Tutto ebbe inizio con la transumanza dall’Appennino modenese alla bassa padovana. Infatti, negli anni ’40 del secolo scorso, alla fine di ogni estate, Eraldo Morandi, il capostipite, lasciava le montagne del Frignano per scendere a valle. La sua destinazione era la fertile pianura padovana tra l’Adige e il fiume Gorzone, ricca anche in inverno di erba e germogli. Il luogo ideale per dare riparo e sfamare le sue pecore in attesa che la bella stagione consentisse di riprendere il cammino inverso verso Pievepelago e le montagne di casa. Anche perché è risaputo che nel periodo estivo le pecore stanno bene in montagna. Poi, a settembre, quando iniziano a soffiare i venti freddi, ci si deve incamminare verso la pianura per non farsi sorprendere dalle prime nevicate, deleterie per gli armenti.

Il luogo dove Eraldo portava le sue pecore all’arrivo delle prime brume autunnali era Borgoforte, una minuscola località di Anguillara Veneta, nella bassa padovana, che gli piacque a tal punto da decidere di fermarsi e di fissare lì la dimora assieme alla sua famiglia e al gregge. Ogni sera, con i suoi undici figli, chiudeva le pecore nella stalla e iniziava a trasformare il latte del giorno in formaggio. Il suo primogenito, Oriano, si appassionò a tal punto all’antica arte casearia da farne il lavoro della vita.
Negli anni ’80 del secolo scorso prende vita il caseificio
Negli anni ’80, dopo aver venduto pecore e capre, concentrò passione e impegno sullo sviluppo del suo caseificio, utilizzando latte caprino, ovino e vaccino di qualità, in arrivo da produttori locali ubicati in un raggio di 100 chilometri. Il forte legame con il territorio e le tradizioni, abbinato a tecniche di lavorazione artigianale, ha permesso al Caseificio Morandi di crescere, farsi conoscere e aggiudicarsi importanti premi e riconoscimenti, anche internazionali, tra cui il World Cheese Awards, il Concours International de Lyon, il Frankfurt International Cheese e l’Alma Caseus di Parma, per citarne solo alcuni.
Oggi l’azienda di famiglia è guidata dalle tre figlie di Oriano
Oggi la barra di comando è passata alle tre figlie di Oriano - Angela, Elena e Chiara - a cui il padre ha trasmesso le competenze necessarie e l’amore per questo mondo affascinante e rurale. Fin da subito la stella polare dell’attività delle tre sorelle è stata una forte attenzione verso il consumatore, che si è concretizzata in un percorso di qualità totalmente tracciabile, basato sull’utilizzo di soli fermenti lattici selezionati, caglio naturale e sale, senza l'aggiunta di additivi
Inoltre, grazie alle scelte di produzione, viene da sempre garantita la totale naturalità dei formaggi, realizzati senza zuccheri, glutine, addensanti, conservanti o trattamenti in crosta. L’intero latte utilizzato per le loro creazioni casearie arriva da produttori locali che hanno a cuore l'alimentazione e il benessere dei loro animali. Con questi allevatori si è creato, nel tempo, un rapporto di reciproca fiducia e si è realizzata una filiera corta fatta di vera qualità del cibo e sostenibilità ambientale. In tal modo, il latte prodotto e trasformato mantiene eccellenti caratteristiche organolettiche e nutrizionali.
I prodotti di punta
Il caseificio si inserisce in un territorio ricco di vocazione casearia, dove la tradizione si intreccia con la natura. La gamma dei suoi prodotti spazia dai pecorini e caprini stagionati e affinati alla robiola di capra; dalla mozzarella misto pecora alle paglierine da piastrare e farcire; dalla fiorita di pecora alla cremosa di Sant'Antonio affinata con piante e fiori eduli. Quest’ultima, se unita alle fragranze floreali stagionali (lavanda, rosa, fiordaliso, calendula e camomilla), raggiunge una complessità e un’esultanza di sapori inimitabili.

Molto interessanti anche il formaggio misto (a base di latte vaccino e caprino) affinato nelle vinacce del Carmenère - un vitigno a bacca nera di origine bordolese - e il pecorino dell'Adige affinato all’estragone, un’erba aromatica nota anche come dragoncello, dal sapore leggermente dolce e molto usata in cucina. Da assaggiare anche lo yogurt naturale intero di pecora: la sua particolare cremosità è data dalla lenta fermentazione (12 ore), che permette di creare un ottimo equilibrio fra aroma, acidità e consistenza.
Caseus Patavinus 1222: un’autentica chicca
Un’altra chicca è il Caseus Patavinus 1222, un formaggio vaccino a latte crudo, frutto di un progetto avviato nel 2023 con l’Università di Padova. Il latte utilizzato è quello della stalla didattica dell'Azienda Agraria Sperimentale “Lucio Toniolo” dell’Ateneo patavino, dove sono presenti un’ottantina di bovine di razza Pezzata Rossa Italiana, interamente alimentate a foraggio.

Tale formaggio, commercializzato dopo 8-10 mesi di stagionatura, è un prodotto con importanti caratteristiche nutrizionali e nutraceutiche. È estremamente versatile e si presenta con una pasta semidura, friabile e solubile, unita a delicate note lattiche di burro fresco e a una leggera e piacevole acidità.
La De.Co. Anguillara Veneta “Formaggi dell’Adige”
Dall’ottobre 2017 alcuni dei suoi prodotti - Pecorino dell’Adige, Formaggio misto pecora dell’Adige e Ricotta fresca misto pecora - hanno acquisito la De.Co. Anguillara Veneta “Formaggi dell’Adige”. La De.Co. ha l’obiettivo di censire e valorizzare le attività e i prodotti agroalimentari tradizionalmente caratteristici e di pregio del territorio di Anguillara Veneta. Il latte utilizzato deve provenire da allevamenti ovini ubicati nella striscia di terra che separa la riva destra del Gorzone da quella sinistra dell’Adige, e da allevamenti vaccini e ovini veneti.

Infine, sono molto apprezzati anche gli abbinamenti con prodotti del territorio che completano l’esperienza gustativa: dalle marmellate artigianali alle conserve tipiche regionali e al miele, fino alle erbe aromatiche e ai variopinti fiori eduli per le stagionature e gli affinamenti, volti a esaltare ancora di più i sapori dei formaggi.




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