sabato 14 agosto 2021

La mancia al cameriere? Va abolita! Il servizio è un investimento, non un costo

 

La mancia al cameriere? Va abolita! Il servizio è 

un investimento, 

non un costo

Un ristorante americano ha messo in menu l'avvertenza che sullo scontrino sarà applicata una maggiorazione del 22% per il servizio al tavolo. Un'assurdità. Il lavoro del cameriere non si paga con la mancia. Piuttosto, nella normalità post-covid, patron e staff devono sedersi a un tavolo e condividere gli stessi obiettivi di fatturato. Solo così il cliente vivrà al meglio l'esperienza al ristorante

di Vincenzo D’Antonio


Sovente, lo si ammette, osserviamo restandone ammirati, il mondo Usa della ristorazione. E per non restare nel vago, volentieri sunteggiamo quelli che riteniamo i più significativi punti di merito:

  • Grande attenzione alla gestione delle prenotazioni, sia rendendole davvero multicanale, quindi non solo la telefonata ma anche mail e WhatsApp, sia rendendo perentorio l’orario concordato con annullamento automatico se si tarda oltre i 10’
  • Utilizzo delle gift card, un formidabile strumento win win win di cui qui in Italia, permane oscuro il motivo, non ci si giova
  • Ampliamento dell’offerta sovente proponendo solo drink
  • Possibilità di acquisto del vino presente nella wine list
  • Possibilità di acquisto dei prodotti presenti a scaffale

Ciò posto in premessa, si comprenderà lo stupore nel leggere un menù in cui si riporta la seguente frase: A 22% service fee is added to all checks in lieu of tipping. Un rigo che ci fa sobbalzare per la meraviglia. In pratica si sta rendendo obbligatoria la mancia al cameriere e la si calcola secondo percentuale: il 22% del conto! Inaudito! 

La mancia al cameriere? Meglio abolirla

Andiamo oltre lo stupore e facciamo qualche riflessione. Domanda: perché mai io cliente dovrei lasciare la mancia al cameriere? Risposte random: si è sempre fatto così; poverino, almeno arrotonda un salario gramo; sapendo che posso dargli una mancia che è funzione del trattamento che mi riserva, tenderà a trattarmi molto bene; che figura ci faccio a non lasciarla; e probabilmente altre ancora. Serenamente giungeremmo a un’impegnativa affermazione: aboliamo la mancia! Altro che renderla obbligatoria e quotarla addirittura in valore percentuale! La mancia va abolita! 

La mancia al cameriere non misura la qualità del servizio ricevuto

E dopo questa impegnativa affermazione, in coerenza adduciamo le argomentazioni a supporto. La mancia non può essere l’elemento premiante la qualità del servizio ricevuto, laddove peraltro c’è sempre un gap tra quello effettivamente erogato e quello percepito. Il servizio deve essere erogato sempre secondo uno standing qualitativo che il patron del ristorante stabilisce e condivide con il personale di sala. Regole poche e chiare, rese ben note e condivise.

Il cliente paga il conto, non l'integrazione salariale del cameriere

La mancia non può essere l’integrazione salariale a carico del cliente. Il cliente paga il conto. Conto, facciamo attenzione alla parola, è sincope di computo, ovvero di quanto è frutto di un calcolo aritmetico. Quando chiedo il conto, chiedo che mi venga data evidenza delle voci singole che, computate mediante addizione, vanno a determinare il computo: il conto da pagare. E pago, ovviamente. La transazione tra patron del ristorante e cliente, dal punto di vista di obblighi reciprocamente assunti giunge a compimento allorquando il conto viene saldato.

Nella calcolazione del costo delle singole voci, il patron, che di certo persona sprovveduta non può essere, altrimenti deve esercitare mestiere altro, ha dovuto e saputo spalmare secondo algoritmi i costi esterni a quelli propriamente inerenti alla pietanza servita. Tanto è vero che si fa un gran parlare di food cost. E quindi, se si parla di food cost, è proprio perché si palesa evidente che esistono altri “cost” che sono esterni a quelli del “food”.

 Dal cibo al detersivo, ecco cosa concorre a formare il prezzo

A ulteriore riprova di ciò, circola la voce secondo qui il food cost ha un’incidenza di circa un quarto (25%) sul costo totale. Ne consegue che ben i tre quarti del costo totale sono “no food cost”: il detersivo per lavare il piatto, le bollette, il costo del personale e tanto altro ancora, affitto del locale incluso (voce gravosa). Se il patron, ci sia perdonata la locuzione gergale, va un po’ oltre i conti a “pane e peperoni” con ciò intendendo dire calcolazioni arraffazzonate, sbrigative e pertanto fallaci, sa bene addivenire al full cost della pietanza che giunge in tavola su comanda del cliente e di essa saprà fare il corretto pricing secondo la chiave vincente del win-win.

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