Turismo e ristorazione, più occupati ma poche nuove imprese
Secondo gli ultimi dati Istat sul 2023, il settore ha chiuso l’anno con un fatturato oltre i 116 miliardi. Su occupazione e investimenti, ma la ripresa è passata più dalla tenuta che dall’apertura di nuove attività, in un contesto segnato da costi elevati, margini sottili e consumi ancora altalenanti
Il 2023 ha riportato ossigeno al mondo del turismo e della ristorazione, ma non per tutti. Secondo gli ultimi dati Istat, il settore ha chiuso l’anno con un fatturato complessivo di oltre 116 miliardi di euro, in aumento di circa il 16% rispetto al 2022. I numeri sono buoni, ma non raccontano solo una crescita: dietro la ripresa del giro d’affari restano le ferite di anni complicati, fra costi in aumento e tante attività che hanno dovuto abbassare le serrande.
Il quadro generale, però, ha confermato la capacità del comparto di resistere, riorganizzarsi e ripartire. Le imprese sono cresciute di poco, ma hanno lavorato meglio, con più occupati, più investimenti e un valore aggiunto in aumento.
Alloggio: più addetti e più fiducia, la crescita è nella stabilità
Il comparto dell’alloggio - che comprende hotel, B&B, campeggi, agriturismi e case vacanza - ha chiuso il 2023 con 60.113 imprese e 326.431 addetti, di cui oltre 260mila dipendenti. Il fatturato ha superato i 36,6 miliardi di euro, mentre il valore aggiunto ha raggiunto i 17 miliardi. Nel 2022 le imprese erano 57.363, gli addetti 300 mila e il fatturato 31,2 miliardi.
In un anno, gli addetti sono aumentati dell’8,8%, e il fatturato è salito del 17%. Gli investimenti, passati da 2,1 a 3,6 miliardi, hanno segnato un +67%, il dato più dinamico del comparto. Molti operatori, ricordiamo, hanno scelto di consolidare la propria attività anziché espandersi, puntando su riqualificazioni, comfort e sostenibilità. In poche parole, la crescita non è stata "euforica", ma ha mostrato un comparto più solido e consapevole, capace di investire per durare.
Ristorazione: meno imprese, più produttività
La ristorazione - che include bar, ristoranti, pizzerie, trattorie e servizi di catering - ha sì confermato (ancora una volta) il suo peso nella filiera turistica, anche se il numero di imprese è leggermente calato. Nel 2023 se ne sono contate 269.338, contro le 271.744 del 2022. Il fatturato, però, complice anche (va ricordato) l’inflazione, ha continuato a crescere, passando da 69,7 a 80,2 miliardi di euro (+15%), e il valore aggiunto è salito da 24,5 a 29 miliardi.
Gli addetti sono aumentati di circa 70mila unità, mentre gli investimenti sono calati a quasi 2,4 miliardi di euro (rispetto ai circa 2,7). Dietro la tenuta dei conti c’è stata una selezione naturale: tante attività, come detto, non ce l’hanno fatta, ma chi ha resistito ha lavorato di più e meglio, puntando su qualità e personale più stabile. In molti casi, le chiusure hanno lasciato spazio a imprese più strutturate, capaci di reggere i costi e innovare l’offerta.
Un comparto resiliente, tra equilibrio e nuove sfide
Nel complesso, turismo e ristorazione hanno raccolto risultati incoraggianti. Le imprese sono aumentate di appena 344 unità rispetto al 2022, ma gli addetti sono cresciuti di quasi 96mila, e il valore aggiunto complessivo è salito di oltre 7 miliardi di euro.
La ripresa, insomma, non è passata dai numeri delle aperture, ma da una maggior capacità di tenuta. Dopo anni difficili, il 2023 ha rappresentato un momento di equilibrio: meno improvvisazione, più sostanza. Un settore che ha smesso di inseguire la quantità e ha riscoperto il valore della continuità, in attesa di capire se i dati del 2024 sapranno confermare questa ripartenza paziente ma reale.
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