lunedì 9 agosto 2021

In bicicletta tra Italia e Svizzera. Nuovi "spalloni" contrabbandano emozioni

 

In bicicletta tra Italia 

e Svizzera. 

Nuovi "spalloni" 

contrabbandano 

emozioni

Si chiama Tabac Brevet ed è un percorso studiato da Giacomo Pellizzari e Massimiliano Muraro che prevede di scalare in bicicletta alcuni passi alpini che collegano l'Italia e la Svizzera sulle orme dei contrabbandieri

di Federico Biffignandi

Immaginatevi di tornare indietro almeno di un secolo, all’epoca degli spalloni e del contrabbando di merce (soprattutto tabacco) tra l’Italia e la Svizzera. Immaginatevi di doverlo fare, ovviamente senza mezzi ufficiali, trovando vie poco trafficate e nascoste. Immaginatevi di farlo senza un profitto però, se non quello sentimentale. Immaginatevi, insomma, di contrabbandare emozioni e non oggetti.

Una volta che vi siete calati nella parte, che vi siete attrezzati per le imboscate e deciso il tragitto non vi resta che partire. Siamo nel 2021 ma è un po’ come tornare indietro con la Tabac Brevet, la traccia ciclistica disegnata dal giorna-ciclista Giacomo Pellizzari e dall’amico Massimiliano Muraro che hanno brevettato questo termine e questo percorso proprio in onore di quei contrabbandieri che scavalcavano il confine per portare dalla Svizzera all’Italia merci e persone tra l’inizio dell’800 e la metà del ‘900.

 

L'idea del progetto

Il percorso si svolge in 3 giorni, misura 395 chilometri e presenta 9.100 metri di dislivello. Piccolo particolare, che avevamo solo sfiorato: tutto questo s’ha da fare in bicicletta. «Abbiamo messo insieme la voglia di fare una ciclovacanza con quella di farne una cosa più importante - spiega Pellizzari - brevettando il nostro percorso per dare la possibilità a tutti di ricompierlo seguendo la nostra traccia. Realizzeremo quest’anno un sito con tutte le indicazioni sia le mappe che consigli su dove mangiare e dormire, chi vorrà potrà registrarsi e dimostrare di aver compiuto tutto il percorso per ottenere il tagliando Tabac Brevet».

 

Prima tappa: Teglio-Livigno

Fino a qui, tolto quell’accenno alle cifre, tutto bello, romantico, agguerrito e ufficiale. Ma di cosa si tratta effettivamente? Tre le tappe previste. Si parte dalla Valtellina con la prima tappa che scatta da Teglio e arriva a Livigno. 140 chilometri e 4.200 metri di dislivello, numeri alla mano: la più dura. Perché il percorso, da contrabbandieri appunto, prevede di scalare il passo Gavia, il Foscagno e l’Eira con in mezzo i passaggi da Ponte di Legno e Bormio. Sempre in quota, sfidando le aquile e sfuggendo ai controlli.

Seconda tappa: Livigno-Resia

Nella seconda tappa si va da Livigno a Resia scaldando il passo del Forno, Santa Maria, Umbrail Pass, Passo dello Stelvio e l’arrivo, impegnativo a Resia lungo la ciclabile della Val Venosta. Da sciropparsi 120 chilometri e 2.700 metri di dislivello.


Terza tappa: Resia-Teglio

Se anche in questo caso i protagonisti saranno riusciti a sfuggire ad occhi e orecchie indiscrete, ecco la terza tappa. Si parte da Resia, si arriva a Prato allo Stelvio e si scala il passo dal versante opposto rispetto al giorno precedente; picchiata su Bormio e poi il sentiero Valtellina che riporta verso Teglio. 135 chilometri e 2.200 metri di dislivello.

L’arrivo finale consigliato dal duo in avanscoperta Pellizzari-Muraro prevede la scalata del Muro della Gatta che porta fino all’agriturismo Il Vecchio Torchio che sorge in una frazione di Teglio. «Vale la pena un’ultima fatica - spiega Pellizzari - perché con pochi euro si mangia davvero bene, piatti della tradizione preparati con molte materie prime che crescono nell’orto dell’agriturismo.

Gioca e Parti

 

Il bello di pedalare

L’altitudine, la libertà di movimento, lo sconfinamento, le tappe sono ingredienti che rendono questa attraversata italo-svizzera affascinante. Ogni viaggio in bicicletta lo è, ma questo rimando al contrabbando aggiunge senza dubbio una nota ancora in più per provarci. «La bici da sempre è uno strumento di contrabbando - spiega Pellizzari - basta pensare all’aiuto che Gino Bartali diede agli Ebrei nel corso della 2ª Guerra Mondiale e anche oggi c’è questa sensazione. Lo abbiamo visto, ad esempio, alla dogana con tutti i mezzi motorizzati fermati e noi in bici che, invece, passavamo tranquilli».

Giacomo Pellizzari

Viaggi di questo genere sono sempre più in voga e cresce notevolmente anche la voglia di condividerli attraverso piattaforme digitali sempre più evolute come Strava o Komoot. La pandemia ha accresciuto il desiderio di fuggire pedalando e questo è il momento di accelerare soprattutto sull’aspetto amatoriale della bicicletta che alimenta quel settore florido e ancora tutto da sfruttare che è il cicloturismo. (Italiaatavola)


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