Il mondo delle discoteche e dell'intrattenimento in Italia prima del Covid aveva un fatturato di circa 2 miliardi di euro (una cifra che raddoppia se nel comparto dell'intrattenimento si includono anche i grandi concerti estivi). Un patrimonio che però ora rischia di disperdersi per sempre.
L'emergenza pandemica ha falcidiato il 30% delle imprese, costrette a chiudere per sempre a causa dei debiti. Invece, chi è sopravvissuto sta vivendo un discreto momento di ripresa e guarda con fiducia all'arrivo del Ferragosto per incrementare gli incassi stagionali. Ma i problemi non sono di certo finiti.
Lo sa bene Maurizio Pasca, presidente della Silb-Fipe, l'Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento (che al suo interno raggruppa il 90% delle discoteche). Fra caro bollette, carenza di personale e concorrenza sleale data dai locali abusivi, il comparto naviga ancora in cattive acque. «Servono più sostegni dallo Stato - ha dichiarato Pasca - Finora abbiamo avuto aiuti per 80 milioni a fronte del miliardo che è andato a cinema e teatri».
Il futuro incerto delle discoteche, tra caro energia e carenza di personale Le discoteche sopravvissute all'emergenza pandemica dopo due anni drammatici, causate dalle chiusure, stanno vivendo questa estate una discreta ripresa. Tra le persone c'è la voglia di mettersi una volta per tutta alle spalle il periodo Covid ed è quindi anche tornata la voglia di divertirsi e di uscire la sera, magari facendo anche quattro salti in pista.
Ma, a detta degli addetti ai lavori, il settore non è di certo uscito dalla crisi.
Maurizio Pasca, titolare dal 2000 de «Le Quattro Colonne», (storico locale pugliese ubicato sulle coste di Santa Maria al Bagno), e presidente della Silb-Fipe, l'Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento, traccia un quadro a tinte fosche legato in particolare al futuro del comparto.
Maurizio Pasca, cosa sta accadendo al mondo delle discoteche?
In questo momento sta andando discretamente bene. Dopo due anni di chiusura ininterrotta riuscire a ripartire dopo aver tolto tutte le restrizioni antiCovid è stato sicuramente positivo. Ma alle spalle ci lasciamo circa 300 aziende che hanno chiuso per sempre.
Quali sono le criticità maggiori che state affrontando?
Anzitutto c'è quella legata al caro energia che sta pesando non poco sui bilanci delle imprese. L'aria condizionata ci sta costando parecchio. Ho sentito colleghi, proprietari di locali da oltre 2mila persone, che prima pagavano in bollette circa 150mila euro l'anno, ricevere un incremento di oltre 50mila euro. C'è chi pagava 20mila euro al mese di bolletta e che ne ora ne paga 37mila. L'aumento dei costi si è fatto sentire anche tra i locali più piccoli, ma ovviamente è stato meno considerevole.
Siete riusciti a risolvere il problema della carenza di personale?
Di fatto no. Abbiamo perso molte figure specializzate che lavoravano da anni nel nostro settore a causa dell'emergenza pandemica. Hanno cercato un lavoro che in quel momento gli fornisse maggiori stabilità e quindi oggi noi titolari stiamo facendo fatica a rimpiazzarli. Non possiamo nemmeno più contare sugli stagionali, perché molti preferiscono rimanere a casa, sfruttando i benefici del sussidio statale legato al Reddito di cittadinanza, lavorando magari in nero. Penso sia necessario fidelizzare il personale che si impegna per evitare che poi se ne vada, valorizzandolo economicamente, anche se mi rendo conto che si fa sempre più fatica a trovare persone che si impegnano. Molti colleghi hanno quindi preferito tenere chiuso i rispettivi locali alcuni giorni la settimana riducendo quindi drasticamente il proprio fatturato.
Ci sono altre criticità?
Purtroppo stiamo subendo anche la concorrenza sleale delle attività abusive. Ovvero quei locali che senza permessi organizzano serate musicali. Ormai si balla dappertutto; nei ristoranti, nelle spiagge. La gente vuole giustamente divertirsi, ma lo Stato dovrebbe tutelarci facendo svolgere maggiori controlli da parte delle Forze dell'ordine per multare chi non è in regola.
Proprio per questo tipo di problematica questa estate le Forze dell'ordine hanno svolto decine di controlli, che si sono intensificati durante il periodo di ferragosto, e scovato diverse “discoteche” non autorizzate a cielo aperto; in particolare lungo le spiagge disponendo sanzioni e imponendo l'immediata cessazione dell’attività svolta perché svolta senza alcuna autorizzazione o licenza comunale.
Al di là dei controlli cosa sta facendo lo Stato per aiutare il settore?
È rimasta all'emergenza pandemica purtroppo. Abbiamo ricevuto soltanto 80 milioni di euro di contributi a fondo perduto. Una cifra irrisoria e sproporzionata in senso negativo, rispetto a quella che è stata concessa per cinema e teatri e che a oggi ha superato il miliardo di euro. Si vede che il nostro settore è stato giudicato di Serie B, eppure porta comunque importanti introiti. Mi auguro quindi che lo Stato si "accorga" di noi al più presto e attui i necessari correttivi prima che sia troppo tardi; è in gioco il futuro del settore.
Come saranno i prossimi mesi?
Preoccupanti purtroppo. Abbiamo già notato che la gente, sebbene voglia divertirsi, ora sta anche più attenda al portafoglio e a quanto spende. Ci pensa quindi due o tre volte prima di spendere 20 o 30 euro per entrare in una discoteca. Purtoppo abbiamo dovuto aumentare il costo dei biglietti per far fronte all'aumento dei costi, ma temo che in autunno la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi, se non si ferma per tempo l'inflazione. E poi c'è la paura del Covid e di altre emergenze pandemiche. Mi auguro che non si arrivi di nuovo a chiudere tutto perché il nostro settore ha pagato più di tutti il lockdown totale. Iat
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