Bar italiani, un decennio nero: oltre 21mila chiusure. Il futuro è da ripensare
Negli ultimi dieci anni il bar italiano ha perso oltre 21mila insegne e oggi, come riporta la Fipe, la metà delle nuove aperture non arriva a festeggiare i cinque anni. Numeri che raccontano una crisi silenziosa ma profonda, fatta di costi in crescita e ricavi che non tengono il passo. Serve ripensare un nuovo modello
Negli ultimi dieci anni, più di 21mila bar hanno abbassato la serranda. Solo nel primo semestre del 2025, il saldo tra aperture e chiusure è già in negativo di 706 unità. Numeri che pesano e che raccontano con chiarezza la fragilità di un comparto che, nonostante tutto, resta uno dei simboli più riconoscibili della vita quotidiana italiana. Il bar, luogo di incontro, pausa e socialità, oggi deve fare i conti con un equilibrio sempre più difficile fra costi e ricavi, schiacciato da margini ridotti e consumi che cambiano.
Un bar su due chiude entro cinque anni
Il tema è stato al centro dell’incontro “Il futuro del bar italiano”, organizzato da Fipe-Confcommercio ad Host, la fiera internazionale dell’accoglienza e della ristorazione in corso a Milano. Un confronto che ha visto protagonisti Lino Enrico Stoppani, presidente della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe), e Andrea Illy, chairman di Illycaffè, due figure che da prospettive diverse conoscono bene la complessità di questo mondo.
Oggi in Italia si contano quasi 128mila imprese attive nel comparto bar, con 400mila addetti (di cui 285mila dipendenti, per il 58,9% donne) e un valore complessivo di oltre 20 miliardi di euro di consumi. Eppure, la fotografia resta impietosa: il tasso di sopravvivenza a cinque anni dall’apertura si ferma al 53%. In altre parole, quasi un bar su due non arriva al quinto compleanno.
La crisi di un modello da rivedere
Questi dati, spiega Fipe, sono la spia di una crisi di sistema. I bar italiani vivono da tempo la ricerca di una “compatibilità economica” che permetta di mantenere standard di servizio elevati senza sacrificare la sostenibilità delle attività. La prossimità, la rapidità e la qualità del servizio restano punti di forza, ma non bastano più. Servono modelli nuovi, capaci di rispondere a consumi sempre più frammentati e a una concorrenza che si muove su binari diversi.
«Le evidenze sullo stato di salute dei bar italiani mostrano come sia necessario un ripensamento del modello di business del comparto - ha dichiarato Stoppani. Con il cambiamento delle abitudini di consumo, la sfida di oggi è quella di trovare un nuovo punto di equilibrio per la sostenibilità economica delle attività: un imperativo urgente e necessario per continuare a garantire la funzione del bar quale presidio di socialità nonché elemento centrale anche per la qualificazione dell’offerta turistica. La tradizione italiana del bar è infatti un unicum nel mondo, che consente ai visitatori di vivere una esperienza autentica, che racchiude la cultura del nostro Paese».
Cultura, identità e sopravvivenza
A fare eco, Andrea Illy, che ha messo l’accento sul valore culturale e comunicativo del bar italiano: «Di tutte le attività commerciali al dettaglio, i bar sono quella che annoverano di gran lunga il più elevato numero di punti vendita e di contatti con il pubblico, paragonabile a quello dei media. Sono inoltre luoghi di cultura sociale e alimentare. Oltre ai servizi irrinunciabili che offrono, i bar sono un potentissimo strumento promozionale dell’Italia nel mondo e rappresentano un patrimonio da valorizzare. Accolgo dunque con entusiasmo la proposta del presidente Lino Stoppani di un progetto di un’importante filiera».
Il valore dei bar italiani resta infatti centrale nella quotidianità: dal cappuccino del mattino ai lunch bar che scandiscono le pause pranzo, fino ai cocktail bar che animano le serate, il bar accompagna ogni momento della giornata e continua a essere uno spazio di socialità, riconoscibile e trasversale. Eppure, dietro il bancone, il quadro resta critico. Come detto, più di 21mila attività scomparse in dieci anni sono il segnale di un settore che fatica a reggere, e il saldo negativo del 2025 rischia di peggiorare il bilancio di fine anno. Il bar italiano oggi si trova davanti a una sfida cruciale: sopravvivere.
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