Salumi e rischio in tutta Italia per la peste suina africana (Psa) che incombe come una spada di Damocle sull’intero sistema produttivo. L’allarme è stato lanciato da Assica, Associazione industriali delle carni e dei salumi aderente a Confindustria, a Cibus, a Parma.
Salumi e rischio in tutta Italia per la peste suina africana (Psa)Peste suina africana, l'allarme di Assica
«Con il ritrovamento a metà aprile di un cinghiale infetto a Varano de Melegari (Pr) - ha affermato il presidente di Assica, Francesco Pizzagalli - la zona di restrizione è stata allargata alle aree di Collecchio, Sala Baganza e Felino (in Emilia), mettendo in forte crisi le aziende che esportavano in Paesi quali il Canada e gli Stati Uniti. Abbiamo già aziende che hanno messo in cassa integrazione i dipendenti: da allarme sanitario la peste suina rischia di diventare un allarme sociale».
Davide Calderone, direttore di Assica, è entrato nel dettaglio dei danni della Psa, con numeri alla mano che danno la dimensione del danno. «Fino a questo momento si sono avute perdite legate al mancato export per circa 500 milioni di euro in due anni e, se le cose non dovessero migliorare, il rischio sarebbe di subire ulteriori perdite per 60 milioni di euro al mese. Queste cifre avrebbero potuto essere anche più elevate, se non fosse stata messa in campo dal ministero della Salute - con il sostegno di Assica - un’azione costante di informazione e dialogo con i principali Paesi importatori dei prodotti suinicoli; insieme all’attività diplomatica e tecnica del governo si è agito per il contenimento delle misure restrittive di ordine sanitario vigenti in molti Paesi importatori».
Dove ha concentrato gli acquisti il consumatore?
Il tutto in un mercato che ha fatto registrare nel 2023 un generale calo dei volumi, pari a -0,9%, ma che che ha visto i salumi con performance positive. Sia considerando tutti i canali distributivi, includendo i Discount (+0,2%), ancor di più considerando i soli ipermercati, supermercati e il libero servizio piccolo (+1,7%). Sicuramente queste performance sono state aiutate da un aumento dei prezzi meno elevato rispetto alla media del largo consumo confezionato. Tuttavia, anche nei salumi assistiamo ad un cambiamento nelle scelte di acquisto da parte degli italiani: categorie con prezzi elevati sono stati maggiormente penalizzate dal contesto inflattivo, mentre altre, con prezzi più bassi, sono state premiate dal consumatore.
Il consumatore ha privilegiato negli ultimi mesi gli acquisti a banco taglio
Il consumatore ha messo in atto diversi cambiamenti nei “luoghi” dove effettuare gli acquisti di salumi, privilegiando negli ultimi mesi gli acquisti a banco taglio rispetto a quelli a libero servizio (dallo scaffale): i prodotti a banco taglio sono cresciuti del +4,6% a fronte di quelli a libero servizio hanno segnato un -0,3%. Il take away si conferma in difficoltà, con un calo dei volumi pari a -2,7%.
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