domenica 22 giugno 2025

L'industria alimentare italiana tiene il passo

 

L'industria alimentare italiana tiene il passo: +2,6% e 58 miliardi di fatturato

In un contesto segnato da incertezze e pressioni sui consumi, il comparto alimentare italiano consolida la sua centralità economica puntando sull’export e su un modello industriale capace di evolvere senza snaturarsi: tecnologia, servizi e nuovi stili alimentari ridefiniscono il perimetro del made in Italy

L'industria alimentare italiana tiene il passo:  26% e 58 miliardi di fatturato

«Viviamo tempi complessi, ma non dobbiamo perdere di vista fiducia e visione per il futuro. Negli ultimi tre anni, la perdita di potere d'acquisto e la pressione inflattiva hanno colpito anche i consumi alimentari, spingendo il consumatore a scelte di risparmio e riducendo il valore aggiunto. Come industria alimentareabbiamo un compito che va oltre il produrre cibososteniamo territori e comunitànutriamo le persone ma anche le loro emozioni e le relazioni che un pasto condiviso accende. Non a caso, qualche anno fa, in un altro momento particolarmente difficile, gli italiani sono ripartiti dalla qualità dei prodotti industriali per ricostruire la normalità perduta». Così Paolo Barilla, presidente di Unione Italiana Food, in occasione della settima assemblea annuale dell'associazione, che si è svolta nei giorni scorsi a Pollenzo.

Numeri in crescita e fiducia nel sistema produttivo

«Siamo orgogliosi - ha concluso - del nostro essere "industria" vogliamo far conoscere a tutti cosa c'è dietro questo termine che alcuni considerano in modo riduttivo. Il nostro saper fare che si traduce in operosità, impegno quotidiano, miglioramento continuo, innovazione. Il mondo riconosce e apprezza questa vocazione alla qualità che traduciamo in prodotti ad alto valore di servizio, sicuri, sostenibili ed accessibili». La scelta dell'Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo per presentare i risultati e la visione del futuro di Unione Italiana Food è stata fortemente simbolica: una realtà in cui si incontrano impresa e cultura, tradizione e ricerca, industria e formazione.

L'industria alimentare italiana tiene il passo: +2,6% e 58 miliardi di fatturato

Paolo Barilla, presidente di Unione Italiana Food

Dell'Università del gusto, Unione Italiana Food è partner strategico per sostenere una serie di iniziative che promuovono l'identità e la qualità del cibo italiano nel mondo e rimarcare l'impegno a coltivare un'industria alimentare consapevole, radicata nel territorio e determinata a proiettare anche nel futuro il saper fare degli imprenditori italiani del food. I risultati del 2024 dimostrano questa fiduciail fatturato ha avuto una crescitatoccando i 58 miliardi di euro (+2,6%)di cui 23 miliardi (il 40%) derivanti dall'export (+11,4% sul 2023); oltre 500 aziende che danno lavoro a 100mila persone e investono ogni anno 3 miliardi di euro per innovaremigliorare e rendere più sostenibili filiereprocessi e prodotti, rispondere alle esigenze del consumatore, anticipare nuove tendenze di mercato.

Una fotografia del made in Italy alimentare

Anche in un momento storico segnato a livello globale da instabilitàsfide economico-sociali inedite e, a livello nazionale, dalla riduzione del potere d'acquisto degli italianila "fetta” di industria alimentare rappresentata da Unione Italiana Food continua a rappresentare una delle forze più vitali del made in Italy. È quanto emerge dal Rapporto annuale dell'associazione, che racconta il proprio impegno per portare sulle tavole degli italiani cibo di qualità, sicuro, ad alto valore aggiunto, sostenibile e accessibile. La fotografia scattata da Unione Italiana Food racconta lo stato di salute di 24 categorie merceologiche e 900 marchi simbolo del made in Italy. Solo per citarne alcuni: pasta, dolci, caffè, salse e sughi pronti, surgelati, sottolio e sottaceti, verdure e minestre pronte, con un'impronta distintiva fatta di gusto, sicurezza, innovazione e sostenibilità.

Sono prodotti che rappresentano quel mix tra identità e innovazione che caratterizza, da sempre, l'alimentare italianoi cui trend costituiscono oggi uno spaccato fedele della spesa degli italianiIl paniere di prodotti rappresentati da Unionfood è costituito da prodotti "tradizionali” (pasta, lievitati da ricorrenza, cioccolato, caffè, tè e infusi, ecc.) che restano una "fetta” significativacirca il 50%, sul fatturato totale, mentre il cosiddetto "tradizionale evoluto” (caffè in cialde, surgelati, verdure pronte di IV gamma, sughi e piatti pronti, nuovi prodotti dolciari, ecc.) rappresenta ormai il 30% a valoreE pesano il 20% i "prodotti innovativi”cibi e bevande dall'alto livello di servizio che soddisfano le richieste di consumatori sempre più esigenti per quanto riguarda la conservazione e la preparazione dei piatti e gli aspetti nutrizionali e salutistici.

Pasta, dolci, vegetali e integratori: i comparti che trainano

Nel dettaglio, pur in un clima incerto, l'anno scorso i comparti di Union Food hanno mostrato segnali di crescita moderata, con l'export vero e proprio motore di sviluppo. La pasta, con oltre 4 milioni di tonnellate prodotte (+5% nei volumi) e una quota export del 58%conferma la leadership mondiale italiana. Il comparto dolciario vale quasi 19 miliardi di euro (+2,5%) e compensa con l'export la contrazione dei consumi interni. Crescono i surgelati (5,7 miliardi di euro, +1,8%) e il caffè (4,7 miliardi di euro, +8,5%). Stabili i prodotti vegetali (4,8 miliardi di eurocon un picco per la IV gamma. Anche la crescita delle preparazioni alimentari (5,3 miliardi di euro, +5,1%) mostra la predilezione per i prodotti premium.

L'industria alimentare italiana tiene il passo: +2,6% e 58 miliardi di fatturato

La produzione di pasta italiana si conferma leader mondiale

A proposito di innovazione, anche il comparto degli integratori registra ottimi valori (4,9 miliardi di euro, +5,9%, con picchi per probiotici, sali minerali e integratori per l'insonnia e il benessere mentale). Resta aperto il nodo Usa con i daziche potrebbero frenare l'export verso il primo mercato extra-Ue. «Per il 2025 ci aspettiamo un rimbalzo, ma non torneremo ai valori del 2023, quando la crescita è stata superiore al 6% - ha sottolineato Carmine Garzia, professore di Management e responsabile scientifico dell'Università di Pollenzo. Le prospettive per il 2025 sono positivema andranno sicuramente riviste al ribasso in caso di attivazione dei dazi doganali. Quanto sta accadendo deve farci riflettere seriamente sull'opportunità per le imprese italiane del settore food di dare una forte accelerazione alle strategie di internazionalizzazione, con investimenti diretti esteri che richiedono sia risorse finanziarie sia competenze manageriali».

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