L'elisoccorso non è un taxi:
serve maggiore attenzione
durante le escursioni
in montagna
Escursioni imprudenti e chiamate immotivate all’elisoccorso mettono a rischio vite e risorse. L'eurodeputata Lara Magoni richiama al rispetto della montagna e alla responsabilità personale di chi viola divieti e affronta pericoli
L’ultimo episodio accaduto sul Pizzo d’Erna, in Valsassina, riaccende l’attenzione sulla crescente incoscienza con cui molti affrontano la montagna. Un turista ha deciso di percorrere una via ferrata chiusa per rischio crolli, rimanendo bloccato e costringendo all'intervento l’elisoccorso, con un costo superiore ai 14.000 euro. Un comportamento che dimostra come, per alcuni, la montagna venga vissuta come un parco giochi, ignorando i pericoli e le regole in vigore.
L’attivazione dell’elisoccorso alpino, infatti, non è un servizio da considerare alla stregua di una chiamata di convenienza: ogni missione comporta costi elevati, spesso oltre i 10.000 euro, oltre a impiegare risorse umane e tecniche che potrebbero essere destinate a situazioni realmente imprevedibili. In Lombardia, una legge del 2015 prevede il rimborso dei costi di soccorso in caso di comportamento negligente, proprio per scoraggiare azioni irresponsabili.
Il servizio di elisoccorso sulle Alpi lombarde è gestito da AREU (Agenzia Regionale Emergenza Urgenza) e si attiva tramite il numero unico 112. Quando una chiamata di soccorso riguarda l’ambiente montano, l’intervento può coinvolgere un elicottero, squadre del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) e personale medico specializzato. La centrale operativa valuta la gravità della situazione per decidere il tipo di intervento più adatto.
L’appello di Lara Magoni: responsabilità e consapevolezza
L’eurodeputata Lara Magoni, ex campionessa di sci e profonda conoscitrice dell’ambiente alpino, nonchè ex assessore regionale al Turismo di Regione Lombardia e sottosegretario alla Presidenza della Regione con delega allo Sport e ai Giovani, interviene con fermezza sul tema: «Basta con l’incoscienza di chi si avventura senza preparazione, ignora le regole e non pensa alle conseguenze. Chi mette a rischio la propria vita e quella degli altri deve farsene carico». Le parole di Magoni evidenziano la necessità di un cambiamento culturale nell’approccio alla montagna, troppo spesso sottovalutata da escursionisti inesperti.
Dati allarmanti e richiami alla prudenza
Le statistiche sono eloquenti: 83 morti e 5 dispersi solo nell’ultimo mese. Un bilancio drammatico che impone riflessioni profonde. Come sottolinea Magoni: «La montagna merita rispetto e non può essere affrontata con superficialità». I dati confermano che molte chiamate ai servizi di soccorso derivano da negligenze evitabili, mettendo in pericolo anche i soccorritori.
Effetti della legge lombarda sul rimborso dei soccorsi
Lara Magoni è stata firmataria e relatrice della legge regionale lombarda del 2015 che prevede il rimborso dei costi del soccorso in caso di imprudenza o mancato rispetto delle normative. Un provvedimento che ha già prodotto risultati significativi: «Le chiamate inutili sono diminuite del 30%, ma non basta. Ogni intervento evitabile mette in pericolo chi ha bisogno di aiuto reale».
Escursionismo consapevole: un dovere collettivo
Non si tratta di vietare l’accesso alla montagna, ma di promuovere una cultura della sicurezza e del rispetto. Come ribadisce Magoni: «Non parliamo di incidenti imprevedibili, ma di decisioni superficiali, di chi trascura i divieti, si avventura senza l’attrezzatura adeguata e pretende che a pagare sia la collettività». Promuovere la responsabilità personale in montagna è essenziale per tutelare non solo la propria vita, ma anche quella degli altri e la sostenibilità dei servizi di emergenza.
Con la sua esperienza diretta, Magoni avverte: «Gli interventi non programmati gravano sulle risorse, espongono i soccorritori a rischi inutili e possono compromettere altre emergenze. Il soccorso è un diritto prezioso che va tutelato con responsabilità».
L'europarlamentare bergamasca conclude con un messaggio chiaro: «La montagna non perdona chi la sottovaluta. Non è uno sfondo per selfie instagrammabili. Amare la montagna significa rispettarla, conoscerla e affrontarla con serietà. Chi se ne dimentica mette a repentaglio la propria incolumità e quella degli altri».
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