Quando in una famiglia numerosa è il fratello maggiore, quando in una squadra è il capitano, insomma quando c’è una pluralità di soggetti la cui avvedutezza suggerisce loro di agire unendo le forze, si trova sempre colui il quale si fa parte diligente e de facto diviene il leader, il faro, il punto di riferimento, dei soggetti che vanno via via aggregandosi.
Il contesto territoriale è Fano (Pu), siamo nella parte settentrionale della costa adriatica marchigiana, un po’ più a Nord c’è Pesaro, poi Gabicce e poi è già Romagna. Fano non è città di mare, NO. Fano è il mare! Fano, sia detto, è il mare che si antropizza, è il mare che lambisce altro mare.
La pesca e il mare
Il mare, quello liquido, quello che ha i moti ondosi e ospita i pesci, è solcato dai pescherecci fanesi, flottiglia tra le più antiche dell’Adriatico.
Laddove le onde esauriscono il loro moto e nel generare risacca perpetuano i suoni del mare, comincia il mare altro che in tanti chiamano terraferma. In effetti di terraferma trattasi: il porto, l’angiporto, il mercato ittico, le botteghe, la vita della comunità. Comunità sorgente dalla marineria, dai pescatori, dalle loro famiglie e dal laborioso e variegato indotto che da sempre l’andar per mare genera in intreccio eterno di socialità e di modello economico.
La pesca: sottrarre al mare liquido, sperando in marosi non terrificanti, pesci da portare nel mare altro, in quella terra dove diviene, stante la sua saporita commestibilità, merce di scambio.
Pesci di minor valore economico, non però di minor pregio organolettico, che dalla rete guizzano in cucina a bordo. Pesci che sostentano chi di pescato vive. Pesci che costituiscono l’ingrediente principale di pietanza multiuso: il brodetto.
Il brodetto: sostentamento a bordo, sostentamento nel mare altro (la terra) per le famiglie dei pescatori, scelta culinaria di tutti, soprattutto quale pietanza iconica del pranzo domenicale, offerta cult della ristorazione fanese. Abbraccio ghiotto tra quel luogo fatato che è Fano, il mare fatto città, e il quotidiano (impeto dei marosi permettendo) dono che questo mare fa alla gente che lo solca con i pescherecci.
Fano, città del brodetto
Fano e brodetto innescano abbraccio tale da definire binomio inscindibile: Fano la città del brodetto; il brodetto che assurge a simbolo non solo gastronomico della laboriosa e schietta comunità fanese.
Il Festival del Brodetto è giunto alla sua ventesima edizione. Si è oramai maggiorenni e ci si lascia pervadere da quel senso di responsabilità che fa vivere come compito da svolgere con diligenza, il porsi a capofila di altri soggetti anch’essi animati dal vigore del fare e dall’ardimento del riuscirci bene, ma che però necessitano di quel faro di cui si diceva.
Orbene, il BrodettoFest si è generosamente e baldanzosamente preso questo compito. Avoca a sé soggetti altri, li rincuora, sa come parlargli, li fa sentire squadra e di questa squadra, va da sé, ne è il prode condottiero.
La moretta
Cosa bevono i pescatori quando salpano per affrontare lunghe e tenebrose ore di faticoso lavoro a bordo delle loro imbarcazioni? La moretta, questa invenzione ardita che mette insieme il caffè con anice e con rhum e con minuscolo pezzettino di zest di limone.
Consumo di nicchia, principale ed irrinunciabile comfort drink degli equipaggi del mare, e poi consumo della comunità fanese, onnipresente nei bar del Lido e della città. E basta così? Ma no, perché mai! Consumo consapevole da estendere ben aldilà dei confini fanesi. Si tratta di raccontarla, di farla assaggiare e poi l’ampliamento del mercato di consumo ne sarà naturale conseguenza. Sta accadendo: la moretta sta diventando comfort drink che evolve verso ingrediente di mixology. Dal pescatore al bere miscelato di tendenza. Si può. Soggetti con vis imprenditoriale stanno meritoriamente cimentandosi. È cimento arduo. Chi può dare una mano in termini di visibilità incrementale e di posizionamento diverso rispetto all’originale? Semplice, il BrodettoFest. E così è!
L'ulivo abbraccia la vite
Le Marche, regione mediterranea, nei suoi dolci declivi collinari, che poeta recanatese seppe melodiosamente cantare, dona la visione unica dell’ulivo che si abbraccia alla vite.
L’olio è quello eccellente dagli uliveti dell’area di Cartoceto, borgo incantevole poco distante da Fano.
È l’olio che si usa per connotare il brodetto fanese. Perfetto per condire piatti di pesce, anch’esso merita ampiamente racconto appropriato, incremento di visibilità e conseguente valorizzazione per approcciare nuovi mercati. Gliela fa? Gliela potrebbe fare? Arduo compito, ci vuole l’aiutino. Ecco il prode capitano che accorre elegantemente in aiuto: il BrodettoFest.
Ma all’ulivo, si diceva, qui nelle Marche si abbraccia la vite.
Uve bianche che accorti ed appassionati vignaioli fanno diventare vino da scoprire: il Bianchello del Metauro. Meditati assaggi cagionano moto d’animo… che mi sono perso a non averlo conosciuto prima!
Bianco di grande qualità, signature wine marchigiano, eclettico in abbinamenti di cucina di mare, sua eleganza riconoscibile. Soggetto plurale, i Vignaioli d’Autore, ad intraprendere il percorso della visibilità. A sostegno, manco a dirlo, il BrodettoFest. Bianchello del Metauro nei calici durante i cooking show del BrodettoFest. Suadente il racconto del sommelier Otello Renzi.
Cooking show di alto livello
A proposito di cooking show, momenti gradevolissimi di edutainment, si ricorre alla memoria e molto volentieri si menzionano lo chef Davide Di Fabio del ristorante Alla Gioconda di Gabicce Monte con la sua Zuppiera di pasta e pesci dell’Adriatico; gli chef Richard Abou Zaki e Pierpaolo Ferracuti del ristorante
Retroscena di Porto San Giorgio, una Stella Michelin, con Passatello di pancotto, super concentrazione di brodetto e croste di Parmigiano Reggiano; Max Mariola con Max Yum Soup; Cristiano Tomei (una stella Michelin) del ristorante L’Imbuto di Lucca con Bro-Detto; infine, a chiudere, Ruben Bondì di ‘Cucina con Ruben’, con Zuppetta di scorfano, triglia e pomodoro. Originale interpretazione di calzoncini con Luca Cervo, Pizza Chef di Dalla Vecchia Zia Ada. Ghiotta e gradita finestra oltreconfine il cooking show ‘La Fideuà di Gandia’ in collaborazione con il Festival della Fideuà di Gandia (Spagna).
Dopo il pesce... il formaggio
Può una pietanza di pesce avere epilogo esterno che non sia il formaggio?! Due eccellenze casearie di questo lembo settentrionale delle Marche: la Casciotta d’Urbino DOP e il Formaggio di Fossa DOP.
Saporiti, tutta ancora da scoprire la Casciotta quale topping di pizza e farcia di calzone, ancora tanto ma tanto da valorizzare il Formaggio di Fossa, nelle preparazioni di primi piatti con pasta.
Posto in degustazione a compimento dei cooking show, dopo le originali interpretazioni di brodetti fatti da talentuosi chef, queste due DOP marchigiane hanno avuto idonea ribalta. Prezioso, ancora una volta, l’aiuto del prode capitano BrodettoFest.
Cenno alla pasta, a proposito del Formaggio di Fossa DOP. Ci siamo mica dimenticati di quella chicca di eccellenza costituita dai Maccheroncini di Campofilone IGP!?!. E mica ci siamo altresì dimenticati dell’Oliva Ascolana del Piceno DOP?!?
Due soggetti che, ne siamo persuasi, il prode capitano BrodettoFest nella sua generosa vision di ergersi a propellente delle eccellenze marchigiane, vorrà aiutare nelle prossime edizioni.
Qualità e tradizione
La ristorazione fanese, ben consapevole di come possa costituire elemento distintivo la dichiarazione responsabile di sentinella della tradizione gastronomica fanese, crea il primo circuito dei migliori ristoranti a base di pesce a miglio zero. Insomma, un network che riunisce i ristoranti di qualità e della tradizione, al fine di innalzare lo standard dell’offerta, tutelare i consumatori e valorizzare le tipicità ittiche locali.
Le pietanze proposte dai ristoratori aderenti devono rigorosamente essere elaborate con prodotti provenienti dalla piccola pesca come vongole e frutti di mare, provenienti dall’Adriatico, nell’area di pesca Rimini – Porto Recanati.
Valorosa e commendevole la vision: promuovere la sostenibilità della filiera corta e del miglio (quasi) zero. Parallelamente a ciò si persegue l’obiettivo di promuovere la sostenibilità e la valorizzazione dei mestieri legati al mare e al cibo.
È l’attuazione di quell’emergente turismo marinaro, di cui Fano può diventare best practice per il Paese.
Una cultura da tramandare
Coerente a tutto ciò l’articolata dichiarazione di Massimo Seri, sindaco di Fano: «Vogliamo rinvigorire l’anima di Fano come città legata al mare e alla tradizione marinara. Nella sua aderenza alla pesca e alla vocazione legata al mare, il progetto Fano Marinara rappresenta una strategia chiara per dare forza e una connotazione chiara alla strategia turistica. Qui a Fano abbiamo una cultura che si tramanda di generazione in generazione. Cultura a cui vogliamo attribuire un ruolo e un protagonismo che sappia tenere unito questo mondo così ricco e pieno di valore. Per noi il mare è anche un tratto che contraddistingue il nostro settore economico, tanto che il nostro Porto è un punto di riferimento nel versante Adriatico. E i pescatori fanesi sono custodi di questa tradizione».
Maggiorenne, robusto, abile ad innovarsi, il BrodettoFest, assurto a ruolo di capitano di valorosa compagine marchigiana, saprà meravigliarci con le argute novità che connoteranno, pur nel solco della consolidata e vincente identità attuale, la ventunesima edizione in anno 2023!
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