mercoledì 12 marzo 2025

Alimentazione e benessere mentale

 

Alimentazione 

e benessere mentale: 

come il cibo influisce 

sulle emozioni

Il libro “Nutrire la mente” di Giorgio Calabrese (scritto con la figlia Cinzia Myriam e Salvo Noè) evidenzia il ruolo di nutrienti essenziali nella prevenzione di disturbi e squilibri emotivi

di Mauro Taino
Redattore
    

Quando non siamo di buonumore, tendiamo ad alimentarci in modo poco equilibrato, mentre se siamo di buonumore, siamo più inclini a scegliere cibi leggeri e di qualità. Le emozioni influenzano la qualità e la quantità del cibo che consumiamo“Nutrire la mente - tra parole, cibo ed emozioni” (edito da San Paolo), l'ultimo libro del professor Giorgio Calabrese, medico nutrizionista e presidente del Cnsa, il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, del Ministero della Salute, scritto insieme alla figlia Cinzia Myriam (medico internista specialista in medicina interna e nutrizione clinica), e a Salvo Noè (psicologo e psicoterapeuta), parla proprio del rapporto che c'è tra cibo ed emozioni. «Abbiamo parlato - dice il prof. Calabrese riferendosi al volume - di come nutrire la mente: il rapporto con la mente, infatti, non è solo un fatto psichiatrico, ma anche fisiologico».

Alimentazione e benessere mentale: come il cibo influisce sulle emozioni

È fondamentale nutrire correttamente anche il cervello

Cibo ed emozioni, di cosa parla “Nutrire la mente”

Gli autori invitano i lettori a riflettere sulle cause di una cattiva alimentazione, identificando tre fattori principali della vita quotidiana: l'abitudine, i pensieri negativi e la fretta. I dati confermano la base scientifica di questa analisi, evidenziando come problemi quali obesità, bulimia e anoressia siano sempre più diffusi. È quindi fondamentale comprendere la stretta connessione tra gli organi e il ruolo della mente, che può influenzare l'alimentazione in modo positivo o negativo, così come subire le conseguenze di uno stile alimentare disordinato.

Alimentazione e benessere mentale: come il cibo influisce sulle emozioni

Nutrire la mente: il libro, edito da San Paolo e scritto da Giorgio Calabrese, Cinzia Myriam Calabrese e Salvo Noè

Secondo gli autori, è fondamentale conoscersi e prendersi cura di sé in ogni aspetto, cercando di valorizzare il benessere nella propria vita. Non è sempre facile e la sola volontà non basta, ma è utile trovare piacere anche attraverso il cibo, riconoscendo che le emozioni influiscono sull'alimentazione e che lo stress può portare a comportamenti alimentari disordinati. Il cibo infatti è parte del nostro rapporto con la vita: nutrirsi in modo equilibrato favorisce il benessere, la consapevolezza di sé e del proprio corpo, aiutandoci a evitare influenze negative e abitudini dannose.

Cibo ed emozioni, come nasce il libro

“Nutrire la mente” indaga proprio sulla natura stessa della fame che molto spesso è legata alle emozioni, come evidenzia Calabrese: «La fame, ad esempio, può provocare nervosismo, e lo stesso accade quando si mangia in modo compulsivo. Questi comportamenti errati sono legati a dinamiche più complesse. Spesso mangiamo non per fame o per appetito, ma per rabbia, e molti cercano di compensare emozioni difficili attraverso il cibo. Ad esempio, può succedere che, mentre ci troviamo in situazioni stressanti, la nostra mente si allontana, e in quel momento il cibo diventa una forma di conforto».

Alimentazione e benessere mentale: come il cibo influisce sulle emozioni

Il prof. Giorgio Calabrese

«Il libro - prosegue - nasce dall'esigenza di approfondire questa tematica, ed è stato scritto da uno psicologo, un'internista (mia figlia) e un dietologo (io stesso). Noi tre abbiamo discusso molto tra di noi, partendo dal vedere le persone soffrire, in particolare quelle che affrontano problemi depressivi. Tuttavia, spesso la depressione non è solo una malattia psicologica, ma può derivare da una carenza biochimica, che porta il cervello a non funzionare correttamente, in una sorta di "default". Questo stato può indurre i professionisti a fare una diagnosi di depressione. Inoltre, abbiamo pensato di fare un libro in cui non solo parliamo di alimenti, ma parliamo di alimenti che hanno dei nutrienti: in effetti parliamo dei nutrienti che veicoliamo nell'organismo grazie agli alimenti».

Cibo ed emozioni, come funziona

Il medico spiega come «con un certo tipo di alimentazione, possiamo gestire il rapporto tra gli ormoni che determinano il senso di fame o inappetenza». E lo si può fare «riducendo proprio il senso di fame, facendo produrre meno insulina e meno grassi, e quindi permettendo al corpo di bruciare maggiormente i grassi di riserva», attraverso un'alimentazione che tenga conto delle esigenze del nostro cervello. «In presenza di un trauma psicologico - rivela Calabrese -, la reazione immediata è quella di non mangiare. Nel cervello c'è un centro chiamato VHM (ventricolo mediale laterale), che regola il senso di fame e sazietà, avvisandoci quando lo stomaco è quasi vuoto o pieno, ma in quei frangenti l'attenzione si sposta su altri meccanismi emotivi e psicologici e il senso della fame si blocca completamente. In altri casi, come durante periodi di forte stress, può verificarsi una reazione opposta: mangiare in modo compulsivo, non per fame, ma come risposta a una tensione emotiva».

Alimentazione e benessere mentale: come il cibo influisce sulle emozioni

Durante periodi di stress, si può mangiare in modo compulsivo come risposta a una tensione emotiva

«Abbiamo condotto - sottolinea Calabrese - diverse ricerche, sia su topi che su esseri umani, per osservare come il cervello abbia bisogno di determinati ormoni e non di altri, o comunque solo in momenti specifici. Ad esempio, se sono arrabbiato, ho livelli elevati di cortisolo e insulina, mentre in altre circostanze, quando ho più serotonina, posso essere più sereno, tranquillo e gioioso, e meno incline alla rabbia». Tra queste ricerche anche lo studio su alcune vedove, alcune delle quali diventavano anoressiche ed altre bulimiche. «Chi gestisce tutto è l'ipofisi, una ghiandola che si trova sopra il nostro naso che è divisa in tre parti: anteriore, intermedia e posteriore. La parte posteriore, chiamata neuroipofisi, gestisce i centri della fame e della sete, ma anche, ad esempio, della tiroide, del pancreas, dei testicoli negli uomini, delle ovaie e del seno nelle donne, e rilascia ormoni che possono influenzare il nostro appetito».

Cibo ed emozioni, i cibi che fanno bene al cervello

Oltre all'aspetto psicologico, trattato da Noè nella seconda parte del libro, il volume considera anche l'aspetto biochimico e nutrizionale del cervello. «Ad esempio - mette in luce Calabrese -, il cervello ha bisogno di carboidrati. Se gli vengono tolti gli zuccheri, il corpo può adattarsi, ma una dieta chetogenica, che è utile soprattutto per l'epilessia, non è la soluzione ideale per altre patologie come il Parkinson o l'Alzheimer. Queste malattie, infatti, necessitano di più carboidrati per migliorare, non di grassi».

Il medico poi chiarisce: «Il cervello, come detto, ha bisogno di carboidrati, soprattutto quelli complessi, come quelli contenuti in legumi, cereali, pasta, riso e crosta di pane. È anche importante fornire una giusta quantità di grassi, preferibilmente di origine vegetale. L'olio extravergine di oliva è la scelta migliore, poiché è ricco di Omega 9 (acido oleico), che, insieme agli Omega 3 e Omega 6 - quest'ultimo presente nella frutta secca e il primo nel pesce - formano una combinazione che protegge non solo il cervello, ma anche il cuore e gli altri organi interni». Iat

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