Matrimoni di lusso
nelle ville italiane: opportunità
per il turismo
o mancanza di rispetto?
L'ultimo caso in ordine temporale è quello di Villa Olmo, capolavoro neoclassico sulle rive del lago di Como dato in affitto per un mese dal Comune proprietario a un magnate inglese per il suo matrimonio. Un episodio che ha riacceso il dibattito: da una parte chi interpreta questi eventi come una “vetrina” e chi come l'esproprio di un bene della collettività
Il tema è di quelli che sembrano non lasciare spazio a posizioni moderate. Da un lato c'è chi pensa sia un'incredibile "vetrina" per mettere in mostra il territorio, dall'altro invece c'è chi crede si tratti dell'esproprio di quello che dovrebbe essere un bene comune a favore del ricco di turno. Di cosa stiamo parlando? Dei matrimoni di lusso celebrati all'interno dei "gioielli" del nostro Paese, siano essi dimore storiche, castelli, piazze e quant'altro.
L'ultimo episodio a rinvigorire una polemiche mai sopita ha visto coinvolta Villa Olmo, capolavoro neoclassico che sorge sulle rive del lago di Como. Il motivo? La struttura, che è di proprietà del Comune lariano, resterà chiusa per un mese (fino al 4 luglio) perché è stata data in affitto a un miliardario inglese che vi celebrerà il suo matrimonio.
Como e il caso Villa Olmo
Tutte regolare, per carità. Gli accordi, secondo quanto raccontato da La Provincia, risalgono addirittura a prima della pandemia. Il ricco inglese ha fatto tutto secondo i crismi, versando una cifra superiore al milione di euro, che gli garantirà l'utilizzo esclusivo di gran parte della Villa e di una trentina di parcheggi.
Peccato però che la scelta non sia andata giù a molti, politici e non. Anche perché si tratta di un bene pubblico e il Comune di Como non versa in ristrettezze economiche tali da dover accettare questo tipo di proposte in nome del bene comune. A non andar giù a molti sono poi i tempi. In passato Villa Olmo aveva già ospitato eventi "sopra le righe", ma mai per un mese intero.
Insomma, infuria la polemica, ma difficilmente le cose cambieranno.
Fosse la prima volta...
Quello di Como non è però un episodio isolato. Certo, due anni di pandemia avevano in qualche fatto dimenticare questo genere di problemi. Ora però che il Covid inizia a essere un lontano, si spera, ricordo, sono ripartiti anche i matrimoni di lusso e... invadenti. A Tricase, in Puglia, nei giorni scorsi qualcuno ha affittato una piazza intera nel cuore del centro storico, con conseguenti polemiche.
In passato la stessa sorte era toccata anche a mostri sacri come la Reggia di Caserta, finita nel ciclone per un matrimonio da favola con 250 invitati, o Firenze, il cui centro nel 2015 era stato bloccato per un matrimonio indiano da 20 milioni di euro. Quella volta il Comune toscano non aveva autorizzato il corteo degli elefanti richiesto dagli sposi. A Fasano (in Puglia) invece, l'anno prima, i pachidermi erano arrivati, sempre durante le nozze di una coppia dell'India. La lista degli episodi potrebbe comunque essere infinita...
I numeri del fenomeno
Insomma, sembra di essere di fronte a un fenomeno inarrestabile e a dirlo sono anche i numeri. Gli ultimi disponibili, precedenti alla pandemia, parlano di un giro d'affari per il turismo legato ai matrimoni in ville, castelli, dimore storiche e simili di 540 milioni di euro, con una crescita che si attestava nel 2019 all'8% e un numero stimato di 9mila eventi.
Un'opportunità importante
I numeri, bisogna dirlo, sono sicuramente importanti. A sostegno di chi appoggia questo tipo di eventi c'è poi una visione più ampia, legata allo sviluppo turistico del territorio. Una visione che emerge nelle parole di molti sindaci coinvolti direttamente da questi matrimoni. Antonio De Donno, sindaco della Tricase citata in precedenza, ha per esempio parlato di «occasione di marketing territoriale unica per la città».
Sulla stessa lunghezza d'onda c'è anche Anna Dotti, primo cittadino di Argegno, Comune delle montagne comasche che ha recentemente ospitato il matrimonio tra Giorgia Palmas e Filippo Fognini. «Di certo questo matrimonio ha rappresentato un'importante vetrina per quel gioiello nascosto che è la nostra chiesa - ha detto a La Repubblica - Sono molto contenta e orgogliosa della loro scelta di sposarsi qui. È un bellissimo segnale di ripresa per il nostro territorio, che è finalmente pronto per tornare a vivere dopo il difficile periodo del Covid. Questi personaggi ci garantiscono una visibilità incredibile grazie ai loro profili social, seguiti da centinaia di migliaia di persone. Basta un loro click e si ottiene una pubblicità di straordinaria efficacia, che va tutta a vantaggio di un brand già di per sé forte come quello del lago di Como».
Quindi chi ha ragione?
Gli schieramenti, già emersi all'inizio, sembrano quindi chiari. Ma chi ha ragione? Difficile, se non impossibile, dirlo. È vero infatti che molto spesso questo genere di matrimoni, anche se "esagerati" e "invadenti", possono essere un importante volano dal punto di vista turistico, soprattutto per territori magari non così forti dal punti di vista della comunicazione o della presenza sul mercato internazionale. Ed è altrettanto vero che eventi di questa portata portano con sé anche importanti introiti dal punto di vista economico, sia direttamente sia con il loro indotto.
Di contro, è legittimo anche pretendere che un bene comune sia davvero a disposizione della collettività ed è comprensibile che qualcuno viva con fastidio l'appropriazione, anche se per un breve periodo ed economicamente fruttuosa, di qualcosa, sia esso una villa o una piazza, che per storia e importanza culturale è simbolo e patrimonio di un territorio e dei suoi cittadini.
La soluzione? In una parola, comunicazione. Per mettere d'accordo punti di vista così differenti serve, ed è compito di chi amministra e governa, spiegare in maniera chiara cosa rappresentano questi eventi per il territorio. Che portata hanno, dove vengono investiti gli introiti e che benefici portano al luogo in cui si svolgono. Senza questo, secondo noi fondamentale, passaggio, i matrimoni e in generale gli eventi di portata superiore alla media continueranno a essere visti come una fastidiosa e rumorosa astronave parcheggiata nel cuore della città. Qualcuno attenderà con pazienza che si tolga di mezzo, sperando che porti qualche beneficio, altri si lamenteranno e chiederanno venga rimossa subito. In breve, le solite polemiche senza via d'uscita. IAT
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