Dal bar al TikTok: il caffè diventa il nuovo vino degli italiani
Il caffè cambia volto: consumi domestici in crescita, giovani che preferiscono drink e specialty a basso impatto ambientale, packaging innovativi e il sogno Unesco. Un rito che da semplice espresso diventa cultura, esperienza e identità italiana nel mondo. Per la Giornata Internazionale del Caffè l'intervista ad Antonello Carrossa (Diemme Caffè) indaga sulle ultime tendenze del settore
Redattore
Nella Giornata Internazionale del Caffè, il comparto italiano appare a un punto di svolta: i consumi domestici balzano, il ruolo del bar evolve e cresce l’attenzione verso sostenibilità, certificazioni e nuove esperienze sensoriali. Secondo lo studio “Tendenze del mercato italiano del caffè” realizzato da AstraRicerche per il Comitato Italiano del Caffè, oltre il 71,3% degli italiani consuma caffè ogni giorno e il 98,6% lo fa almeno occasionalmente. Un’altra ricerca segnala che l’espresso resta il rito inviolabile, mentre capsule e metodi alternativi guadagnano terreno in casa.
Istituita nel 2015 a Milano durante l’Expo per iniziativa dell’International Coffee Organization e dei suoi 77 stati membri, la Giornata Internazionale del Caffè continua ad accendere i riflettori sulla bevanda più consumata al mondo, seconda in graduatoria solo all’acqua, per sottolineare l'importanza di un'azione collettiva per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile nel settore globale del caffè. Dopo nove anni dalla sua istituzione rimane prioritaria la riflessione sul futuro della filiera e sulla necessità di sostenere pratiche eque e sostenibili. Ancora oggi, infatti, milioni di coltivatori affrontano condizioni di estrema difficoltà, ed è proprio questa ricorrenza a ricordarci quanto sia fondamentale scegliere e valorizzare produzioni rispettose dell’ambiente, dei lavoratori e della biodiversità.
In questo panorama, abbiamo intervistato Antonello Carrossa, direttore marketing di Diemme Caffè, storico marchio italiano del caffè attivo nel mondo della ristorazione ma che nella vendita diretta al pubblico, attraverso 16 brand store. Carrossa esplora i trend che stanno plasmando il futuro della bevanda: dall’influenza dei giovani consumatori, all’ascesa del caffè specialty, passando per le sfide ambientali come il cambiamento climatico, la tracciabilità delle origini e le innovazioni nel packaging. Si indaga anche il rapporto tra consumo fuori casa e domestico, e come il brand Diemme risponde a queste tendenze con proposte concrete, formazione e prodotti distintivi.
I principali trend del mercato del caffè
Secondo Antonello Carrossa oggi emergono due grandi tendenze parallele: una legata al mondo delle torrefazioni e l’altra ai consumi. «Da un lato - spiega Carrossa - cresce l’attenzione verso l’impatto ambientale, le certificazioni e la tracciabilità delle origini, un tema che non riguarda solo il caffè ma l’intero comparto alimentare. Dall’altro, assistiamo a un cambiamento culturale nei consumi: i giovanissimi bevono meno alcol e aprono la strada a nuove preparazioni a base di caffè nei locali».
Questa evoluzione ha dato vita a una maggiore creatività: drink innovativi e nuove ricette stanno conquistando spazio in un mercato che, soprattutto in Italia, era rimasto a lungo ancorato a proposte classiche come l’espresso e il cappuccino.
Il caffè come esperienza nella ristorazione
La ristorazione sta vivendo un passaggio cruciale. Per anni il caffè è stato percepito come un servizio marginale, oggi invece viene riconosciuto come parte integrante dell’esperienza gastronomica. «Un ottimo menù rischia di essere ricordato negativamente se si chiude con un caffè mediocre», osserva Carrossa. Sempre più ristoranti di medio-alto livello propongono carte del caffè con origini selezionate e metodi di estrazione alternativi, come il V60, affiancando l’espresso a nuove modalità di degustazione.
Evoluzione dei gusti e nuove tecniche di estrazione
L’apertura dei viaggi low-cost ha contribuito a diffondere esperienze gustative più ampie. Le nuove generazioni, soprattutto i teenager, si stanno abituando a tostature più chiare rispetto alla tradizione italiana, scoprendo note aromatiche diverse.
Diemme Caffè, con i suoi 16 locali di proprietà, utilizza queste realtà come laboratori di sperimentazione: «Testiamo nuove miscele e tostature, intercettando un pubblico giovane, internazionale e pronto a una visione più moderna del caffè», sottolinea Carrossa.
Consumi domestici e fuori casa: quale futuro?
Alla domanda su come evolverà il rapporto tra consumo domestico e consumo fuori casa, Carrossa evidenzia un dato chiaro: il mercato non si rivolge più solo agli adulti tradizionali, ma ha nei giovanissimi il principale motore di cambiamento.
I social network, e in particolare TikTok, stanno influenzando le scelte. Molti drink freddi a base di caffè vengono consumati anche in inverno grazie alla loro maggiore attrattiva visiva. Questo ha accelerato lo sviluppo di un mercato domestico sempre più qualificato.
Accanto alle macchine a capsule, crescono soluzioni più avanzate: «Oggi troviamo macchine espresso professionali per l’uso casalingo, AeroPress, V60 e altri sistemi che permettono di replicare a casa esperienze da coffee shop», afferma Carrossa. Secondo i dati osservati dall’azienda, il consumo in casa continuerà ad aumentare, con una domanda orientata alla qualità e alla varietà.
Il cambiamento climatico e le sfide delle coltivazioni di caffè
Il cambiamento climatico e l’apertura di nuovi mercati stanno incidendo profondamente sul settore del caffè. Carrossa sottolinea come oggi la questione non sia soltanto ambientale, ma anche commerciale: «In Asia, come in Cina e in India, la domanda di caffè sta crescendo in modo esponenziale, in territori che fino a pochi anni fa non erano interessati a questa bevanda. A fronte di questo aumento, però, l’offerta rimane sostanzialmente stabile, perché la pianta del caffè cresce solo a determinate altitudini e latitudini».
Alcuni Paesi, come la Cina, stanno sperimentando nuove coltivazioni, ma i volumi non riusciranno a soddisfare la domanda globale. È qui che entrano in gioco le certificazioni di qualità, strumenti essenziali per distinguere un prodotto industriale e massivo da un caffè certificato, tracciabile e riconosciuto per le sue origini e i suoi metodi di produzione.
«Nel 2025, un anno impegnativo in tutto il mondo, riaffermiamo il nostro impegno a camminare fianco a fianco, a favore del bene comune e ogni atto di condivisione delle conoscenze, ogni sforzo congiunto e ogni iniziativa di sostegno reciproco apre la strada a un settore del caffè resiliente, inclusivo e fiorente ed ecco perché il tema centrale per celebrare la Giornata Internazionale del Caffè di quest'anno è quello di abbracciare la collaborazione più che mai», spiega Alessandro Borea, presidente dell’Istituto Espresso Italiano (IEI).
Il settore del caffè sta affrontando una crisi senza precedenti, con un aumento dei prezzi delle materie prime fino al 90% su base annua e una crescente difficoltà nel reperire le varietà tradizionali. «L’intera filiera si trova sotto pressione – aggiunge Borea - le torrefazioni che puntano sulla qualità devono adattarsi continuamente per mantenere gli standard, mentre i costi di importazione e la speculazione sui mercati da parte delle commodities aggravano ulteriormente la situazione nella quale nonostante gli aumenti dei prezzi si riflettano sui listini, spesso i consumatori non percepiscono immediatamente l’impatto sulla tazzina».
«L’instabilità dell’offerta di caffè verde, la scarsità di stock di riserva nei paesi consumatori, il clima e l’incertezza economica del dollaro hanno creato un mercato tanto dinamico quanto complesso - aggiunge Massimiliano Fabian, Presidente della European Coffee Federation - La scarsità delle riserve nei paesi consumatori, la speculazione e i cambiamenti climatici rendono il mercato del caffè estremamente volatile e complesso da governare. Questa situazione, unita alle crescenti esigenze di sostenibilità e di attenzione agli aspetti salutistici da parte dei consumatori, rende indispensabile un’integrazione più profonda del sistema. La sfida principale per le aziende odierne consiste nel riuscire a inserire il settore in un contesto globale, integrando sempre di più sostenibilità, qualità e affidabilità lungo tutta la filiera»
Caffè specialty e nuove abitudini di consumo
Un altro tema centrale è quello del caffè specialty, sempre più apprezzato dalle giovani generazioni. «Il caffè specialty è un prodotto tracciato lungo tutta la filiera - dalla coltivazione all’arrivo in torrefazione - e riconosciuto per la qualità e la sostenibilità delle condizioni di lavoro», spiega Carrossa.
A differenza delle miscele tradizionali di arabica e robusta, il caffè specialty è generalmente un monorigine, una sorta di carta d’identità che ne rivela l’area precisa di provenienza. Questo approccio consente di valorizzare le peculiarità di ogni raccolto, esattamente come accade con il vino e l’uva.
«Ricordiamo che il caffè è un frutto - aggiunge Carrossa - e una tostatura rispettosa può esaltare una gamma di sapori che va ben oltre l’amaro o l’acidulo, restituendo note fruttate e floreali capaci di sorprendere i consumatori».
Ready to drink: nuove opportunità per il mercato
Il settore del caffè ready to drink sta vivendo una fase di crescita. Non sempre, però, si tratta di un prodotto di bassa qualità: esistono possibilità di sviluppo anche in segmenti premium. «La caffetteria tradizionale rimane la base del consumo mondiale - osserva Carrossa - ma cambiando il formato della bevanda nascono nuove opportunità. In questo campo, le grandi aziende della gdo avranno un ruolo centrale, mentre le torrefazioni artigianali potrebbero orientarsi su proposte di nicchia e di maggiore qualità».
Secondo Carrossa, il futuro vedrà una distinzione sempre più netta: da una parte i grandi gruppi industriali che presidiano la grande distribuzione, dall’altra le torrefazioni indipendenti che puntano su qualità, storytelling e relazioni B2B.
Benessere, salute e nuove opzioni di consumo
Un altro aspetto chiave riguarda il legame tra caffè e benessere. La riduzione del consumo di alcolici tra i giovani, registrata in molti Paesi europei, sta aprendo nuovi spazi al caffè e alle bevande correlate.
«Il tema della salute è importante, ma non va estremizzato - precisa Carrossa -. Così come accaduto per il gluten free o per i prodotti vegani, anche il decaffeinato o i caffè funzionali non devono essere visti come opzioni medicali, ma come alternative di consumo disponibili per tutti».
Il mercato, quindi, si sta orientando verso una sempre maggiore varietà, con proposte che rispondono a esigenze diverse e ampliano le possibilità di scelta per i consumatori.
Packaging, sostenibilità e blockchain nel futuro del caffè
Il tema del packaging del caffè e della sostenibilità sta assumendo un ruolo sempre più centrale a livello mondiale. Secondo Carrossa, ci troviamo oggi in una fase iniziale, «un punto zero» in cui le tecnologie stanno appena iniziando a ridisegnare la filiera. La blockchain, ad esempio, rappresenta lo strumento ideale per garantire la tracciabilità del caffè, dalla coltivazione fino alla tazzina, offrendo trasparenza e valore al consumatore.
Sul fronte del confezionamento, le aziende stanno lavorando a nuove soluzioni per facilitare lo smaltimento dei materiali e ridurre l’impatto ambientale. «Si stanno sviluppando prodotti innovativi che eliminano le laminazioni, semplificando lo smaltimento senza compromettere la qualità del caffè e la sua corretta conservazione». Parallelamente, emergono soluzioni come capsule compostabili o sistemi di recupero e gestione delle capsule esauste. «Il futuro si sta scrivendo ora», sottolinea Carrossa, prevedendo cambiamenti significativi nei prossimi tre anni.
Consumo fuori casa: come cambia l’esperienza del caffè
Lo scenario del consumo di caffè fuori casa è stato profondamente trasformato dallo smart working. La diffusione dei cosiddetti «terzi luoghi», spazi ibridi tra casa e ufficio, ha modificato anche le esigenze dei consumatori.
«Oggi i locali non sono più solo bar mordi e fuggi, ma luoghi in cui si trascorre tempo», osserva Carrossa. Di conseguenza, cresce la richiesta di bevande più complesse e durature rispetto al classico espresso al banco. Latte e bevande vegetali si affermano come alternative molto apprezzate, aprendo la strada a preparazioni come flat white, cappuccini arricchiti e nuove ricette di derivazione anglosassone. La caffetteria moderna diventa così un punto di incontro in cui qualità e varietà si uniscono a spazi accoglienti e permanenze più lunghe.
Il rito del caffè italiano verso l’Unesco
Negli ultimi mesi è stato presentato il progetto di candidatura del rito del caffè espresso italiano a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco. Per Carrossa si tratta di un’iniziativa coerente con quanto avvenuto in passato con i riconoscimenti Dop e Doc. «Probabilmente non cambierà radicalmente il percepito, ma contribuirà ad attestare ufficialmente il valore culturale e identitario di questa bevanda». Ovvio che, nella Giornata Internazionale del Caffè, questo sia uno dei temi principali sul tavolo.
Questa candidatura è appoggiata anche da molti altri importanti player del settore. Nel quadro delle celebrazioni promosse dal Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale, per esempio, a Trieste l’Antico Caffè San Marco ospiterà il convegno “L’espresso italiano oltre il caffè - Un rito culturale come patrimonio immateriale dell’umanità”, dedicato alle strategie di valorizzazione di questa pratica unica.
Anche Essse Caffè, storica torrefazione bolognese, sostiene attivamente questo percorso. La candidatura Unesco, per Essse Caffè, rappresenta non solo un riconoscimento del rito espresso italiano, ma anche un’occasione per ribadire il suo valore come patrimonio condiviso, capace di unire le persone oltre le differenze. «Il rito del caffè appartiene alla nostra quotidianità e alla nostra identità culturale - ha dichiarato Agata Segafredo, Communications Director di Essse Caffè - Con questa iniziativa abbiamo voluto dimostrare che il caffè non è soltanto una bevanda, ma un’esperienza capace di creare relazioni, generare inclusione e raccontare l’Italia, tutta, nel mondo. La candidatura Unesco rappresenta il riconoscimento di un patrimonio condiviso che supera ogni differenza».
L’approccio consulenziale di Diemme Caffè
Alla domanda su come Diemme Caffè stia interpretando i trend globali, Carrossa spiega: «Il nostro obiettivo è diventare sempre meno un’azienda di prodotto e sempre più un’azienda di consulenza».
Il lavoro parte dall’Academy Diemme, centro di ricerca e formazione, dove vengono sviluppate nuove ricette. Le proposte vengono poi testate nei 16 locali in Italia e in quelli internazionali, per essere successivamente trasferite ai clienti con un approccio consulenziale.
Un esempio concreto riguarda i drink a base di caffè e latte o con bevande vegetali, oggi molto richiesti da un pubblico giovane e attento. Questi prodotti, dopo una fase di sperimentazione, vengono messi a disposizione dei clienti attraverso programmi di formazione e affiancamento, sia direttamente nei locali sia nella sede aziendale.
Carrossa sottolinea: «Il nostro ruolo è accompagnare i clienti nella scoperta delle nuove evoluzioni del caffè. Non solo bar tradizionali, ma anche pasticcerie, bakery e spazi ibridi stanno diventando luoghi centrali per questa bevanda. È per questo che ci consideriamo sempre più partner consulenziali, prima ancora che fornitori».
Sostenibilità e certificazioni nella filiera del caffè
Per Diemme Caffè il tema della sostenibilità del caffè e della filiera etica è centrale, ma richiede scelte consapevoli. «Siamo in una fase bulimica di certificazioni - spiega Carrossa - con un panorama sovraccarico di sigle che rischia di perdere di valore se non accompagnato da una conoscenza reale della storia e delle motivazioni che stanno dietro a ciascuna di esse».
L’azienda ha quindi deciso di selezionare con attenzione le certificazioni da adottare. Una di queste è la Rainforest Alliance, che interessa alcuni prodotti della gamma. In altri casi, come per la monorigine Congo, Diemme Caffè collabora con una piccola realtà specializzata nel garantire condizioni di lavoro eque e un trasporto trasparente del caffè. «Il tema del trasporto - sottolinea - è spesso una zona d’ombra nella filiera, talvolta legata a corruzione e dinamiche violente. Scegliere partner che operano nel rispetto di valori etici significa contribuire a interrompere questi meccanismi».
Per assicurare coerenza tra visione aziendale ed etica, l’azienda si affida anche a consulenti esterni in grado di guidare le decisioni in un contesto complesso e in costante evoluzione.
Eventi e iniziative per la Giornata Internazionale del Caffè
In occasione della Giornata Mondiale del Caffè, Diemme Caffè ha lanciato la prima edizione di un evento speciale dedicato ai baristi dei propri locali. «Si chiama Master Barista - racconta Carrossa - ed è un concorso che vuole valorizzare creatività e competenze tecniche».
Quattro finalisti, selezionati tra i partecipanti, si sfideranno presso la Diemme Academy di Padova in diverse prove: dalla regolazione della macinatura al tipo di estrazione, fino alla creazione di drink originali a base di caffè. Il drink vincente entrerà ufficialmente nella carta dei locali della catena Diemme Experience e diventerà una nuova proposta disponibile per tutti i clienti.
L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con Fabbri 1905 e con Instead of Milk, partner per le bevande vegetali. Oltre al riconoscimento per il barista vincitore, i quattro finalisti avranno accesso a masterclass di formazione dedicate, offerte dai partner.
«È una competizione tecnica ma anche un momento di festa - conclude Carrossa - perché il lavoro dei baristi deve unire professionalità e passione. Crediamo che eventi come questo possano diventare appuntamenti ricorrenti, capaci di rafforzare la cultura del caffè e di coinvolgere sempre più persone».
Le prospettive internazionali del caffè
Guardando oltre i confini nazionali, il mercato globale del caffè presenta opportunità significative per i produttori che sanno coniugare qualità certificata, trasparenza e nuove tecnologie. Mercati emergenti in Asia, Africa e Sud America mostrano una domanda crescente di caffè con origine definita e metodi di produzione sostenibili. Carrossa sottolinea che questi segmenti saranno sempre più centrali per brand italiani che vogliono espandersi senza perdere autenticità.
La sfida sarà mantenere alto lo standard nella filiera, preservare l’identità dei monorigine e offrire esperienze diverse nei canali fuori casa, includendo formati ready-to-drink, bevande fredde e drink a base di caffè. Restano cruciali anche le collaborazioni internazionali, le certificazioni etiche e l’adozione di processi produttivi innovativi.
«Il futuro del caffè - osserva ancora Massimiliano Fabian - potrà essere vincente se il settore saprà integrare esigenze etiche, innovative e commerciali, lavorando con spirito di collaborazione tra produttori, industrie, ONG e istituzioni. Più l’integrazione sarà etica e condivisa, più il settore sarà forte e resiliente. Parallelamente, l’attenzione crescente verso la cultura del caffè, con la diffusione di prodotti speciali e di nuove modalità di consumo, come ad esempio il “cold brew”, testimonia un mercato in evoluzione e un consumatore sempre più consapevole nei confronti della qualità del prodotto».
Il futuro del caffè italiano sarà dunque un equilibrio delicato tra tradizione e innovazione. L’espresso resta il simbolo, ma non può più bastare da solo. Giovani, sostenibilità, nuovi format e mercati globali stanno ridefinendo le regole di un settore che vale identità culturale oltre che fatturato. La candidatura Unesco non è solo un riconoscimento formale: è la sfida per trasformare un rito quotidiano in patrimonio universale, proteggendo ciò che rende unico il nostro caffè e aprendolo al mondo con una visione moderna, consapevole e inclusiva.
Nessun commento:
Posta un commento