martedì 26 giugno 2018

I procrastinatori? Più creativi degli altri


I procrastinatori?
Più creativi degli altri

Questo articolo avremmo potuto 
scriverlo domani, 
e forse sarebbe venuto meglio. O tra una settimana, ma saremmo arrivati dopo tutti.
La virtù sta nel mezzo, anche quando si tratta di procrastinare. Prendersela comoda sui tempi di una scadenza sembra alimentare il pensiero creativo, a patto di non esagerare: se si deve finire un lavoro di corsa si rischia di consegnare un prodotto raffazzonato. Lo facciamo nel lavoro, nelle faccende di casa, nel curare le relazioni, con le visite mediche... rimandare di giorno in giorno tutte quelle piccole, noiose incombenze è “un classico” per l’Homo sapiens, al punto che sull’argomento si sono spesi filosofi e scienziati di ogni epoca.
Molto spesso, rimandare un impegno o qualcosa che “dovrebbe” essere fatta nell’immediato, può farci sentire colpevoli, in virtù di quel famoso “non rimandare a domani quello che potresti fare oggi”. In realtà, essere propensi al rimando può avere effetti positivi. Una ricerca svela, infatti, che procrastinare ti rende più creativo ed è stato Adam Grant, professore di management e psicologia alla Wharton Business School, ad avanzare con decisione tale ipotesi, dopo che uno dei suoi studenti “più creativi” gli rivelò di avere spesso idee brillanti dopo lunghi periodi di procrastinazione.

Così l’allieva Jihae Shin, ora professoressa all’università del Wisconsin, ha indagato l’ipotesi avanzata dall’insegnante. Ha analizzato un paio di aziende, intervistato persone sulla loro abitudine a procrastinare, e ha chiesto ai loro capi di valutarne la creatività. I procrastinatori hanno guadagnato più alti punteggi di creatività rispetto agli altri. Jihae Shin aveva chiesto ad alcune persone di pensare a nuove idee di business: alcuni dovevano farlo nell’immediato e in modo casuale, ad altri è stato dato del tempo per giocare prima a Minesweeper o Solitario. 
Tutti hanno presentato le loro idee e, stavolta senza nessuna sorpresa, le idee dei procrastinatori erano per il 28 per cento più creative. Le persone che hanno giocato prima che gli venisse affidato il compito non avevano riscontrato nessun aumento della creatività. Solo quando hanno saputo il tipo di attività da svolgere hanno avuto idee più innovative. Indugiare ha incoraggiato il loro pensiero.
Il professor Grant ritiene che le nostre prime idee sono le più convenzionali, mentre temporeggiare permette alla mente di vagare alla ricerca di una più spiccata creatività. Molti dei più importanti momenti che hanno caratterizzato la storia dell’umanità sono dovuti alla procrastinazione: Martin Luther King e il suo discorso “I have a dream”, Abram Lincoln e il famoso discorso di Gettysburg, Leonardo Da Vinci (che ha impiegato 16 anni) con la sua Mona Lisa. Secondo Grant: “I più grandi discorsi della storia sono stati scritti all’ultimo minuto, quando si ha ancora la libertà di improvvisare sul palcoscenico”.
Le verità scientifiche sul rimandare
QUESTIONE DI GENI – È un fatto genetico: c’è chi è più portato a rimandare. Secondo i ricercatori della University of Colorado, le persone impulsive sarebbero più predisposte a distrarsi se sottoposte ad una tentazione. Messi davanti a una cosa divertente, coloro che agiscono impulsivamente sono più propensi a lasciare da parte quello che stanno facendo per dedicarsi al passatempo del momento. Se non è detto che un procrastinatore sia necessariamente una persona impulsiva, i ricercatori hanno trovato una correlazione tra i due tratti.  

 
È UNA “FALLA” NEL NOSTRO SISTEMA DI AUTOCONTROLLO – “La voglia di rimandare prende il sopravvento soprattutto quando incontra una persona con poco autocontrollo e molto impulsiva”, afferma Eric Jaffe in “Psychological Science”. Dunque, più ci si controlla, meno si è esposti alle tentazioni.
RIMANDARE O NO? È UNA DURA LOTTA NEL CERVELLO – La corteccia prefrontale del cervello è responsabile del processo di acquisizione delle informazioni ed è quella che si occupa di prendere decisioni. “È qui che si nasconde ciò che veramente ci distingue dagli animali”, afferma lo psicologo Timothy A. Pychyl. Ma questo processo è volontario: se non siamo coscienti al momento o concentrati sui nostri compiti, il nostro sistema interiore, limbico, prenderà il sopravvento. Quindi finiremo per dare a noi stessi ciò che ci fa sentire meglio: una dose di dopamina che viene con la procrastinazione.
PER SCONFIGGERLA CONTA SU DI TE – La tendenza a procrastinare spesso è dovuta ad un mix di sensazioni negative che sentiamo verso un determinato compito. Forse abbiamo paura di fallire o siamo intimiditi oppure sentiamo di non essere all’altezza. Di conseguenza, rimandiamo perché ci viene più semplice. “Consigliamo ai procrastinatori cronici di immaginare se stessi in un futuro dove quel compito è stato finalmente portato a termine - spiega lo psicologo Timothy A. Pychyl - chiediamo di descrivere le sensazioni positive e quelle negative che potrebbero venire continuando a rimandare”. L’ansia e la preoccupazione sono, secondo lo psicologo, solo paure inconsce del futuro.

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