Dal pesce alla pasticceria; l’agroalimentare è diventato un settore prioritario di investimento della malavita con un business criminale che ha superato i 24,5 miliardi di euro. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’operazione della Direzione Investigativa Antimafia in corso a Roma e provincia, ma anche nel Lazio, a Reggio Calabria e in Calabria per l'esecuzione di un'ordinanza cautelare del Gip di Roma nei confronti di 43 persone accusate di far parte di un clan radicato nella Capitale e finalizzato ad acquisire la gestione e il controllo di attività economiche in svariati settori, compreso quello alimentare come panifici, pasticcerie e pescherie.
Un allarme reale che coinvolge da tempo anche il settore della ristorazione; con bar e ristoranti finiti nel mirino delle associazioni criminali. Italia a tavola ha lanciato già nell'aprile di due anni fa e ha riportato a galla più volte, ma che resta per molti un tabù difficile da nominare.
Da tempo le associazioni di categoria denunciano queste situazioni. Un'idea per porvi rimedio sarebbe di rendere più accessibile l'accesso al piccolo credito. Intanto baristi e ristoratori per non soccombere rispondono cercando di fare rete e diffondendo la cultura della legalità.
Le mani dell'Ndrangheta sull'agroalimentare
È in corso una maxi operazione della Direzione Investigativa Antimafia per l'esecuzione di un'ordinanza cautelare del Gip di Roma, su richiesta della Dda romana, nei confronti di persone accusate di far parte di un clan legato all'Ndrangheta, radicato nella capitale e finalizzato ad acquisire la gestione e il controllo di attività economiche nel settore agroalimentare, dall’ittico alla pasticceria.
«La criminalità comprende la strategicità del settore in tempo di crisi economica perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana delle persone - ha spiegato Coldiretti - Non solo; si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta. Oltre a questo compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy. Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione le agromafie impongono l’utilizzo di specifiche ditte di trasporti, o la vendita di determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della mancanza di liquidità, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali».
A Milano sono presi di mira bar e ristoranti
Recentemente è inoltre emerso, nella relazione della Dia, la Direzione investigativa antimafia, in merito al primo semestre del 2021, che in Lombardia sono stati segnalati 25 gruppi di 'Ndrangheta. Nel mirino dell'associazione criminale in questo caso sono finiti bar e ristoranti e in particolare quelli del centro di MIlano. Le associazioni criminali sembrano avere gioco facile. Approfittano del fatto che bar e ristoranti vengono da un periodo durissimo causato dall'emergenza pandemica. Molti imprenditori si trovano in difficoltà e fanno fatica a rivolgersi alle banche per accedere ai crediti. Tanti finiscono quindi per trovare i soldi altrove cadendo nelle mani di associazioni criminali, che offrono crediti a prezzi di usura, fino a soccombere, cedendo l'attività.
Anche per questo motivo Dna (Direzione nazionale antimafia), Dia e Confindustria Alberghi hanno firmato un protocollo d'intesa per il monitoraggio e la tutela del settore. Un primo importante segnale, nella speranza che presto venga replicato da altre associazioni di categoria.
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