Condizioni meteo
estreme...
estreme...
nel nostro futuro?!
Una ricerca condotta in 571 città
europee ha valutato il probabile impatto di inondazioni, siccità e ondate di
calore nella seconda metà di questo secolo.Zagabria sotto l’acqua
Se le alluvioni colpiranno soprattutto le città dell’Europa nord-occidentale, quelle dell’Europa meridionale andranno incontro a lunghi periodi di siccità e a prolungate ondate di calore: queste le conclusioni di uno Studio che è stato pubblicato alla vigilia della Conferenza di Edmonton (Canada) su “Città e Cambiamenti Climatici” (“Cities and climate change”), organizzata dall’IPCC e in collaborazione con il Gruppo Intergovernativo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (IPCC) e che si è tenuta dal 5 al 7 marzo.
Se le alluvioni colpiranno soprattutto le città dell’Europa nord-occidentale, quelle dell’Europa meridionale andranno incontro a lunghi periodi di siccità e a prolungate ondate di calore: queste le conclusioni di uno Studio che è stato pubblicato alla vigilia della Conferenza di Edmonton (Canada) su “Città e Cambiamenti Climatici” (“Cities and climate change”), organizzata dall’IPCC e in collaborazione con il Gruppo Intergovernativo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (IPCC) e che si è tenuta dal 5 al 7 marzo.
Scopo dell’evento era
quello di valutare lo stato delle conoscenze accademiche connesse alle città e
ai cambiamenti climatici, creando un’agenda di ricerca globale basata
sull’individuazione comune di come i cambiamenti climatici influenzeranno le
città e di come muterà il ruolo delle città per affrontarli.
“Un obiettivo chiave della conferenza – ha affermato il prof. Richard Dawson della School of Engineering dell’Università di Newcastle (Regno Unito) e membro del Comitato scientifico direttivo della Conferenza – è stato quello di riunire e catalizzare l’azione di ricercatori, responsabili politici e industria per affrontare l’urgente questione della preparazione delle nostre città, della loro popolazione, degli edifici e delle infrastrutture ai cambiamenti climatici”.
“Un obiettivo chiave della conferenza – ha affermato il prof. Richard Dawson della School of Engineering dell’Università di Newcastle (Regno Unito) e membro del Comitato scientifico direttivo della Conferenza – è stato quello di riunire e catalizzare l’azione di ricercatori, responsabili politici e industria per affrontare l’urgente questione della preparazione delle nostre città, della loro popolazione, degli edifici e delle infrastrutture ai cambiamenti climatici”.
Il percorso
dell’adattamento e della resilienza ai cambiamenti climatici è ormai la
questione fondamentale di questo secolo, dal momento che anche le ultime
ricerche scientifiche sottolineano come gli eventi meteorologici estremi
aumenteranno in modo significativo, anche se gli impegni assunti con l’Accordo
sul clima di Parigi del 2015 fossero rispettati.
In occasione della
Conferenza e quale contributo alle discussioni previste nelle sessioni
tematiche in programma, il prof. Dawson assieme ad altri colleghi
dell’Università di Newcaslte ha pubblicato sulla rivista “Environmental
Research Letters” i risultati di una ricerca condotta in 571 città europee, che
per la prima volta ha valutato il probabile impatto di inondazioni, siccità e
ondate di calore nella seconda metà di questo secolo, utilizzando le proiezioni
di tutti i modelli climatici disponibili, associati allo scenario RCP8.5
(Representative Concentration Pathway 8.5) ovvero BAU (Business-as-Usual),
preso in considerazione dall’IPCC, che vede un elevato consumo di combustibili
fossili e un elevato livello di concentrazione di gas serra in atmosfera, con
conseguente aumento della temperatura globale compreso tra 2,6 °C e 4,8 °C.
Il gruppo ha realizzato
tre possibili futuri scenari che hanno chiamato a basso, medio e alto impatto,
sottolineando tuttavia che “anche il più ottimistico di questi prevede per
tutte le città europee l’aumento sia del numero di ondate di calore che delle
temperature massime come delle alluvioni”. Lo Studio dal titolo Future
heat-waves, droughts and floods in 571 European cities evidenzia in
particolare:
– un peggioramento delle
ondate di calore per tutte le 571 città;
– l’aumento di prolungati
periodi di siccità, in particolare nell’Europa meridionale;
– un aumento delle
alluvioni, specialmente nelle città europee nord-occidentali;
– un aumento di tutti i
rischi correlati per la maggior parte delle città europee.
“Stiamo già verificando in
modo diretto le implicazioni connesse agli eventi meteorologici estremi nelle
nostre capitali – ha sottolineato Dawson – A Parigi la Senna (il rifermento è
alle alluvioni di fine gennaio 2018) è salita di oltre 4 metri sopra il normale
livello d’acqua. E mentre Città del Capo si prepara a non chiudere i rubinetti,
questa ricerca evidenzia che tali eventi climatici possono succedere anche
nelle città europee”.
Roma e Stoccolma, secondo
lo Studio, sembrano essere le città che potrebbero vedere il maggiore aumento
del numero di giorni di ondate di calore, mentre Praga e Vienna durante
sarebbero quelle che dovrebbero andare incontro ai maggiori aumenti di
temperatura.
L’85% delle città inglesi,
compresa la capitale Londra,
correrebbero seri rischi di inondazioni fluviali, ma anche Dublino, Helsinki, Riga, Vilnius e Zagabria saranno colpite da inondazioni estreme.
correrebbero seri rischi di inondazioni fluviali, ma anche Dublino, Helsinki, Riga, Vilnius e Zagabria saranno colpite da inondazioni estreme.
Lisbona e Madrid sarebbero
le principali capitali che avrebbero il maggior aumento di periodi siccitosi,
ma anche nello scenario a basso impatto le città meridionali della penisola
iberica, come Malaga e Almeria, dovrebbero registrare nel periodo 2051-2100
anche nello scenario a basso impatto, valori di siccità più che doppi rispetto
al periodo 1951-2000. Mentre per lo scenario ad alto impatto, il 98% delle
città europee dell’Europa meridionale potrebbe in futuro sperimentare periodi
di siccità fino a 14 volte peggiori rispetto ad oggi.
“Anche se le regioni dell’Europa
meridionale si adattassero a far fronte alla siccità, il livello di cambiamento
potrebbe superare il punto di non ritorno – ha spiegato Selma Guerreiro,
principale autrice della ricerca – Inoltre, la maggior parte delle città subirà
notevoli cambiamenti per più di un pericolo, evidenziando la notevole sfida che
le città devono affrontare nella gestione dei rischi climatici”.
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