lunedì 30 settembre 2013

VINO DELLA SETTIMANA: CARTIZZE BISOL

CARTIZZE BISOL: IL MEGLIO
DEL PROSECCO SPUMANTE

Prosecco di Valdobbiadene Superiore di Cartizze Denominazione di Origine Controllata Spumante Dry
“… ecco clivi di Cartizze con le vigne a festone dove l’uomo per quasi mille anni si è consacrato alle loro cure rendendole eterne e sovrane”. Così appare ad Adriano Màdaro “quell’angolo di paradiso” che ha nome S.Stefano, cuore della ristretta zona dove nasce questo celebre Prosecco, e dove ha sede la Cantina Bisol. Un’area dove il microclima particolarmente dolce si combina perfettamente con un terreno antichissimo. Rocciosa in profondità, friabile in superficie, questa buona terra ha una costituzione chimica equilibrata e a umidità costante, per un’uva che matura lentamente, molto lentamente…
Il colore è giallo paglierino scarico, il perlage è vivace, persistente e sottile.
Il profumo è quello elegante di fiori di prato, gradevolmente fruttato con sentori di mela, pera e pesca.
Il sapore è sapido, pieno, equilibrato, con amabilità contenuta e accompagnata dall’intenso ed elegante fruttato.
Vitigno: 100% Prosecco - Esposizione dei vigneti: Sud - Altimetria del vigneto: 300 metri s.l.m.
Sistema di allevamento: doppio capovolto - Epoca di raccolta delle uve: 10 ottobre
Gradazione alcolica: 11,6 % vol - Gradazione zuccherina: 25 grammi per litro
Acidità Totale: 5,5 grammi per litro - Estratto secco: 17,5 grammi per litro
Servizio: va servito ad una temperatura di 9°C, in un calice di cristallo ampio
Suggerimenti: è un grande vino spumante da apprezzare fuori pasto, dove sprigiona al palato la sua nobile ed infinita personalità. Si accompagna in modo eccellente con la pasticceria secca e con i dessert raffinati quali la mousse di fragole.
Come indicare sulla lista dei vini:
Cartizze:  Bisol Az. Agr. – S.Stefano di Valdobbiadene (Treviso)
Invito: la visita del Cartizze è una tappa che non può mancare nell'album del buongustaio professionista

domenica 29 settembre 2013

RISTORAZIONE DIMENTICATA

 MADE IN ITALY

Il Governo si dimentica della ristorazione 
Un patrimonio culturale per il Paese


La cultura enogastronomica italiana è un elemento di forte attrazione per la domanda turistica estera, ma il Governo non ne sfrutta il potenziale. Così Lino Stoppani (Fipe) commenta il provvedimento "Destinazione Italia" «Ancora una volta l’eno- gastronomia-ristorazione viene considerata cenerentola dell’economia italiana. E invece deve essere inserita a pieno titolo nel patrimonio culturale del Paese. Abbiamo una rete di imprenditori stimati, apprezzati e ricercati in tutto il mondo, che qualificano la cucina italiana e la rendono fondamentale elemento di attrazione della domanda turistica estera».

È quanto afferma Lino Enrico Stoppani (nella foto), presidente di Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia in relazione al documento “Destinazione Italia” approvato dal Governo con l’obiettivo di attrarre capitali stranieri in Italia. In merito alla questione delle concessioni demaniali per uso turistico, Fipe precisa che il presidente Stoppani in un’intervista rilasciata questa mattina a Radio Rai si è detto disponibile agli adeguamenti dei valori dei beni demaniali,
ma con la necessaria gradualità. Il presidente Stoppani non ha mai citato nella sua risposta il termine “aste”.
Fipe fa rilevare invece come nel documento non vi sia traccia degli interventi di riqualificazione e razionalizzazione delle spese che il turismo necessita per la promozione, di miglioramento delle infrastrutture materiali ed immateriali, di rimodulazione del sistema di tassazione per eliminare costi dannosi per la competitività (imposta di soggiorno in primis), di innalzamento degli standard di sicurezza soprattutto in alcune aree del Paese e di profondo ripensamento del Sistema di formazione professionale.
La lettura dell’economia turistica, in cui si inserisce l’enogastronomia-ristorazione a pieno titolo, si basa su chiavi interpretative superate mettendo al centro il sistema ricettivo alberghiero e il sottodimensionamento dell’offerta ricettiva in particolare nel Mezzogiorno. Esiste, invece, una sottoutilizzazione dell’offerta.

La destagionalizzazione non si realizza soltanto arricchendo la segmentazione dell’offerta che nel documento sembra incentrarsi solo su terme e wellness, ma anche individuando strumenti di incentivazione per tutte quelle imprese che allungano la stagione, come il lavoro, le tasse locali, e altro ancora. Non c’è, poi, alcun cenno al patrimonio materiale ed immateriale rappresentato dall’enogastronomia che è, invece, un punto di forza essenziale dell’offerta turistica particolarmente verso i flussi provenienti dall’estero.
da Italia a Tavola

venerdì 27 settembre 2013

UN SMS DI...VINO: LAMBRUSCO

UN SMS DI…VINO AL GIORNO

496

LAMBRUSCO
Sono stato giù in Romagna
dove il vino… ci guadagna
specialmente s’è un Lambrusco
deliziosamente brusco
Se invece t’è insopportabile
puoi buttarti sull’amabile



Dal libro “in 160 BATTUTE … 500 SMS IN RIMA

giovedì 26 settembre 2013

ASIAGO DOP DI MALGA

LE MALGHE PORTA MANAZZO E PUSTERLE
VINCONO IL CONCORSO DELL’ASIAGO DOP

Il “Concorso per il miglior formaggio Asiago Dop Vecchio e Stravecchio di Malga”, promosso dal Consorzio di tutela formaggio Asiago, ha premiato due vecchie conoscenze. Menzione speciale per Malga Larici

Merlot Pighin
MorellinoMantellassi
Malga Porta Manazzo, per la tipologia Asiago Dop Vecchio (stagionatura oltre i 10 mesi) e Malga Pusterle, per la tipologia Asiago Dop Stravecchio (stagionatura oltre i 15 mesi) sono i vincitori della 7ª edizione del “Concorso per il miglior formaggio Asiago Dop Vecchio e Stravecchio di Malga”, promosso il 7 settembre scorso dal Consorzio tutela formaggio Asiago nell’ambito di “Made in Malga... in Città”, manifestazione dedicata alle eccellenze della montagna curata dai “guru del gusto” Alberto Marcomini e Luca Olivan, in collaborazione con il Consorzio tutela formaggio Asiago. Si è celebrato con una grande festa aperta a  tutti, realizzata nella giornata del 7 settembre scorso nel centro storico di Asiago, il concorso che premia il lavoro e la fatica di tanti casari che, nell’Altopiano, producono, secondo il rigido disciplinare, l’Asiago Dop “Prodotto della Montagna”. Grande riconoscimento, quest’anno, da parte della giuria composta da Alberto Marangon, rappresentante di Veneto Agricoltura, Giampaolo Gaiarin, delegato Onaf e Mauro Pasquali, segretario regionale Slow Food Veneto per tutti i formaggi proposti dai 7 produttori partecipanti. Tutti capaci di dimostare una forte peculiarità e personalità, mantenendo ognuno le proprie caratteristiche, pur nell’ambito dei tratti distintivi di questo prodotto dall’occhiatura ben visibile, il colore intenso, la pasta friabile e solubile.
A decretare il successo, nella categoria Asiago Dop Vecchio di malga, della Malga Porta Manazzo, è stata, secondo la giuria, la capacità di questo formaggio di «esprimere note olfattive superiori, con ottimo equilibrio aromatico che ben rappresenta le produzioni di malga». Per la tipologia Asiago Dop Stravecchio di malga, il premio alla Malga Pusterle, dell’azienda agricola Basso Mario, è il riconoscimento di un formaggio che «esprime profumi vari e complessi: nota di frutta secca e fieno e un ottimo equilibrio tra sapidità e dolcezza».
«Ancora una volta, il tradizionale appuntamento con la produzione di malga - ha dichiarato Roberto Gasparini, presidente del Consorzio - ha saputo rinnovarsi e arricchirsi di nuovi significati interpretando da un lato la forte volontà del Consorzio di sostenere e valorizzare sempre più una produzione che è riconosciuto patrimonio unico di questo territorio e per questo tutelato con una Dop, l’Asiago Dop “Prodotto della Montagna”,

mercoledì 25 settembre 2013

EMOZIONI DAL MONDO


Emozioni dal mondo: l'evoluzione 
dei concorsi enologici è possibile

 Tra i nostri dilemmi di sempre: un vino premiato dagli esperti che costituiscono le giurie di un concorso otterrebbe lo stesso premio se fosse valutato dai consumatori oppure no?
I concorsi dovrebbero proporre dei modelli di qualità ai consumatori attraverso esperti che sanno valutare il livello della materia prima e la maestria di esecuzione. Non necessariamente questo porta però alla produzione di un vino piacevole.
Diverse nostre ricerche - le prima risalenti addirittura agli anni Novanta - hanno dimostrato che esperti e consumatori hanno idee diverse per quanto riguarda il valore edonico di una bevanda.
Emozioni dal mondo , il concorso enologico internazionale che si tiene a Bergamo da nove anni ed è in programma il 18 e 19 ottobre 2013, quest'anno introduce commissioni di consumatori e il relativo premio. I 21 giudici sono stati selezionati nell'ambito di Vinitaly con la collaborazione di Radio Number One che ha lanciato l'iniziativa e siederanno alla pari di quelli togati nelle commissioni. Le loro valutazioni saranno però elaborate a parte e daranno origine a una classifica parallela.
Inutile dire che l'iniziativa ha una valenza scientifica: da essa si potranno ricavare riflessioni importanti sulle divergenze con i tecnici, cogliere indicazioni per sapere quale vino piace di più a chi lo beve per predisporre piani di innovazione tecnologica, verificare modalità per nuovi percorsi di avvicinamento dei consumatori al vino.
Così Emozioni dal mondo , che già si distingueva per il numero dei giudici (in genere oltre sessanta per poco più di 200 campioni), la forte internazionalità delle commissioni e la notevole componente di giurati operanti nel mondo della comunicazione (tanto da poter realizzare anche un premio della stampa) aggiunge ai suoi plus questa nuova iniziativa, superando per inventiva e garanzie verso i produttori ogni altro concorso internazionale. Di chi è il merito? Come ogni vittoria ha molti padri, ma sicuramente tra questi va annoverato il direttore del concorso Sergio Cantoni, un enologo, che fu tra i primi ad applicare l'analisi sensoriale scientifica ai vini.
Per quanti desiderano conoscerlo meglio e iscrivere campioni:  www.emozionidalmondo.it

Luigi Odello
luigi.odello@assaggiatori.com

lunedì 23 settembre 2013

DAL TINO AL VINO

Storia

DAL TINO AL VINO…
SECONDO CHARPENTIER

Dopo il torchio, si versa il vino, o piuttosto l’uva pressata, nel tino. Ma il lavoro non è ancora finito: infatti, si tratta, per ora, soltanto di succo d’uva.
La fermentazione è un’arte. Ed è in quest’arte che il viticoltore dimostra la sua intuizione, la sua abilità e il suo senso della natura. Può darsi che egli rispetti il vino e ami il suo mestiere al punto di farne un’arte, che cerchi di fare il vino nel modo migliore possibile, e che per questo ausculti la sua cantina ogni giorno, con le orecchie, con il naso e anche con la mano.
In un’epoca che sembra lontanissima – ma non lo è poi così tanto – i vecchi vignaioli prendevano la temperatura del tino con la mano. L’orecchio incollato al tino, ascoltavano il corso della fermentazione e sentivano il suo buono stato dall’odore che si sprigionava dal tino. Questo il pensiero di Louis Charpentier nel suo Mistero del vino che continua: Oggi sembra che tutto questo sia andato perduto. I moderni viticultori non conoscono più i segreti degli dèi, e abilità ed esperienza sono state sostituite da termometri, manometri e tanti altri strumenti.
Ma di quale qualità potrà mai essere un vino da cui ogni calore umano, ogni attenzione e ogni tenerezza siano state escluse? Grazie al vitigno e al sole si potrà certamente ottenere un buon vino, ma un grande vino?
Infatti la fermentazione, rappresentando una sorta di purificazione, svolge nella vinificazione un ruolo primordiale: è quasi in se stessa un’operazione alchemica, giacché è in questo stadio che ciò che deve essere eliminato viene separato dal resto.
E’ particolarmente importante che i tini presentino una forma circolare. E’ necessario, per non dire indispensabile, evitare le forme angolose e soprattutto le forme quadrate, poiché la circolazione delle molecole del vino avviene sempre in senso rotatorio, e sempre nello stesso senso di rotazione della terra. Per questioni economiche i tini vengono spesso realizzati in cemento, ma nulla vale, evidentemente, quanto quelli in legno: il cemento è caldo d’estate e freddo d’inverno. Anche i tini di acciaio inossidabile e di alluminio dovrebbero essere eliminati: è una materia morta.
Si sono poi conservate molte altre tradizioni, alla base delle quali vi è un’esperienza secolare dei fenomeni della natura: i vignaioli, per esempio, non esporranno l’imbottigliamento di un vino al capriccio di una luna nuova. Se ne asterranno anche nel caso in cui il vento venisse dal mare o portasse con sè grosse nuvole panciute. E, se possibile, sceglieranno il giorno più secco.
Malgrado tutte le cure che vi si possono apportare, dieci bottiglie di vino tratte dalla stessa botte non saranno mai uguali: ognuna di esse avrà la sua personalità. Se queste dieci bottiglie vengono messe in cantine differenti, ognuna di esse sentirà nondimeno un appello misterioso che le è proprio, e che l’uomo non può cogliere.
Il vino continua a vivere nelle bottiglie, come ha già vissuto nei fusti, e si agita sempre in aprile, quando sul ceppo cominceranno a crescere le piccole foglie ancora fresche. E quando arriva giugno, persino se fossero state trasportate nell’emisfero australe, dove le stagioni sono l’opposto delle nostre, queste bottiglie misurerebbero il tempo con precisione, per essere all’unisono con le sorelle rimaste nella cantina di origine e con la loro vite madre.
Istinto? (è sempre il pensiero di Louis Charpentier)
Direi di no: conoscenza, forse.
Il vino è un liquido sacro, dato dagli dèi e degno degli dèi.
E’ per questo che nella sua fabbricazione, e anche nel luogo dove questa avviene, è necessario creare – e mantenere – un certo particolare clima. Non possiamo immaginare un vigneto costretto a stare al sole senza il canto degli uccelli e senza fiori di campo, per non parlare dell’odore dei conigli e di altri animaletti che vi folleggiano.

Laura De Menech

UN SMS DI…VINO AL GIORNO: Vino Nobile

UN SMS DI…VINO AL GIORNO

485

VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO

Ti sembrerà alquanto strano
L’unico “vino” che così si chiama
e tutto il mondo ama
è il Vino Nobile di Montepulciano
Non è che un Sangiovese
ma… con molte sorprese

Dal libro “in 160 BATTUTE … 500 SMS IN RIMA" 

mercoledì 18 settembre 2013

VINO DELLA SETTIMANA: PODIUM

VINO SEMPRE DA...PODIUM
QUELLO DELLA GAROFOLI


Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Vino di grande struttura, elegante, ricco di profumi e di notevole longevità. Tali caratteristiche gli derivano da una bassissima resa per ettaro, dalla raccolta posticipata di uve
selezionate e dalla maturazione di almeno un anno prima dell’imbottigliamento.
Scheda Tecnica
Tipo di vino bianco asciutto
Zona d’origine vigneto di proprietà di Montecarotto
Terreno di medio impasto, con frange di argilla
Uve Verdicchio 100%
Resa per ettaro 70 q.li
Lavorazione raccolta delle uve a maturazione piena con accurata selezione;
pigiatura soffice dei grappoli interi, una pulizia del mosto a freddo e una
fermentazione a bassa temperatura
Affinamento 15 mesi in serbatoi di acciaio inox a 10°C e maturazione in
bottiglia per 4 mesi in locale termocondizionato
Colore giallo oro con riflessi verdi
Profumo intenso; alla frutta gialla matura si accompagnano eleganti sentori di
agrumi uniti a note di miele che insieme danno grande complessità e persistenza
Sapore suadente, morbido ma di grande carattere e potenza, con una sapidità
molto prolungata, caldo ed elegante; ripropone nel suo grande carattere le note
fruttate in continua evoluzione
Consumo 6 anni e per particolari annate anche 10, se ben conservato
Abbinamenti si abbina perfettamente a piatti di pesce anche importanti nonché
a preparazioni di animali da cortile con erbe aromatiche
Temperatura di servizio 12 - 14 °C
I RICONOSCIMENTI
Podium ’95:  3 Bicchieri Gambero Rosso
Podium ’96:  3 Bicchieri Gambero Rosso
Podium ’97:  3 Bicchieri Gambero Rosso
Podium ’98:  3 Bicchieri Gambero Rosso
Podium ’99:  3 Bicchieri Gambero Rosso
Podium ’04:  3 Bicchieri Gambero Rosso
Podium ’06:  3 Bicchieri Gambero Rosso, 5 Grappoli Duemilavini, Corona Vini Buoni d’Italia. Medaglia d’Argento Mundus Vini
Podium ’07:  3 Bicchieri Gambero Rosso, Medaglia di Bronzo International Wine & Spirit Competition, Medaglia di Bronzo Decanter
Podium ’08:  3 Bicchieri Gambero Rosso, Corona Vini Buoni d’Italia, Medaglia d’Argento Decanter
Podium ’10: 3 Bicchieri Gambero Rosso, 5 Grappoli Duemilavini, 90 punti
Parker, Vino Slow per slow Wine 2013

martedì 17 settembre 2013

NARRARE PER SOGNARE

MADE IN ITALY

NARRARE PER SOGNARE
DIAMO UNA BUSSOLA
A TUTTI I DEGUSTATORI
 
 In un mare di informazioni, prodotti, certificazioni territoriali e raccomandazioni salutistiche, ecologiche e tradizionali, l'assaggiatore naviga ancorandosi al proprio giudizio. Non è ora di fornire una bussola che dia dei riferimenti di qualità e degli strumenti per riconoscerla sensorialmente?
Non è ora di donare al mondo una narrazione che lasci sognare i degustatori insieme a chi crea i veri e propri capolavori alimentari made in Italy?
Non è una novità che un racconto aiuti a trasmettere e condividere valori e concetti. Miti e leggende sono tra le più antiche forme di divulgazione di idee. Eroi e dei si avvicendano nelle loro imprese, spiegando la formazione del mondo, la nascita dell'uomo e delle società e fornendo riferimenti e regole di vita.
Anche l'utilizzo della narrazione nella comunicazione dei prodotti è da tempo più o meno consapevolmente utilizzata. Basti pensare ai venditori ambulanti che già nell'antichità declamavano nelle piazze a piena voce non solo le virtù dei propri prodotti, ma la loro unica e avvincente storia, anche inventandone una fantastica se necessario.
Più recentemente fenomeni come il Carosello hanno utilizzato la storia e il racconto per comunicare i prodotti. All'epoca del boom economico così il racconto acquisì un'importanza strutturale, tanto che la réclame  divenne un vero e proprio momento di svago per grandi e piccini, che ancora oggi cantano jingle di caffè e amari.
La comunicazione contemporanea conosce bene la potenza del racconto e sfrutta questo strumento per pubblicizzare prodotti e raccontarne le virtù. Piccoli eroi hanno animato vicende attorno a merendine e dolcetti per la colazione, la più bella della classe è crollata innanzi al fascino di automobili e immaginari impiegati bancari hanno raccontato la loro storia (per dare a queste istituzioni un volto più umano). E ancora: flotte di fermenti lattici raccontano di guerre intestine, cumuli di polvere si animano per parlare di panni casa, principi e principesse interagiscono per narrare le virtù di lunghissima carta igienica.
Tanto sono avvincenti alcune trame e tanto restano impresse nella memoria che talvolta ci si chiede menzionandole: "ma che cosa pubblicizzava quello spot così divertente?"
Il settore alimentare è ricco di storie e di stimoli. Le persone che animano le aziende, i territori in cui sono immerse, le tradizioni legate ai singoli beni sono una fonte inesauribile di vicende e soggetti per veri e propri romanzi. Cosa ancora più importante, ogni prodotto può originare un racconto attraverso la propria sensorialità, le proprie caratteristiche e le emozioni che evoca. Questo l'ha ben scoperto il settore enologico, che ha iniziato a parlare delle vicende delle cantine e a comunicare le caratteristiche dei vini. Ma il vino non è l'unico prodotto di grande valenza sensoriale ed evocativa. Perché non il caffè, il riso, i salumi, dolci o i distillati? E persino frutta e verdura e preparazioni gastronomiche.
L'Italia è ricca di storia, tradizioni, qualità e innovazione. Si è parlato fino alla noia di tutto questo tanto che è desueto ormai persino il concetto di "innovazione nella tradizione".
La sfida dell'oggi è fare qualità raccontandola e calandola nella quotidianità di chi ne usufruisce. Più l'assaggiatore sarà protagonista delle sue esperienze, più legherà il prodotto a ricordi ed emozioni. Più l'utente sarà coinvolto ogni giorno nello sviluppo dell'attenzione verso le proprie percezioni per poter godere del piacere offerto dai beni e dai territori, più sentirà un effettivo miglioramento della propria qualità della sua vita, eludendo così le mere e fittizie opere di marketing o i ridondanti richiami a una tradizione rianimata giusto all'occorrenza.
I beni di qualità sono un frutto sincero e contemporaneo di un percorso inserito in un contesto coerente, al tempo stesso locale e mondiale, antico e moderno. Se sapremo dare agli assaggiatori una guida che li accompagni nella scoperta sensoriale del piacere, potremo lasciare in lui un ricordo indelebile, e allora potrà sognare insieme a noi.

Claudia Ferretti
claudia.ferretti@assaggiatori.com  

domenica 15 settembre 2013

VINO ITALIANO. nemo profeta...

ALL’ESTERO SI BEVE
VINO ITALIANO
PIU’ CHE IN ITALIA


In questi ultimi anni si è verificato uno storico sorpasso delle esportazioni di vino italiano rispetto al consumo nazionale

Si acquista più vino italiano all'estero che in Italia. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Ismea AcNielsen che evidenziano come dal 2010 in poi siano stati esportati 21,5 milioni di ettolitri di vino a fronte di un consumo nazionale di 21 milioni. Lo storico sorpasso si è consolidato anche nel 2011 con gli acquisti famigliari che sono risultati in calo in quantità dell'1% mentre le esportazioni sono in crescita addirittura del 16 nel primo semestre del 2011.
Il forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli italiani è stato accompagnato da una maggiore attenzione alla qualità, confermata dal debole incremento dell'1% negli acquisti nei primi otto mesi del 2011. Si tratta del risultato di una tendenza che ha portato praticamente a dimezzare negli ultimi 30 anni in Italia il consumo di vino.
In questi ultimi anni le famiglie italiane hanno speso più per acquistare acqua minerale che vino: con più di 20 euro al mese per famiglia, l'acquisto dell'acqua minerale è diventato la prima voce di spesa del bilancio familiare per le bevande e supera il vino per il quale la spesa media mensile è stimata pari a 13/14 euro.
Insieme al cambiamento delle abitudini alimentari a far calare la domanda soprattutto nelle ristorazione sono stati, oltre ai ricarichi eccessivi, le campagne anti alcol e la stretta sulle norme del codice della strada che hanno colpito indiscriminatamente anche il vino che è in realtà caratterizzato da un più responsabile consumo abbinato ai pasti che non ha nulla a che fare con i binge drinking del fine settimana.
Il vino è divenuto l'espressione di uno stile di vita "lento", attento all'equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi da contrapporre proprio all'assunzione sregolata di alcol. Si tratta di un cambiamento che occorre riconoscere per evitare il rischio di una dannosa criminalizzazione, mentre è necessario investire nella prevenzione promuovendo la conoscenza del vino con il suo legame con il territorio e la cultura, a partire proprio dalle giovani generazioni

sabato 14 settembre 2013

VENISSA 2. ANNATA

BISOL: DISPONIBILE
VENISSA  2. ANNATA

Conclusa con successo la vendita en primeur, da settembre è disponibile la seconda esclusiva annata di Venissa, il Simbolo d'Oro della Venezia Nativa: 3911 bottiglie da 0.50 l, 188 Magnum, 88 Jeroboam e 36 Imperiali da collezione

Venissa è un luogo magico, un vino antico, un simbolo di Venezia. Dopo 10 anni di ricerche e 5 anni di impegno in vigneto e in cantina, Venissa è diventato una delle novità del panorama enologico, forte di una storia unica e di un legame speciale con Venezia. È un grande vino bianco da collezione, grazie al coordinamento di Gianluca Bisol e alla supervisione di un bianchista e un rossista d'eccezione: Desiderio Bisol, innovativo ed autorevole enologo, e Roberto Cipresso, esperto di terroir di fama internazionale.
Venissa omaggia tre tradizioni di Venezia: il vino, l'oro e il vetro. Come spiega Gianluca Bisol "nell'ideazione di Giovanni Moretti l'etichetta è stata sostituita da una preziosa foglia d'oro zecchino battuta dall'attuale discendente dell'antica famiglia Berta Battiloro. L'applicazione della stessa è stata eseguita a mano e la bottiglia messa poi a ricottura nei forni della vetreria Carlo Moretti a Murano."
Questa seconda annata porta un carico di esperienza e conoscenza tecnica del territorio estremo su cui radica. L'affinamento delle tecniche di coltivazione, volte a cercare una perfetta armonia con il terroir, e l'aumento della vitalità del terreno hanno portato la massima integrità del frutto stesso nella vinificazione in cantina. L'annata 2011 è stata regolare da un punto di vista agronomico per cui le viti, sempre in ottimo stato di salute, hanno permesso la scelta di una lunga macerazione sulle bucce dell'uva del Venissa, caratteristica importante dell'espressione massima di tutti i propri estratti.

UN SMS DI...VINO AL GIORNO: L'AMORE

UN SMS DI...VINO AL GIORNO

444

L’AMORE  E’ COME IL VINO

L’amore è quasi come il vino
Lo vorresti sempre vicino!
Se riempi un buon bicchiere
di un vino ottimo da bere
(come ad esempio l’Amarone)
è come prendere un bacione!



Dal libro "in 160 battute 1000 sms in rima"

mercoledì 11 settembre 2013

GRANDI VINI GROUP DA GUINNESS

MADE IN ITALY

25 anni +1 per il Consorzio
Grandi Vini d’Italia Group

Continua nel suo record di “stabilità” il gruppo Grandi Vini d’Italia composto da otto grandi produttori italiani, che, forse per far fede al detto “Nemo profeta in patria”, si sono fatti conoscere molto di più all’estero che nella loro terra.
Da sinistra Desiderio Bisol, Alberto Chiarlo, Franco Tommasi, Gianmaria Cesari
Aleardo Mantellassi , Antonio M. Zaccheo, Daria Garofoli e Roberto Pighin
Con grande lungimiranza, tanti anni fa, quando a Oriente il vino era un illustre sconosciuto, il  Grandi Vini D’Italia Goup aveva messo un pilone del suo ponte a Singapore, città cosmopolita che, nel frattempo, è diventata una delle capitali nel mondo della finanza e del commercio. Vale la pena, al raggiungimento di questo ennesimo record, da parte degli otto produttori (Bisol, Carpineto, Umberto Cesari, Michele Chiarlo, Garofoli, Mantellassi,  Pighin e Villa Girardi) di ascoltare come questo sodalizio tra vignaioli,
concorrenti tra loro, abbia potuto durare tanti anni. Quella di consorziarsi è stata un'operazione non sostenibile per le singole aziende ma che, con le persone giuste, si è rivelata un investimento sicuro per lo sviluppo che, a medio termine, si è potuto agevolmente autofinanziare. L'obiettivo era quello di far conoscere sempre di più nel mondo l'esistenza del team "Grandi Vini" e le sue caratteristiche.

Ecco. In breve,  l’opinione di ognuno degli otto soci.


"Sono stati venticinque anni intensi, impegnativi, ma sono stati anche 26 anni ricchi di entusiasmo - spiega Gianluca BISOL (Veneto) general manager dell'azienda di Valdobbiadene.Ventisei anni vissuti velocemente, di un continuo "su e giù" per gli aerei, nella certezza che l'altissima qualità italiana avrebbe avuto i numeri per raggiungere gli angoli più remoti del mondo...".

Parla il presidente del consorzio e contitolare (con Giovanni Carlo Sacchet) della CARPINETO (Toscana), Antonio Mario Zaccheo: "Negli anni '80  quando il nostro mondo era molto diverso da oggi - noi eravamo tra i pochi esportatori a vendere già in Germania e Stati Uniti e sentivamo questi Paesi già lontani. Ci sembrava di vivere un' avventura ogni volta che partivamo per quei luoghi. I produttori di vino che viaggiavano erano pochissimi e una larga parte del mondo era ancora preclusa all'Occidente. L’Oriente sembrava ancora più lontano. Oggi la situazione è completamente cambiata, il mondo si è aperto e viviamo ormai la vera economia globale che fino a pochi anni fa era inimmaginabile. Noi abbiamo vissuto questa drastica evoluzione con il nostro Consorzio “Grandi Vini d’Italia Group”; inizialmente ci siamo uniti per necessità commerciali e collaborazione economica e siamo cresciuti tutti e molto. La nostra collaborazione commerciale si è cementata anche sul piano personale e umano. Una bella esperienza, inusuale, in un Paese come il nostro dove sono tutti d'accordo… nel non essere d'accordo su niente!"


Tocca a Umberto CESARI  (Emilia-Romagna) "Non è assolutamente facile incontrare otto produttori vitivinicoli che da 26 anni uniscono le loro energie commerciali e la loro creatività ponendola a disposizione del gruppo, l'uno con l'altro senza speculazioni personali, anzi, con generosa collaborazione. Questa atmosfera che si respira da tanto tempo scaturisce da persone fuori dal comune, che usano come strumento di lavoro l'amicizia e il rispetto reciproco. Il grande valore del Consorzio sta soprattutto nelle famiglie che lo compongono, che hanno cresciuto giovani vignaioli ai quali auguriamo di portare avanti la Grandi Vini con la medesima passione e allegria che ci ha contraddistinti".


"Se questo è l'unico dei Consorzi Export del settore che ha resistito per 26 anni, un motivo ci deve essere. Secondo Michele CHIARLO (Piemonte) alla base del successo della Grandi Vini ci sono alcuni punti fondamentali. Il Consorzio è formato da un gruppo di aziende che hanno la stessa politica produttiva e commerciale ma non hanno prodotti in concorrenza tra loro. Questo ha permesso al gruppo di crescere negli anni e con esso sono cresciute molto tutte le singole aziende che lo compongono. La gestione del Consorzio è stata improntata a una rigorosa economicità, riservando la parte preponderante delle risorse allo sviluppo dei mercati. Un occhio di riguardo ai mercati emergenti dove è stato promosso - e ben realizzato - il concetto vincente di offrire agli importatori la possibilità di avere un'unica spedizione e fatturazione dei vini delle più importanti regioni del Centro-Nord Italia.


"Già 26 anni? Non è possibile! Così tanti anni sono passati da quel lontano 1987 e la memoria torna indietro - ricorda Gianfranco GAROFOLI (Marche). Sì, venticinque anni fa ero presente alla sottoscrizione dell'atto costitutivo di Grandi Vini C. E. in quello studio notarile a Roma. Fu mio zio Dante, allora presidente della Garofoli, a sottoscrivere l'atto. Io iniziavo giusto in quel periodo a occuparmi della crescita dell'export dell'azienda ancora troppo poco sviluppata sino ad allora vista le accresciute capacità produttive. Fui subito entusiasta del progetto propostoci a suo tempo da Antonio Zaccheo e, una volta che il Consorzio fu attivo, partecipai attivamente alla sua vita. Lo stesso fecero tutti gli altri consorziati e questo, secondo me, spiega il successo di Grandi Vini, dimostrato dalle attività svolte e da tanta longevità.

"Sembra ieri allorché ricevetti una telefonata dall'amico Michele Chiarlo che mi proponeva la creazione di un consorzio tra produttori di vini di qualità per promuovere e far conoscere i vini degli associati all'estero. Ero scettico - dice Fernando PIGHIN (Friuli-Venezia Giulia) - avevo appena smesso la collaborazione con un altro consorzio tra produttori friulani che purtroppo non aveva funzionato, ma Michele come sempre è stato convincente, soprattutto per la formula proposta "una associazione solo ed esclusivamente tra amici produttori di vini di qualità".
E così è stato, lo confermano i due decenni trascorsi, fatti di collaborazione e comprensione in alcuni passaggi difficili, superati felicemente proprio per l'amicizia che ci lega tutti, anche a livello famigliare.


"Questa unione così solida ci commuove e ci rende molto orgogliosi - esordiscono Aleardo e Giuseppe MANTELLASSI (Maremma toscana) - il nostro pensiero non può che andare a nostro padre che 26 anni fa fece parte dei soci fondatori che decisero di formare questo Consorzio. Non pensiamo che servano tante parole per esprimere i nostri sentimenti. L'entità stessa di questo anniversario parla da sola e testimonia di un gruppo di amici che hanno saputo mettersi in gioco credendo negli stessi ideali ai quali il tempo ha dato pienamente ragione. È evidente che la nostra azienda, la più piccola del Consorzio, non sarebbe riuscita a raggiungere i grandi risultati che sono stati conseguiti dopo l’unione con i sette compagni di viaggio.



"Ventisei anni... quando mi fermo a pensare alla lunga carriera del Consorzio - conclude Franco TOMMASI titolare di VILLA GIRARDI (Verona) - rivedo tanti luoghi esplorati, tante persone conosciute, tanti traguardi raggiunti, rivivo le stesse emozioni vissute anno dopo anno. Sono stati anni di partecipazione intensa, impegnativi e costruttivi, con strategie comuni, "lotte" fianco a fianco alla conquista del mondo... enologico! Anni dinamici, scanditi dal susseguirsi delle stagioni in vigna e nelle fiere, da viaggi e degustazioni. Venticinque anni a partecipare al mondo la qualità del made in Italy.Insomma venticinque anni magnifici come i componenti di questo Consorzio!"

I SENSIORALISTI

 



Avete una sensibilità 
superiore alla media?
Forse non ci siete utili


 
 Parafrasando la programmazione neurolinguistica "c'è almeno un odore o un sapore al quale ognuno di noi è più sensibile di qualsiasi altra persona al mondo". E quando uno lo scopre si sente meglio, è un primato da porre nella propria descrizione personale, un qualcosa di cui farsi vanto. Dietro questo pensiero comune, umanamente normale e accettabile, in passato - e ancora oggi - ci sono andati stuoli di sensorialisti.

Avere un gruppo di superdotati è il sogno di tutti, significa avere uno strumento dotato di una sensibilità straordinaria. Su questo presupposto le norme Iso, dalle quali sono derivati molti test applicati anche da associazioni di assaggiatori, hanno realizzato dei piani sperimentali fantastici. E ora sta arrivando l'analisi del Dna che saprà dirci quale sensibilità abbiamo verso i sapori, e poi forse verso gli odori. Immagino che molti di voi siano pronti a farsi fare un prelievo di sangue e a spendere qualche centinaio di dollari. Se così è fermatevi un attimo, perché forse vi faremo risparmiare.

In analisi sensoriale serve gente comune, i superdotati ci sono utili solo in rarissimi casi. Quello che intendiamo ricavare con molti test di analisi sensoriale è la fotografia del percepito rendendo oggettivo quello che normalmente è soggettivo. Ora, se vogliamo che la fotografia sia rappresentativa della realtà deve essere realizzata attraverso un gruppo di persone che rappresentino la maggioranza della popolazione, altrimenti non sarebbe affidabile. Avete presenti le fotografie fatte all'infrarosso? Possono essere utili per determinati fini, ma voi la realtà non l'avete mai vista così, perché il vostro senso della vista si limita a percepir
e le onde comprese nel campo che va da 400 a 760 nanometri.

Sappiamo benissimo che ci sono persone che sentono l'amaro a concentrazioni di decine di volte inferiori ad altre, individui che hanno una soglia olfattiva, verso una determinata molecola, di un migliaio di volte inferiore ad altri. Bene immaginatevi quando si trovano in un gruppo di valutazione: entrambi tenderanno a non collimare con gli altri, a dare valutazioni esasperate a certi descrittori. Diventano, loro malgrado, dei turbatori dell'attendibilità.

Ben diverso è il discorso che riguarda intere culture. Gli europei hanno una percezione del dolce mediamente superiore agli americani e inferiore agli asiatici: di questo occorre tenere conto quando si lanciano prodotti sul mercato, come delle altre variazioni della percezione comune. Ecco perché da sempre sosteniamo che i test, anche quelli di laboratorio, devono essere fatti nel paese di consumo di un prodotto. Questo semplice accorgimento avrebbe potuto evitare grandi insuccessi e potrebbe essere foriero di notevoli successi.

luigi.odello@assaggiatori.com

lunedì 9 settembre 2013

VENDEMMIA 2013

LA VENDEMMIA 2013
IN SINTESI DALL'AEEI

Assoenologi conferma i suoi dati 2012. Lo scorso anno, per la prima volta, il Dicastero dell'agricoltura aveva convocato in tempo utile le associazioni di categoria per fare il punto sulla produzione vitivinicola italiana 2012. Tutte le organizzazioni, dalla Coldiretti alla Cia, dall'Assoenologi alla Confagricoltura, dall'Unionvini alla Federvini, si sono trovate d'accordo nell'affermare che eravamo di fronte alla vendemmia più scarsa dal 1950 con una produzione stimata intorno ai 40 milioni di ettolitri.
Recentemente Agea ha invece comunicato che le denunce di produzione presentate in gennaio fanno ritenere un quantitativo di 45,6 milioni di ettolitri, ossia oltre la media quinquennale secondo le rilevazioni Istat, che da sempre sono prese come punto di riferimento.
Giuseppe Martelli
Che il 2012 sia stato un anno problematico e bizzarro è sotto gli occhi di tutti, non occorre ricordare i sette anticicloni, il caldo torrido e le piogge nei momenti sbagliati. Andando a verificare i dati Agea troviamo alcune di-scrasie. Innanzitutto nei suoi computi sono inseriti anche i mosti e i vini acquistati. Inoltre il calcolo è fatto sul vino torbido e non sul limpido.
Ma quello che non si capisce è come alcune regioni possano registrare certe produzioni. Ad esempio la Campania, secondo l'Agea, avrebbe prodotto solo 663.000 ettolitri, quando le medie ufficiali pluriennali danno un valore molto vicino a 1.800.000 ettolitri. Secondo Agea il Veneto ha prodotto 9.260.000 ettolitri, quando la media degli ultimi dieci anni dà 7,8 milioni. La Puglia e l'Emilia, in un'annata notoriamente scarsa come quella 2012, avrebbero fatto registrare 7,7 milioni di ettolitri, quando le medie uf-ficiali pluriennali indicano tra i 6,3 e i 6,7 milioni.
Quindi c'è qualche cosa che non quadra. Anche perchè altre due entità istituzionali danno dati di riferimento diversi da quelli Agea: Ismea: 39,3 e Istat 41,1 milioni di ettolitri (dato non ancora definitivo), per noi molto vicini alla realtà. Come Assoenologi confermiamo le stime di produzione elaborate a fine ottobre 2012, ossia circa 40 milioni di ettolitri.

2013 decisamente meglio del 2011 e del 2012. Lo scorso anno abbiamo dovuto fare i conti non con l'anticiclone delle Azzorre, bensì con sette disperati fenomeni dai nomi più suggestivi - spiega Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi.
In primavera abbiamo accarezzato Hannibal. Quindi conosciuto Scipione che, dal 17 al 27, ha fatto evaporare giugno. Poi abbiamo maledetto Caronte che, dal 29 giugno al 9 luglio, ci ha traghettato verso una torrida estate facendoci boccheggiare alla soglia dei 40 gradi. E che dire di Minosse che, dal 10 al 15 luglio, ci ha regalato sei giorni di fuoco privilegiando Sicilia, Sardegna e Puglia. Dal 29 luglio al 5 agosto abbiamo dovuto fare i conti con Ulisse. Dal 7 al 15 agosto è stato Nerone a far parlare, o meglio "sudare" l'Italia tutta, seguito da Caligola (17/19 agosto) che ha lasciato il posto a Lucifero (20/25 agosto).
Beatrice non ha portato le tanto auspicate piogge di fine agosto che sono arrivate in settembre grazie a Poppea che, però, per le uve bianche non ha ristabilito le ottimali condizioni salvando soprattutto al Nord quelle a baccarossa in generale e di vendemmia tardiva in particolare.
Quest'anno invece l'andamento climatico e meteorico è stato inusuale ma favorevole alla vite permettendogli un ciclo vegetativo più razionale, con una maturazione diluita nel tempo che ha determinato acini più grandi e più ricchi, facendo rientrare il periodo vendemmiale della media storica. Infatti i tempi di raccolta, rispetto alla scorsa campagna, sono procrastinati di 10/15 giorni nel Centro Nord e di 7/10 giorni nel Sud e nelle Isole.

Un andamento climatico bizzarro, ma non per la vite. Dopo un autunno molto mite, tra i più caldi degli ultimi 25 anni, - continua Martelli - l’inverno è iniziato con un brusco abbassamento delle temperature inferiori alla norma. Gennaio, febbraio e marzo sono stati caratterizzati in tutt'Italia da precipitazioni elevate, superiori alla media stagionale, tali da ascrivere questo periodo come tra i più piovosi e nevosi degli ultimi 50 anni.
Ad esempio: in Friuli le piogge dei primi 5 mesi hanno eguagliato la quanti-tà caduta mediamente in un anno; il Trentino, solo nel mese di maggio, ha fatto registrare 260 mm di acqua; in Romagna i primi 3 mesi sono stati i più umidi degli ultimi decenni; nelle Marche nel periodo gennaio/maggio sono caduti 464 mm di pioggia superando del 46% l'andamento medio dell'ultimo quarantennio. In sintesi nei primi tre mesi del 2013, in molte zone, è caduta il 50% del quantitativo di pioggia che si registra in un anno.
Anche in primavera e all'inizio dell'estate le precipitazioni sono state copiose creando preziose riserve nel sottosuolo, ma provocando anche, in diverse zone, non pochi problemi a causa dei virulenti attacchi fungini (peronospora e oidio) che hanno inciso sui potenziali produttivi, innescando altresì diversi problemi di allegagione che hanno fatto seguito ad una fioritura eterogenea.
Nella seconda metà di luglio, e per un mese, è arrivato il grande caldo e in agosto si sono verificate importanti quanto decise escursioni termiche tra il giorno e la notte che hanno creato le condizioni propizie per una matura-zione molto promettente, senza dubbio migliore delle due precedenti vendemmie. Purtroppo diverse sono state le grandinate che, sia pure in modo diverso, hanno colpito e stanno continuando ad abbattersi da Nord a Sud.


giovedì 5 settembre 2013

TURISMO enogastronomico

eno-trend

Continua a crescere in Italia
Il turismo enogastronomico



Continua a crescere il turismo enogastronomico in Italia. Il nono rapporto annuale dell’ “Osservatorio sul turismo del vino”, promosso dalle Città del Vino realizzato dal Censis e presentato
a Roma, fotografa un trend in cui vino e gastronomia entrano ufficialmente nel paniere delle motivazioni che influenzano le scelte
delle mete turistiche.
Un’impennata, quella del turismo enogastronomico registrata dal rapporto, che testimonia ancora una volta l’unicità del Belpaese con un’offerta enogastronomica da primato in grado di inserirsi perfettamente in un viaggio culturale.

Pasta di Gragnano con pomodorini del Piennolo del Vesuvio; formaggi tartufati e pancetta tesa d’Arnad; olive di Capalbio e ancora  mieli e marmellate a fare da sfondo alle mille proposte culinarie E ancora olio extravergine di oliva, focacce, merende e spuntini dolci o salati, in ogni regioni sono tutti espressione della cultura gastronomica di un territorio: focaccia genovese, spezzina, schiacciata mantovana, sbrisolona di Verona, croissant, pizza chiena, tutti abbinati all’olio extra vergine di oliva. 

martedì 3 settembre 2013

VINI ESTREMI

Bisol: i vini estremi
di Cortina Wine Club

Nasce l'esclusivo Vini Estremi - Cortina Wine Club - Venissa & Vigna 1350.  


La seconda edizione di GUSTOCORTINA (che si è tenuta lo scorso 16 e 17 giugno) è stata l'occasione per il winemaker Fabrizio Zardini e Gianluca Bisol di confermare pubblicamente l'amicizia fra Venissa e Vigna 1350, ambizioso e importante progetto, supportato da GOLDEN MOON e Bisol www.bisol.it,  ideato e realizzato da Fabrizio Zardini e Francesco Anaclerio con la collaborazione di Federico Menardi e Gianfranco Bisaro, che hanno creato un vigneto a ben 1350 metri d'altezza.

Sempre in quella occasione è stato creato il Cortina Wine Club - Vini Estremi, che si pone come obiettivo la scoperta, la conoscenza e la degustazione dei vini, nati da luoghi estremi; del sodalizio fanno parte di diritto tutti coloro che avranno aderito al progetto "Adotta una vite".
Diventando socio del Cortina Wine Club si hanno numerosi vantaggi tra cui la possibilità di vivere esperienze emozionali ed uniche in tenute storiche e cantine prestigiose e un'esclusiva dotazione di strumenti e accessori professionali creati appositamente per i tasting del club.




lunedì 2 settembre 2013

VINELLANDO 2013

La Fattoria Mantellassi
Vince a "Vinellando 2013"
Col Morellino San Giuseppe


Un altro motivo di grande orgoglio per la Fattoria Mantellassi di Magliano in Toscana che anche quest'anno ha vinto il premio MORELLINO PIU' TIPICO nell'edizione 2013 di VINEL-LANDO con il suo “SAN GIU-SEPPE 2011”.
Come molti sapranno già da molti anni i migliori “Morellino di Scan-sano” si sfidano in questa gara do-ve un gruppo di degustatori, som-melier, giornalisti e operatori horeca, eleggono il “MIGLIOR MORELLINO DELL'ANNO e IL PIU' TIPICO”.
Il Morellino più tipico corrisponde più o meno al premio della Critica, quello cioè che viene riconosciuto e chi si distingue dalla massa per coerenza e livello qualitativo mantenuto nel tempo.
Questo è il secondo anno consecutivo che il “San Giuseppe” consegue questo premio (dopo averlo ricevuto altre due volte negli anni '90) e la Fattoria Mantellassi ne va veramente fiera, visto che la sua mission è da sempre quella di produrre un vino ai vertici della qualità ma mai schiavo delle mode del mercato, e quindi un vino tradizionale e classico.

domenica 1 settembre 2013

LA GRAPPA

In Italia scende
il consumo
dei superalcolici


Secondo l'International Wine and Spirit Research nel 2011 in Italia ci siamo bevute poco più di 200 milioni di bottiglie di spirits.
Facendo il conto del consumo procapite si evince che non siamo dei grandi bevitori, ci potremmo concedere qualcosa in più. Nelle proiezioni 2012-2016 l'Istituto preconizza invece un ulteriore calo del 4,7%, in controtendenza rispetto al mercato globale dove è previsto un incremento del 9%.
Ma la cosa più curiosa è che però per il Bel Paese è prevista una crescita di vodka e rum, due spirits che stanno già registrando ottime performance. Perché risultano vincenti? I motivi possono essere tanti, ma tra tutti emerge anche la capacità di rinnovamento che hanno dimostrato e l'impegno che ci mettono nella comunicazione.
La grappa invece pare anestetizzata dall'indolenza e dal pessimismo dei produttori, dopo alcuni decenni di miglioramento tecnologico e di invenzioni in comunicazione capaci di portarla nel cuore dei consumatori. 
Oggi abbiamo grappe davvero eccellenti, perché non pensare a valorizzarle?