Sono stati poi affissi agli ingressi delle spiagge dei volantini in occasione della protesta: «Dopo 14 anni di rinvii e due anni di chiacchiere, basta!» si legge. «Stiamo mettendo al corrente i nostri clienti circa i motivi della protesta della categoria che prevede, l'apertura degli ombrelloni a partire dalle ore 9:30. Nessun ulteriore disagio, però, in quanto tutti gli altri molteplici servizi offerti dagli stabilimenti balneari sono assicurati. In tanti ci hanno manifestato solidarietà e comprensione. E questo ci fa enorme piacere e ci sprona ad andare avanti. Segno che le nostre argomentazioni sono sacrosante e condivisibili» ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari.
La questione delle concessioni balneari
La questione, ricordiamo, ruota attorno all'applicazione della direttiva europea Bolkestein che, secondo le attuali regole, dovrebbe vedere l'avvio di gare aperte a tutti gli operatori europei a gennaio. Tuttavia, permangono molte incertezze su dove e come queste gare verranno svolte. Il Consiglio di Stato ha indicato che la legge si applica laddove «la risorsa è scarsa», ma un monitoraggio governativo di fine 2023 ha identificato solo il 19% delle coste come tali.
Balneari, la questione ruota attorno all'applicazione della direttiva europea BolkesteinPer questo Antonio Capacchione ha sollecitato l'esecutivo a fare chiarezza attraverso un parere dell'Avvocatura dello Stato e a predisporre misure di sostegno per le oltre 30mila imprese del settore. Secondo Capacchione, sarebbe preferibile applicare la cosiddetta "legge Draghi", che prevede indennizzi per chi perde la concessione, piuttosto che prolungare l'attuale stato di incertezza. I comuni, infatti, hanno bisogno di regole precise entro fine ottobre per poter organizzare le gare.
Concessioni balneari, come il Governo pensa di risolvere la questione
Al momento, il Governo ha due opzioni sul tavolo. La prima è avviare le gare con indennizzi, una scelta supportata dalle opposizioni per evitare favoritismi verso quella che chiamano la «lobby dei balneari», magari limitando il numero di gare con un chiarimento tecnico. La seconda opzione invece è portare la questione davanti alla Corte Ue per guadagnare tempo, con il rischio di un giudizio sfavorevole.
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