L'inflazione occulta
nei supermercati: pagare lo stesso
per avere di meno
In pratica, si riducono le quantità dei prodotti confezionati venduti sugli scaffali, ma si mantiene inalterato il prezzo al pubblico. I carrelli in questo modo si svuotano del 30% dei prodotti, spesso senza che il consumatore se ne renda conto. Anche per questo Consumerismo ha presentato un esposto all'Antitrust
Il caro materie prime e l'inflazione stanno da tempo facendo sentire i loro effetti sui prodotti alimentari sugli scaffali dei supermercati. Nell'ultima classifica stilata da Coldiretti, che segnala i maggiori rincari, in testa c'è l'olio di semi (+23%), seguito dalla verdura fresca (+17,8%) e dal burro (+17,4%). Rincari a doppia cifra anche per pasta (+13%), frutti di mare (+10,8%) e farina (+10%). Seguono carne di pollo (+8,4%), frutta fresca (+8,1%), pesce fresco (+7,6%) e gelati (+6,2%).
Così, per evitare di far pagare di più i prodotti alimentari qualcuno invece sceglie di farli pagare allo stesso prezzo, ma al tempo stesso riduce la quantità di prodotto venduta. In Italia questo fenomeno è definito inflazione occulta, mentre all'estero è stato coniato un termine ad hoc: shrinkflation. Il termine deriva dall'unione dal verbo to shrink (ovvero restringere) e inflation (inflazione). Un fenomeno già segnalato in passato nei paesi anglosassoni, mentre in Italia è da tempo nel mirino di Consumerismo. L'associazione che tutela i consumatori ha infatti già presentato un esposto all'Antitrust. Giudica questa procedura scorretta perché inganna gli utenti e non fa loro rendere conto che la quantità di merce nel carrello della spesa alla fine si riduce anche del 30%.
Il fenomeno della shrinkflation
La shrinkflation negli Stati Uniti è già stata messa in atto. Il Corriere della sera, citando il Financial time, ha segnalato che nei sacchetti delle patatine Dorito, adesso ce ne sono 5 in meno, mentre quello contenute delle bottiglie di detergente è sceso da 0,7 a 0,65 litri. Il Giornale invece ha citato la britannica Cadbury che ha ridotto del 10% le dimensioni delle sue barrette di cioccolato Dairy Milk, tenendo però lo stesso prezzo di vendita. Mentre qualche anno fa, a causa del caro cacao, furono rimpicciolite le barrette «Toblerone», scatenando la protesta degli abituali consumatori.
«È un trucchetto svuotacarrelli»
Luigi Gabriele |
La denuncia all'Antitrust
Da un anno Consumerismo no-profit si batte contro questo fenomeno, tanto da rivolgersi all’Antitrust.
«Abbiamo quindi chiesto di accertare se la shrinkflation possa violare le norme del Codice del Consumo e realizzare una pratica commerciale scorretta - ha ripreso Luigi Gabriele - La prima istanza era stata respinta perché l'Antitrust inizialmente non si occupava di pratiche legate ai prodotti alimentari. Ma poi fortunatamente il regolamento è cambiato. Adesso può agire di concerto con Mister prezzi, un organo del ministero dello sviluppo economico, e la Guardia di finanza, svolgendo gli opportuni controlli nei supermercati. L'Istat infatti segnala soltanto la variazione dei prezzi, ma non delle quantità dei prodotti nelle confezioni».
Come segnalare la shrinkflation
L’Associazione invita infine i consumatori a segnalare sul suo sito Internet qualsiasi prodotto per il quale sia stata riscontrata una diminuzione delle quantità nelle confezioni, a fronte di prezzi inalterati. Segnalazioni che verranno girate all’Antitrust per le indagini del caso.
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