Trent’anni di boom,
ma la ristorazione italiana ha ancora
un tallone d’Achille
Nel 2025 la spesa reale pro capite in Italia è in crescita, ma resta sotto i livelli del 2007. Tecnologia e tempo libero trainano i consumi, mentre ristorazione, viaggi e alberghi mostrano una ripresa incompleta rispetto al pre-pandemia. Calano alimentari domestici e beni tradizionali, cresce la spesa per esperienze e convivialità. Il settore food e hospitality resta decisivo per il futuro dell’economia
La fotografia dei consumi italiani nel 2025, rapportata all'evoluzione avuta negli ultimi 30 anni, evidenzia un quadro di ripresa lenta ma strutturata, dove il comparto della ristorazione, degli alberghi e dei pubblici esercizi svolge un ruolo decisivo. Se da un lato tecnologia e tempo libero sono i veri motori della spesa, dall’altro le abitudini legate al cibo, al turismo e alla convivialità mostrano segnali di recupero ancora parziali rispetto ai livelli pre-pandemici. Comprendere queste dinamiche è essenziale per valutare le prospettive del settore food e hospitality, che rimane un pilastro della nostra economia e della nostra identità culturale.
Consumi, cosa è successo negli ultimi 30 anni
Nel 2025 la spesa reale pro capite sul territorio economico ha raggiunto i 22.114 euro, in crescita rispetto al 2024 (+239 euro) e ben superiore ai 19.322 euro del 1995. Nonostante l’aumento, i valori restano ancora inferiori ai picchi del 2007, quando il livello massimo era più alto di 220 euro.
A trainare i nuovi comportamenti di spesa sono informatica e telecomunicazioni, cresciute di quasi il 3.000% in trent’anni. In parallelo, i servizi culturali e ricreativi hanno segnato un progresso reale di oltre il 120%, confermando l’importanza del tempo libero nelle scelte degli italiani. «Le famiglie dedicano più risorse a ciò che migliora la qualità della vita quotidiana, dalla connessione digitale alle esperienze di intrattenimento», osservano gli analisti. «Gli italiani - ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli - tornano a spendere ma con cautela, privilegiando soprattutto il comparto tecnologico. Preoccupa e genera incertezza l’impatto dei dazi. Servono segnali di fiducia, a cominciare dalla riforma fiscale, per far ripartire consumi e investimenti».
Turismo e ristorazione: ripresa incompleta
Al di fuori di tecnologia e tempo libero, poche altre voci mostrano trend strutturali di espansione. I viaggi e le vacanze hanno registrato una crescita del 18% e la ristorazione del 25,7% rispetto a trent’anni fa. Si tratta di valori positivi, ma non ancora sufficienti a recuperare del tutto la contrazione seguita alla pandemia a detta di Confcommercio. Per quanto riguarda i pasti fuori casa e i servizi di alloggio - cioè i consumi legati a ristoranti, bar, hotel e vacanze - la lettura dei dati richiede maggiore attenzione. La tendenza di lungo periodo mostra un progressivo spostamento delle risorse verso queste voci, spesso collegate al turismo. Tuttavia, in termini reali non sono stati ancora recuperati i livelli pre-pandemici.
«La ristorazione e i pubblici esercizi restano tra i settori più dinamici, ma la prudenza delle famiglie pesa ancora sulla piena ripresa della domanda interna», spiegano gli analisti. Questi comparti, insieme al turismo incoming, possono rappresentare nei prossimi due anni un’importante spinta per la crescita del PIL italiano, soprattutto se la fiducia dei consumatori tornerà a rafforzarsi. Il turismo rappresenta un nodo cruciale per il comparto food e hospitality. I dati Istat gennaio-maggio 2025 mostrano una flessione delle presenze complessive dell’1,3%, trainata da un calo degli stranieri (-3,5%) e da un aumento degli italiani (+1,6%). Le prospettive estive restano positive, secondo un sondaggio Confcommercio-Swg (luglio 2025), che evidenzia intenzioni di spesa turistica in crescita. Resta da verificare se le aspettative si tradurranno in flussi effettivi.
Beni tradizionali in calo
Si riduce invece la spesa per le categorie più consolidate. Gli alimentari e le bevande segnano un calo del 5,1% rispetto al 1995, mentre l’abbigliamento scende dello 0,5%. I mobili ed elettrodomestici restano pressoché stabili (+0,8%). Particolarmente marcata è la contrazione della spesa reale per energia domestica, diminuita del 35,1%. Il fenomeno è legato non solo all’efficienza energetica, ma anche a un approccio più attento al risparmio, nonostante l’aumento dei prezzi unitari dell’energia.
Consumi, il quadro attuale
Le tensioni globali restano sullo sfondo, ma non si prevedono azioni distruttive nei conflitti tariffari. Eventuali variazioni nei dazi sarebbero in parte assorbite dal sistema produttivo italiano. La ragione principale è che i beni ad alto valore aggiunto del «Sense of Italy» - export di fascia alta e turismo incoming - hanno una domanda meno elastica al prezzo. Inoltre, lungo le filiere esistono margini in grado di contenere eventuali rincari.
Il quadro domestico di breve periodo è definito «indubbiamente favorevole» per Confcommercio. Il reddito disponibile reale delle famiglie ha superato i livelli pre-pandemici e, secondo Istat (30 giugno 2025), ha raggiunto i valori più alti dal 2013. Se è vero che le retribuzioni per occupato non hanno ancora del tutto compensato l’inflazione 2022-2023, va considerato che il reddito complessivo - includendo lavoro, capitale e trasferimenti - ha già recuperato pienamente. L’occupazione è ai massimi storici, con 24,3 milioni di lavoratori e una quota di contratti a tempo indeterminato all’86,5%.
Mercati e inflazione
La fiducia dei mercati nei confronti del debito pubblico italiano è solida: lo spread con il Bund tedesco è sotto i 90 punti base, livello che non si vedeva da 15 anni. L’inflazione viaggia attorno o sotto il 2%, con una media d’anno stimata all’1,7%. Un dato in linea con l’eurozona, che contribuisce a rafforzare la stabilità del quadro macroeconomico.
Il punto debole resta la propensione alla spesa delle famiglie. Pur avendo disponibilità economica, gli italiani esitano a spendere. «Voglio, posso, ma non me la sento» potrebbe riassumere la dinamica psicologica prevalente. La sottostima del proprio reddito reale accentua questa prudenza: secondo la BCE, gli italiani si percepiscono in condizioni peggiori rispetto alla realtà. Nonostante ciò, una crescita dell’1% reale nei consumi per il 2025 appare raggiungibile.
Prospettive per il futuro
Se nei prossimi mesi si rafforzerà la fiducia delle famiglie, l’economia italiana potrebbe chiudere l’anno con un PIL in crescita dello 0,7%. La spesa reale pro capite resta inferiore ai livelli del 2007, ma con uno scenario favorevole si potrebbero recuperare già nel 2026. La composizione dei consumi evolve: più tecnologia, più comunicazioni, più servizi legati al tempo libero. Una tendenza che segnala resilienza anche in un contesto di crescita moderata.
Guardando avanti, la ristorazione, i viaggi e l’accoglienza alberghiera potranno diventare i principali attrattori di spesa, a condizione che la fiducia delle famiglie si consolidi e che le tensioni internazionali restino sotto controllo. L’alimentare domestico continua a ridurre il suo peso, mentre crescono i consumi legati all’esperienza: mangiare fuori, viaggiare, vivere momenti di socialità. È qui che si giocherà la vera partita dei prossimi anni, in un equilibrio delicato tra prudenza e voglia di tornare a investire nel benessere quotidiano.
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