Bayer compra Monsanto,
via il marchio
Operazione
da 66 miliardi $
L'acquisizione dell'americana Monsanto da parte del colosso Bayer è ormai stata decisa: OGGI 7 giugno si chiude la partita e la cifra dovrebbe aggirarsi intorno ai 66 miliardi di dollari, a quanto comunica l'azienda tedesca. I media fanno presente che si tratta della maggior acquisizione di un'impresa tedesca all'estero.
Ricordano allo stesso tempo che a questo progetto si sta lavorando da due anni.Non breve l'iter necessario per portare a termine la trattativa. Dopo l'accordo tra le due aziende, la richiesta viene fatta all'Ue (si parlava inizialmente di 66 miliardi di dollari per l'acquisizione). L'idea della Bayer era un lavoro spalla a spalla con le autorità europee, per chiudere la fusione entro fine 2017.
Così non è stato: la Commissione Ue ha bloccato tutto per il timore di una riduzione della concorrenza mercato e si è data tempo fino a gennaio 2018 per prendere una decisione. Da agosto 2017 sono passati mesi, finché a marzo 2018 l'Ue ha dato il suo via libera, ma con una riserva: il nuovo colosso avrebbe dovuto attuare gli «ampi rimedi» proposti per eliminare i dubbi Ue sulle sovrapposizioni su sementi, pesticidi e agricoltura digitale.
Gli ultimi lavori sono stati fatti, l'ultima importante autorizzazione è arrivata dall'ente sulla concorrenza degli Usa nei giorni scorsi, ora tutto è pronto. «Tutte le autorizzazioni pubbliche necessarie per il completamento dell'acquisizione sono sul tavolo adesso. Bayer il 7 giugno diventa l'unico proprietario della Monsanto Company», si legge in una nota dell'azienda tedesca.
Ma le polemiche su questa fusione continuano. «Il miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali - fa sapere la Coldiretti - sono stretti in una tenaglia da pochi grandi gruppi multinazionali che dettano le regole di mercato nella vendita dei mezzi tecnici necessari alla coltivazione e all’allevamento nelle aziende agricole, a partire dalle sementi, ma anche nell’acquisto e nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentare. La perdita di potere contrattuale si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare, oltre che la stessa sovranità alimentare dei vari Paesi e la biodiversità dei singoli Paesi. È evidente la necessità per l’Italia di rafforzare il sistema dei Consorzi Agrari che sono l’unica struttura degli agricoltori italiani in grado di sostenere il potere contrattuale delle imprese agricole di fronte al crescente strapotere delle multinazionali nel mercato dei mezzi tecnici».
ialiaatavola
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