ad aprire un nuovo bar a Oderzo. L’imprenditore ha ammesso di aver ricevuto numerose critiche, ma le ha respinte, affermando che l’aspetto fisico sarebbe per lui un criterio di selezione legittimo.
Molti utenti sui social hanno contestato questa posizione, sottolineando come la valutazione estetica non debba essere un requisito lavorativo, soprattutto nel 2025. Altri hanno ipotizzato che si tratti di una provocazione o di una strategia di marketing, poiché non sono stati resi noti né il nome né l’indirizzo del locale.
Altri ancora affermano che persona carina significa anche una persona graziosa, garbata e a modo, smontando quindi ogni forma di discriminazione sul piano estetico.
Reazioni in città e sui social
Le opinioni restano divise. Una parte della comunità online ha criticato duramente l’annuncio, definendolo un esempio di discriminazione di genere e chiedendo maggiore rispetto per le lavoratrici. Altri, invece, hanno difeso il titolare, sostenendo che ogni imprenditore abbia il diritto di stabilire i criteri di assunzione, citando il fatto che spessissimo in annunci di lavoro è richiesta "bella presenza".

Accoglienza e simpatia non fanno parte del concetto di carina? In molti la pensano cosìIl comitato “Oderzo si muove” ha commentato la vicenda su Facebook, osservando che la città viene spesso citata sui media per episodi di questo tipo, definiti “notizie futili” rispetto a problemi più seri come la microcriminalità o la manutenzione stradale.
Le opinioni restano divise. Una parte della comunità online ha criticato duramente l’annuncio, definendolo un esempio di discriminazione di genere e chiedendo maggiore rispetto per le lavoratrici. Altri, invece, hanno difeso il titolare, sostenendo che ogni imprenditore abbia il diritto di stabilire i criteri di assunzione, citando il fatto che spessissimo in annunci di lavoro è richiesta "bella presenza".
Il comitato “Oderzo si muove” ha commentato la vicenda su Facebook, osservando che la città viene spesso citata sui media per episodi di questo tipo, definiti “notizie futili” rispetto a problemi più seri come la microcriminalità o la manutenzione stradale.
«In un locale l’aspetto curato conta,
ma “carina” o “bella presenza” è lo stesso»
C'è chi, invece, non trova nulla di così eclatante nella vicenda, come il presidente dell'Associazione Barmen Italia Professional Bernardo Ferro: «Un tempo nei cartelli o negli annunci di lavoro era comune leggere “bella presenza” e nessuno ci trovava nulla di strano. Oggi, basta usare un aggettivo diverso per creare scalpore. È chiaro che, in un’attività a contatto con il pubblico, l’impatto visivo conta: non solo in termini di aspetto fisico, ma anche di cura personale, pulizia e ordine, che contribuiscono alla qualità complessiva del locale».

Bernardo Ferro, presidente di Abi Professional«Se un’attività è accogliente, pulita e di livello - aggiunge Ferro - e il personale ha un aspetto curato, non vedo motivi per fare tanto clamore. È normale che chi gestisce un locale speri di avere collaboratori o collaboratrici di bella presenza, pur sapendo che questo criterio è soggettivo. Per me una persona può essere bellissima, per altri meno, e viceversa. In fondo, scrivere “carina” o “bella presenza” cambia poco: la finalità è la stessa».
C'è chi, invece, non trova nulla di così eclatante nella vicenda, come il presidente dell'Associazione Barmen Italia Professional Bernardo Ferro: «Un tempo nei cartelli o negli annunci di lavoro era comune leggere “bella presenza” e nessuno ci trovava nulla di strano. Oggi, basta usare un aggettivo diverso per creare scalpore. È chiaro che, in un’attività a contatto con il pubblico, l’impatto visivo conta: non solo in termini di aspetto fisico, ma anche di cura personale, pulizia e ordine, che contribuiscono alla qualità complessiva del locale».
«Se un’attività è accogliente, pulita e di livello - aggiunge Ferro - e il personale ha un aspetto curato, non vedo motivi per fare tanto clamore. È normale che chi gestisce un locale speri di avere collaboratori o collaboratrici di bella presenza, pur sapendo che questo criterio è soggettivo. Per me una persona può essere bellissima, per altri meno, e viceversa. In fondo, scrivere “carina” o “bella presenza” cambia poco: la finalità è la stessa».
Cosa dice la legge
L’episodio dell’annuncio per “cameriera carina” in Veneto evidenzia una violazione potenziale della normativa italiana in materia di pari opportunità. Il Codice delle Pari Opportunità (D.lgs. 198/2006) vieta qualsiasi forma di discriminazione diretta o indiretta nell’accesso al lavoro, inclusa la fase di pubblicazione degli annunci. Inserire requisiti legati all’aspetto fisico, se non strettamente necessari per la mansione, è considerato un comportamento discriminatorio.
La legge stabilisce che non si possano indicare sesso, età, caratteristiche fisiche o altre condizioni personali come criteri prioritari, salvo esigenze specifiche e documentabili. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro può intervenire e sanzionare tali annunci, con possibili ripercussioni anche sulla reputazione dell’esercente.
Nel caso in questione, il requisito estetico non ha alcuna attinenza con le attività tipiche di un bar, rendendo l’annuncio non conforme. Il rispetto delle pari opportunità implica anche l’uso di linguaggio inclusivo, elemento oggi centrale nella comunicazione professionale.
La richiesta esplicita di una “cameriera carina” rischia di evidenziare un problema più ampio legato al sessismo nel lavoro. L’uso dell’aspetto fisico come criterio prioritario di selezione, soprattutto in un contesto professionale, perpetua stereotipi di genere e svaluta competenze e professionalità. Il dibattito acceso a Oderzo conferma come tali pratiche siano percepite sempre più come inaccettabili, soprattutto in un’epoca in cui l’uguaglianza di genere e le pari opportunità rappresentano valori centrali nel mondo del lavoro.
L’episodio dell’annuncio per “cameriera carina” in Veneto evidenzia una violazione potenziale della normativa italiana in materia di pari opportunità. Il Codice delle Pari Opportunità (D.lgs. 198/2006) vieta qualsiasi forma di discriminazione diretta o indiretta nell’accesso al lavoro, inclusa la fase di pubblicazione degli annunci. Inserire requisiti legati all’aspetto fisico, se non strettamente necessari per la mansione, è considerato un comportamento discriminatorio.
La legge stabilisce che non si possano indicare sesso, età, caratteristiche fisiche o altre condizioni personali come criteri prioritari, salvo esigenze specifiche e documentabili. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro può intervenire e sanzionare tali annunci, con possibili ripercussioni anche sulla reputazione dell’esercente.
Nel caso in questione, il requisito estetico non ha alcuna attinenza con le attività tipiche di un bar, rendendo l’annuncio non conforme. Il rispetto delle pari opportunità implica anche l’uso di linguaggio inclusivo, elemento oggi centrale nella comunicazione professionale.
La richiesta esplicita di una “cameriera carina” rischia di evidenziare un problema più ampio legato al sessismo nel lavoro. L’uso dell’aspetto fisico come criterio prioritario di selezione, soprattutto in un contesto professionale, perpetua stereotipi di genere e svaluta competenze e professionalità. Il dibattito acceso a Oderzo conferma come tali pratiche siano percepite sempre più come inaccettabili, soprattutto in un’epoca in cui l’uguaglianza di genere e le pari opportunità rappresentano valori centrali nel mondo del lavoro.
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