Non solo Lambrusco: l’Emilia si racconta
con il vino, i sapori
e il paesaggio
Grazie al progetto Emilia Wine Experience è possibile scoprire il territorio tra Piacenza e Parma, attraverso 8 itinerari che esplorano paesaggi, borghi storici e sapori autentici. Dalle vigne ai castelli, dalle specialità Dop come Culatello e Prosciutto di Parma ai vini della zona, è un viaggio sensoriale tra enogastronomia, cultura e natura, anche via QR Code per pianificare l'avventura
Dalle dolci ondulazioni dei Colli Piacentini all'Appennino parmense, passando per borghi storici, cantine accoglienti e paesaggi che sanno di casa: otto itinerari pensati per scoprire la provincia di Piacenza e quella di Parma, attraversando i Colli Piacentini, il corso del fiume Po, la Bassa Parmense e i suggestivi Colli di Parma fino all’Appennino.
Ogni percorso è accessibile in auto, in bici, a piedi o accompagnati da guide specializzate. Lungo il cammino, si incontrano cantine, enoteche, musei del vino e del cibo, ma anche castelli, borghi storici, ristoranti tipici e agriturismi per una sosta all’insegna del gusto e dell’ospitalità.
- La Via dei Vigneti
- I Sette Colli di Bacco
- Profumi del Vino e Magia dei Borghi
- La Valle dei Sapori e delle Fiabe
- Il Tempo dell’Acqua
- I Segreti del Grande Fiume
- I Profumi nell’antica Valle dei Cavalieri
- I Tesori del Bosco Lungo le Strade dei Pellegrini
Enogastronomia e cultura da vivere sul territorio
La mappa digitale dei percorsi è consultabile attraverso un QRCode che collega al sito ufficiale emiliawineexperience.it, dove è possibile pianificare ogni tappa. I visitatori possono scoprire le produzioni locali, dialogare con artigiani e produttori, partecipare a degustazioni guidate o semplicemente lasciarsi sorprendere dalla bellezza del paesaggio. Il viaggio diventa così un’esperienza profonda, che valorizza il legame tra cibo, territorio e cultura.
Un progetto di valorizzazione del territorio, quello di Emilia Wine Experience, che mira a promuovere il turismo enogastronomico nelle province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, attraverso il racconto delle eccellenze vitivinicole e agroalimentari, in particolare quelle delle cinque Strade dei Vini e dei Sapori dell'Emilia. Nato tra il 2022 e il 2023 dalla collaborazione tra le province, le Strade dei Vini e Sapori e la Destinazione Turistica Emilia, è un insieme di esperienze che vanno dalle degustazioni in cantina, alle visite guidate, ai cooking class e molto altro, coinvolgendo le aziende agricole e i ristoranti aderenti.
L'iniziativa conferma anche quest'anno un'offerta potenziata e un impatto territoriale rinnovato e soprattutto si inserisce in un importante rilancio promozionale del territorio che ha già riscosso risultati positivi negli scorsi anni e vanta il sostegno concreto della Regione. Pensato non solo per gli appassionati di vino o gastronomia, ma anche per le famiglie e gli amanti del turismo lento e delle esperienze “slow” e autentiche, è un vero e proprio invito ad intraprendere un viaggio che va oltre la semplice degustazione, anzi incoraggia gli avventori a perdersi tra diversi itinerari che portano alla scoperta di profumi di campagna, antichi borghi, cantine accoglienti e panorami che cambiano colore a ogni curva, celebrando il profondo legame tra enogastronomia, cultura e paesaggio.
1) La Via dei Vigneti
Punto d’accesso privilegiato per chi arriva da Nord-Ovest, Castel San Giovanni è il primo grande centro urbano che introduce alla scoperta della Val Tidone. Con un centro storico elegante, tra decorazioni Liberty e accenti Déco, la cittadina conserva numerose tracce del suo passato strategico. Fondata nel 1290 dal Comune guelfo di Piacenza come baluardo difensivo, ha cambiato volto nel periodo barocco, quando le famiglie nobiliari scelsero di trasformare le cascine in ville da villeggiatura.
Arte e cultura tra collegiata, teatro e ville storiche
Tra i principali punti di interesse, spicca la Collegiata di San Giovanni Battista, edificio gotico che custodisce preziose opere quattrocentesche, tra cui il Polittico di Antonio Burlengo e il Crocefisso dei fratelli Del Maino.
Merita una sosta anche il Teatro Verdi, inaugurato nel 1823 all’interno dell’antico Oratorio di Santa Giustina e oggi sede della stagione lirica cittadina. A pochi passi, Villa Braghieri - oggi biblioteca pubblica - conserva ambienti affrescati tra Sette e Ottocento: la Sala del Biliardo, la Sala della Musica, il Bagno Rosa e un giardino trasformato in parco. L’atmosfera? Quella rilassata e un po’ fuori dal tempo delle dimore storiche emiliane.
Le colline di Creta e i filari della Val Tidone
Dalla frazione collinare di San Marzano, in autunno punteggiata dalle fioriture di zafferano, parte La Via dei Vigneti: un anello panoramico da esplorare in auto o, per chi vuole guadagnarsi il panorama, in bicicletta. Il percorso attraversa campagne ricche di foraggio, grano, mais e pomodori, per poi aprirsi - quasi all’improvviso - su una distesa di vigneti.
Si sale verso Creta, località il cui nome rimanda all’argilla usata per i mattoni (più storia locale di così, si muore), poi si ridiscende a Ganaghello lungo una strada immersa nei colori e nei profumi della vite. La tradizione vinicola qui è antichissima: ci sono tracce risalenti addirittura all’età del ferro. Chi viene per il vino, spesso resta per la vista.
Il gusto dei pissarei e fasö, simbolo della cucina piacentina
Durante il tragitto, numerosi ristoranti servono piatti tipici della tradizione locale. Tra i più amati (e replicati) ci sono i pissarei e fasö: gnocchetti di pane conditi con sugo di fagioli borlotti. Un tempo erano cucina povera, oggi sono uno dei simboli gastronomici più riconoscibili del territorio.
L’impasto, a base di farina e pane raffermo, veniva lavorato con acqua calda e modellato con il pollice. Si dice fosse una dote fondamentale per le future spose. Oggi si trovano anche in versione take-away, nei laboratori artigianali della zona, per essere gustati con calma anche a casa - magari con un calice dei Colli Piacentini ad accompagnare.
2) I Sette Colli di Bacco
Il territorio di Ziano Piacentino, nel cuore dell’Alta Val Tidone, è un susseguirsi di curve dolci, filari ordinati e paesaggi che sembrano usciti da una cartolina. Con la più vasta superficie vitata della provincia di Piacenza - e una delle più ampie in tutta l’Emilia-Romagna - Ziano è un vero regno del vino. Qui crescono i vitigni simbolo del territorio: Barbera, Croatina (nota anche come Bonarda), Malvasia di Candia Aromatica e Ortrugo. Tante le aziende in cui fermarsi per un calice di Gutturnio o una Malvasia dai profumi intensi, magari con vista panoramica sulla vallata. Perché anche l’occhio, in fondo, vuole la sua parte.
Borghi e architetture tra Vicobarone e Ziano
Il percorso tocca piccoli borghi antichi, dove ogni chiesa ha una storia e ogni pietra sembra parlare. A Vicobarone - documentato già nel IX secolo tra i possedimenti dell’abbazia di Bobbio - vale la pena visitare la Chiesa di San Colombano, con opere di Bernardino Pollinari e Francesco Scaramuzza. Poco distante, l’oratorio barocco di San Rocco, legato all’usanza delle “doti” per le giovani fanciulle: un aiuto concreto... e un segno dei tempi.
A Ziano - sede comunale dal 1888 - si trova l’Enoteca dei Sette Colli, punto di riferimento per chi vuole scoprire (o riscoprire) i vini locali. Da vedere anche la Chiesa di San Paolo, l’antico castello e la torre superstite che domina il paese. Un piccolo concentrato di storia, cultura e sapori.
L’anello di San Lupo e i panorami della Val Tidone
L’Anello di San Lupo è un itinerario circolare perfetto sia per un’escursione in bici che per una gita in auto. Si parte da Seminò e si attraversano le località di Vicomarino e Albareto, prima di fare ritorno al punto di partenza. Un percorso che alterna paesaggi agricoli, boschi e vedute da cartolina.
Una delle soste più suggestive è al Sacello di San Lupo, in località Pollo: un punto panoramico che abbraccia con lo sguardo l’intera Val Tidone fino alle Alpi lombarde. Il piccolo edificio, costruito nel XIX secolo in forma circolare con cupola centrale, fu voluto come ex voto per una guarigione miracolosa. Misticismo e bellezza naturale, tutto in uno.
Montalbo e Corano: colline, chiese e castelli
All’ingresso della frazione di Montalbo, la vista è rapita dalla Chiesa di San Cristoforo, circondata da vigne e riconoscibile dal grande cupolone in rame. Una scena che sembra disegnata apposta per chi ama scattare foto - o semplicemente per fermarsi a guardare.
A Corano, borgo medievale dalla pianta urbanistica concentrica, si cammina tra vicoli che portano fino alla Chiesa di Sant’Antonino, risalente al XIV secolo. A sorvegliare i vigneti, il castello-torrione: elemento che rompe la linea del paesaggio e invita a immaginare storie d’altri tempi.
Il Sentiero del Tidone e il Mulino del Lentino
Per chi ama la natura e le camminate, il Sentiero del Tidone è un must: costeggia l’omonimo torrente fino a raggiungere il Mulino del Lentino, nel comune di Nibbiano.
Qui si trova un piccolo museo dedicato all’arte molitoria, che racconta la storia agricola della valle e il ruolo cruciale dell’acqua nel lavoro quotidiano. Un luogo silenzioso, perfetto per ricordarci quanto siano profondi - e spesso invisibili - i legami tra paesaggio, cultura e fatica contadina.
Il Batarò e i Salumi Dop Piacentini
E per finire… si mangia. Impossibile lasciare l’Alta Val Tidone senza aver assaggiato il Batarò De.Co., un antico pane contadino steso a mano e cotto ad alte temperature fino a gonfiarsi. Caldo, croccante, profumato: perfetto da farcire.
Dentro? I grandi classici: Coppa, Salame e Pancetta Piacentini Dop. La provincia di Piacenza è infatti l’unica in Italia a vantare ben tre salumi a Denominazione di Origine Protetta. Un piccolo miracolo della norcineria emiliana, certificato dal 1996 e più attuale che mai.
3) Profumi del Vino e Magia dei Borghi
Il territorio attraversato dal fiume Nure è un piccolo mosaico di paesaggi diversi: dai boschi appenninici alle colline vitate, dai castelli medievali ai borghi storici. Una zona che invita a rallentare, respirare a fondo e lasciarsi guidare da tre grandi alleati: i profumi del vino, i colori della natura e i sapori genuini della cucina piacentina.
Podenzano, capitale del pomodoro e crocevia cicloturistico
Podenzano, moderno centro di pianura dalle origini antiche, è ancora oggi punto di riferimento per la coltivazione del pomodoro piacentino e la sua trasformazione. Tra le architetture più rilevanti ci sono il castello dei Malaspina, oggi sede comunale, e la chiesa parrocchiale, impreziosita dagli affreschi del pittore Luciano Ricchetti.
I percorsi cicloturistici della zona attraversano le frazioni di Verano, Maiano, Altoè, Turro e San Polo, fino a raggiungere l’area golenale del Nure, una riserva naturalistica tutta da scoprire. Resiste anche l’antica tradizione artigianale del ferro battuto, ancora viva in botteghe e officine locali.
Grazzano Visconti, il borgo neomedievale
Uno dei luoghi più suggestivi dell’intera area è Grazzano Visconti, borgo in stile neomedievale ideato da Giuseppe Visconti di Modrone agli inizi del Novecento. Tra vicoli in cotto, botteghe artigiane, statue e affreschi, si respira un’atmosfera sospesa nel tempo. E sì, qui anche una passeggiata diventa esperienza.
Posto nel verde del parco storico, il castello di Grazzano Visconti, costruito nel 1395, domina l’intero complesso. Da qui partono percorsi ciclopedonali verso Vigolzone e la Val Trebbia, lungo il tracciato dell’antica Via dei Mulini.
Vigolzone, tra castelli, musei e prodotti De.Co.
Ai piedi delle colline piacentine, Vigolzone è un borgo che ha saputo custodire il proprio legame con il mondo del vino. Il fiore all’occhiello è il Museo della Vite e del Vino “Fernando Pizzamiglio”, ospitato presso l’azienda La Tosa: oltre 400 oggetti, tra attrezzi e documenti storici, più una biblioteca specializzata con oltre 1100 volumi.
Non mancano altri luoghi d’interesse: la Chiesa dei Santi Mario e Giovanni Battista, il Castello Anguissola (oggi residenza privata) e soprattutto il famoso tortello con la coda, prodotto De.Co. dalle origini leggendarie. Si dice sia nato proprio qui, nel castello di Vigolzone, nel 1351, e servito per la prima volta a tavola… nientemeno che a Francesco Petrarca.
Villò e Albarola: vigne, vin santo e fichi
Il viaggio prosegue lungo la via ciclopedonale che collega Vigolzone a Villò e Albarola, un tempo noti per mulini e cartiere, oggi meta per chi cerca buon vino e atmosfere rurali autentiche. Le cantine del territorio offrono i migliori vini Doc dei Colli Piacentini, comprese alcune chicche come il prezioso Vin Santo di Albarola.
E per chi ha il palato più goloso, c’è un’altra sorpresa: i fichi. Introdotti grazie ai Gesuiti, hanno dato vita alla torta di fichi De.Co., un dolce tipico che celebra la biodiversità locale e la dolcezza dei sapori antichi.
4) La Valle dei Sapori e delle Fiabe
Un anello ciclabile e pedonale di circa 40 km unisce Podenzano, Vigolzone, Ponte dell’Olio e San Giorgio Piacentino, seguendo il corso del fiume Nure per poi piegare verso Carpaneto e Gropparello, nella verde Val Chero. Si pedala - o si cammina - tra strade secondarie, sentieri sterrati e panorami bucolici, lasciandosi guidare da ciò che davvero conta: natura, sapori, borghi e silenzi.
San Giorgio Piacentino: castelli, pievi e la quiete del Riglio
Alle origini longobarde di San Giorgio Piacentino si aggiungono elementi di interesse storico e artistico. La Chiesa di San Giorgio, del XVII secolo, conserva ancora la torre dell’antica pieve. Il Castello Anguissola Scotti, nato con funzione difensiva nel X secolo, ha subito diversi rimaneggiamenti, mentre la Rocca di San Giorgio, attribuita al Vignola, è oggi una residenza privata in stile villa-fortilizio.
Vale la pena deviare verso la Valle del Riglio, ancora poco antropizzata e famosa per la raccolta di funghi. Ruscelli, cascate e boschi la rendono perfetta per chi cerca un angolo di natura autentica e ama il trekking slow senza fretta né meta.
Carpaneto Piacentino: arte, storia e Gutturnio
Centro principale della Val Chero, Carpaneto Piacentino è un insieme di passato medievale e arte del Novecento. Il Palazzo Scotti, un tempo castello e oggi sede comunale, ospita le aeropitture futuriste realizzate nel 1934 da Osvaldo Bot. La Chiesa dei Santi Fermo e Rustico, ristrutturata nel XV secolo, si arricchì nel Novecento di una nuova torre campanaria.
In questa zona nasce uno dei vini-simbolo della provincia: il Gutturnio, da uve Barbera e Croatina, compagno ideale per la Coppa Piacentina Dop - dal profumo avvolgente - e per il Grana Padano Dop, formaggio a pasta dura dal gusto armonico e inconfondibile.
Gropparello: castello, fiabe e olio extravergine biologico
Circondato da boschi e silenzi, Gropparello conserva l’anima di borgo antico. Il suo castello, affacciato sulle gole del Vezzeno, è tra i più ben conservati esempi di architettura difensiva medievale. Ma la sua vera magia è oggi quella del Parco delle Fiabe, una meta apprezzata da famiglie e viaggiatori romantici.
La vocazione culturale non manca: nel borgo dei Gelati, paese natale del pittore Bruno Cassinari, spuntano murales e opere ispirate alla sua arte, mentre l’antico borgo dei Bersani è decorato con affreschi fiabeschi che sembrano usciti da un libro illustrato.
Infine, un ritorno al gusto: negli ultimi anni, l’olivicoltura biologica ha trovato nuova linfa grazie a piccoli produttori locali. Il primo olio extravergine piacentino certificato nasce proprio qui, lavorato con metodi artigianali e pensato per valorizzare un’antica alleanza: quella tra l’uomo e la sua terra.
5) Il Tempo dell’Acqua
Lungo la Ciclovia del Po, nel tratto che attraversa la pianura piacentina, si snoda un itinerario ciclabile tra strade sterrate e asfaltate, argini e campagne, che da Piacenza arriva a Monticelli d’Ongina. Un percorso rilassante ma mai monotono, costellato da zone umide e oasi naturalistiche dove è facile incontrare aironi cenerini, aironi rossi e perfino il falco di palude. Ideale per chi vuole rallentare e lasciarsi sorprendere dalla quiete del Grande Fiume.
Monticelli d’Ongina: castello, musei e cucina del fiume
Qui la storia non si limita a qualche facciata d’epoca: la Rocca Pallavicino Casali (1420) è ancora circondata da un fossato e custodisce una cappella affrescata dal pittore Bonifacio Bembo.
Al suo interno, tre musei raccontano l’identità del territorio: uno etnografico, uno dedicato al fiume e uno alla civiltà contadina. Reti da pesca, nasse intrecciate, utensili ormai scomparsi: un tuffo nella quotidianità di un tempo. E se viene fame, si può puntare sull’anguilla in umido alla piacentina o sugli anvein, gli anolini della festa.
Isola Serafini: tecnologia e biodiversità nel cuore del Po
L’unica isola abitata del Po? Esiste, ed è anche un concentrato di tecnologia. Isola Serafini ospita la centrale idroelettrica ad acqua fluente più grande d’Italia, una conca di navigazione e un passaggio per la risalita dei pesci, visitabile su prenotazione.
Un esempio di come l’intervento umano possa convivere con la natura, nel rispetto dell'ambiente.
San Pietro in Cerro: arte contemporanea tra le mura del castello
Un viale alberato porta al Castello di San Pietro in Cerro, edificio rinascimentale con cortile loggiato e cammino di ronda. Ma non ci si ferma alla pietra e alla storia: qui vive anche l’arte contemporanea, grazie al MIM - Museum in Motion, che ospita una collezione in evoluzione continua.
Nei sotterranei, invece, si viaggia in Cina: la Collezione dei Guerrieri di X’ian riproduce in scala reale l’esercito in terracotta dell’imperatore Qin.
Aglio bianco Igp, Cacio del Po e Grana Padano: i sapori autentici del territorio
La pianura piacentina ha un’identità ben definita anche a tavola. Il protagonista è l’aglio bianco piacentino Igp, profumato, delicato e a lunga conservazione.
Si affiancano il Cacio del Po, formaggio vaccino dalla pasta tenera con occhiature di varia dimensione e stagionatura tra 60 e 120 giorni, e il Grana Padano Dop, un classico che non ha bisogno di presentazioni. Ottimo da solo, perfetto per chiudere una pedalata con gusto.
6) I Segreti del Grande Fiume
Tra Colorno e Busseto, nella Bassa parmense, si snoda un itinerario tra borghi fluviali, osterie e campagne ciclabili, che alternano nebbie d’inverno e calure estive. Un paesaggio dal fascino sospeso, dove la cultura contadina incontra l’eccellenza gastronomica. Protagonista indiscusso: il Culatello di Zibello Dop, il Re dei salumi.
Sissa Trecasali: rocche, boschi e salumi di pregio
A dominare il paesaggio è la Rocca dei Terzi, con il suo torrione alto 27 metri e un raro orologio meccanico del Cinquecento. Il borgo, un tempo porto fluviale strategico, è oggi circondato dal verde dei Boschi di Maria Luigia: 40.000 metri quadrati di ambiente naturale attrezzato, perfetto per una pausa rigenerante.
Tra i salumi storici della zona non può non mancare un assaggio della Spalla Cruda di Palasone, prodotta ancora oggi con tecniche artigianali secolari, tramandate fin dal XII secolo.
Roccabianca: castelli, distillati e teatro
Adagiata tra il Po e il Taro, Roccabianca racconta una storia d’amore: quella tra Bianca Pellegrini e Pier Maria II de’ Rossi, che fece costruire la Rocca in suo onore.
Nelle sue cantine si trovano le origini della distillazione locale, oggi continuata da un’azienda attiva nel territorio con liquori artigianali. Il Teatro Arena del Sole, risalente al 1946, conserva nove statue di Verdi scolpite da Ettore Ximenes: un piccolo gioiello culturale della Bassa.
Polesine e Zibello: il cuore del Culatello di Zibello Dop
Uniti dall’argine maestro del Po, Polesine e Zibello sono i centri vitali della produzione del Culatello di Zibello Dop, salume nobile e raro, affinato in cantine umide naturali e lavorato con maestria secondo un rigido disciplinare.
A Zibello, il Museo del Culatello racconta l’antico mestiere del Masalén, il norcino locale, attraverso oggetti, fotografie e testimonianze. Da non perdere la Chiesa della Beata Vergine di Loreto, con il suo campanile ispirato al Torrazzo di Cremona.
San Secondo Parmense: potere, storia e salumi amati da Verdi
Centro nevralgico del passato, San Secondo Parmense vanta la maestosa Rocca dei Rossi, simbolo del potere nobiliare locale. Ma il borgo è noto anche per la Spalla Cotta di San Secondo, salume dal gusto delicato, prediletto da Giuseppe Verdi.
Da servire tiepida, accompagnata da torta fritta, giardiniera e un calice di Fortana del Taro: un abbinamento che racconta la vera anima della Bassa parmense.
7) I Profumi nell’Antica Valle dei Cavalieri
Tra le colline e le montagne che separano l’Emilia dalla Toscana, si apre un territorio dove enogastronomia, arte, natura e ospitalità si incontrano in un paesaggio che sembra uscito da un racconto. Siamo nel bel mezzo della Biosfera Unesco Appennino Tosco Emiliano, patria di uno dei salumi più noti d’Italia: il Prosciutto di Parma Dop, reso unico da quel tocco segreto chiamato vento Marino, che soffia dal Mar Ligure e attraversa le finestre dei prosciuttifici.
Langhirano e il Museo del Prosciutto: dove nasce un’eccellenza Dop
Langhirano è la vera capitale del Prosciutto di Parma. Un paesaggio fatto di colline e stabilimenti storici, dove ogni finestra può raccontare una fetta di storia.
Qui sorge anche il Museo del Prosciutto, con percorsi interattivi, sezioni storiche e spazi dedicati alle famiglie. Bambini compresi: tra degustazioni e curiosità, c’è pane (e prosciutto) per tutti i denti.
Borghi storici e castelli tra colline, boschi e calanchi
A pochi chilometri, Sala Baganza custodisce la Rocca Sanvitale, rifugio prediletto delle duchesse di Parma. Nelle sue cantine si trova oggi il Museo del Vino, legato alla storia della viticoltura locale. Poco lontano, il Casino dei Boschi funge da centro visite del Parco dei Boschi di Carrega.
Scendendo verso sud, si arriva a Lesignano de’ Bagni, conosciuta fin dall’antichità per le sue fonti termali e il paesaggio mosso dai calanchi. Nella piccola San Michele Cavana, l’Abbazia di San Basilide racconta in pietra il romanico emiliano lungo la Via Romea.
Torrechiara, Calestano e il fascino del medioevo
In cima a un colle, il Castello di Torrechiara incanta con la sua architettura e la romantica storia tra Pier Maria Rossi e Bianca Pellegrini. Da cartolina, letteralmente. A Calestano, con le sue case in pietra e le viuzze lastricate, il tempo sembra essersi fermato: è il punto di partenza ideale per chi ama il trekking e l’estate in quota.
Lungo il Sentiero degli Scalpellini, spuntano le guglie dei Salti del Diavolo, formazioni rocciose dal nome suggestivo e dalla bellezza selvaggia. A Fragno, invece, il sottobosco custodisce un piccolo tesoro: i tartufi neri, ingredienti pregiati che rendono speciale la cucina locale.
Motori, castelli e natura selvaggia: il volto contemporaneo dell’Appennino
A Varano de’ Melegari, passato e futuro convivono fianco a fianco: da un lato l’antico castello medievale, dall’altro la sede high-tech della Dallara Automobili, orgoglio dell’ingegneria automobilistica italiana. E per chi sogna la velocità, l’Autodromo Riccardo Paletti offre test su pista e corsi di guida sicura.
A Corniglio, il borgo fortificato domina un paesaggio montano ancora intatto. Nei boschi si nasconde Lavacchielli, un villaggio fantasma in pietra che pare uscito da un film. Più a valle, le Cascate del Pessola rinfrescano l’estate e illuminano l’autunno con giochi d’acqua e foglie.
Tra santuari, cammini e sapori dimenticati
A Serravalle, il Battistero della Chiesa di San Lorenzo racconta di spiritualità antica. Da Palanzano, si sale sul Monte Caio, paradiso per trekking e mountain bike. A Sesta Inferiore, le facciate delle case sono vere e proprie tele: gli affreschi di Walter Madoi trasformano il borgo in un museo all’aperto.
A Vairo Superiore, invece, si incontrano le celebri Maestà marmoree, edicole votive incastonate nelle pareti e nelle fontane. Da qui passa la Via dei Linari, variante emiliana della Via Francigena, dove ogni curva regala storie e panorami.
Dolci della memoria: la Spongata di Corniglio
A Corniglio, si tramanda la ricetta della Spongata, dolce natalizio senza uova nato per durare a lungo: un cuore di miele, frutta secca, spezie e confetture, racchiuso in una sfoglia sottile e profumata. Una bontà che, una volta assaggiata, difficilmente si dimentica.
8) I Tesori del Bosco Lungo le Strade dei Pellegrini
La Strada del Fungo Porcino si estende tra Berceto e il Passo del Bocco, attraversando valli ricche di storia, boschi quasi intatti e borghi pieni di carattere. Qui il vero protagonista è il Fungo Porcino di Borgotaro Igp, un simbolo autentico dell’Appennino che conquista palati e cuori.
Berceto: borgo medievale sulla Via Francigena e meta di pellegrini
Berceto è un piccolo gioiello medievale sulla Via Francigena, a un passo dalla Toscana. La sua storia si respira tra le vie, mentre la cucina locale coccola chi decide di fermarsi. Non è solo una meta per chi cammina: è un invito a rallentare e assaporare.
Località Pradaiolo: il Monastero Zen, un’oasi di pace
Nel verde delle colline di Pradaiolo c’è un Monastero Zen. Perfetto per chi vuole staccare davvero: meditazione, silenzio e natura fanno da cornice a un’esperienza rigenerante. Chi ha detto che il relax non può essere spirituale?
Corchia: case di pietra e antiche tradizioni gastronomiche
Corchia è fatta di case di pietra e di una miniera di rame che ha chiuso i battenti, ma non la tradizione. Qui si sfornano pizze cotte nei testi, quei teglioni di ferro antico che danno un sapore unico. Se vieni per il fungo, resta per la pizza.
Borgo Val di Taro: cuore del Fungo di Borgotaro Igp e natura protetta
Borgo Val di Taro è la patria del Fungo Porcino di Borgotaro Igp e di dolci come le torte d’erbe e gli “Amor”. Con oltre 190 km di sentieri CAI, è un sogno per chi ama camminare tra boschi e storia. Il centro storico, con i suoi palazzi antichi, vanta una Medaglia d’Oro per la Resistenza. Cultura, natura e gusto: un tris che non delude.
Il Museo del Fungo Porcino racconta tutto sul fungo: dalla raccolta alla conservazione, fino alla tavola. Un vero corso accelerato per chi vuole conoscere un prodotto che qui è più di un semplice ingrediente.
Oasi dei Ghirardi: riserva regionale per la biodiversità
La Riserva Regionale Oasi dei Ghirardi è un piccolo scrigno di natura, con visite guidate ed eventi dedicati alla fauna e alla flora locali. Un invito a scoprire la ricchezza dell’Appennino che non ti aspetti.
Albareto: territorio di confine e capitale dei funghi porcini
Albareto, situato al confine tra Liguria e Toscana, è considerato il territorio più generoso per la raccolta dei funghi porcini. La Via dei Remi, antico sentiero dei boscaioli verso i porti liguri, è costellata di piccole formelle in marmo, testimoni silenziosi del passato. Il Museo del Fungo qui è un vero viaggio nel sottobosco e nelle sue meraviglie.
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