martedì 2 luglio 2013

EXPORT +10 % IN 3 MESI

Made in Italy

L'EXPORT DI VINO ITALIANO 
CRESCE DEL 10% NEI PRIMI TRE MESI

Il vino italiano, al di là del contesto economico, riesce a guadagnare la fiducia del consumatore globale, consolidando il ruolo di prodotto simbolo del settore alimentare e del Made in Italy. La crescita dei primi tre mesi dell’anno sfiora il 10% (+9,8%), superando la soglia di 1,1 miliardi di euro, mentre i volumi mostrano una leggera flessione passando da 4,8 a 4,7 milioni di ettolitri (–1,9%). Il dato medio di sintesi (Vmu) evidenzia una crescita da 2,08 a 2,33 euro/litro, corrispondente a +12% rispetto al dato del primo trimestre 2012. Questi in sintesi i risultati dell'elaborazione dei dati effettuati dal Centro studi di Assoenologi, ossia dell'organizzazione nazionale di categoria che nel nostro Paese rappresenta i tecnici del settore vitivinicolo.
Per quanto attiene alle tipologie, la caratteristica principale di questi primi dati risiede nella crescita dei valori unitari esportati piuttosto che nell’espansione dei volumi. Solo gli spumanti mostrano una crescita in volume del +13,0% (da 325 a 367 mila ettolitri), mentre le restanti tipologie registrano più di qualche cedimento.
Nel loro complesso i vini tranquilli risultano in flessione del 2,4%, somma derivata da –1,8% del prodotto in bottiglia, che passa da 2,5 a 2,45 milioni ettolitri; e la flessione del prodotto sfuso –3,4%, da 1,58 a 1,52 milioni ettolitri. Il vino frizzante lascia sul terreno il –9,9%: le consegne infatti si riducono da 412 a 372 mila ettolitri.
Il secondo elemento caratterizzante l’export del vino italiano è il deciso incremento del valore unitario +31,9% del prodotto sfuso. Terza caratteristica di questo primo scorcio del 2013 è la continua progressione degli spumanti.
Più rassicurante il versante dei valori, in crescita complessiva del +9,7% da 1.010 a 1.109 milioni di euro.
“Il timore di una penuria di prodotto nelle fasi post vendemmiali, - sostiene Giuseppe Martelli, direttore generale dell’Assoenologi - ha innescato un crescendo speculativo sui prezzi all’origine che ha contribuito a innescare l’ascesa del prezzo finale”.
Il vino in bottiglia registra una crescita del +7,1% (da 718 a 769 milioni di euro), a fronte di una leggera flessione dei volumi. Gli incrementi più significativi si registrano nel prodotto sfuso: +27,4%, da 99 a 126 milioni di euro; e nei mosti +20,8%.
Come annunciato nei precedenti report dell’Associazione enologi enotecnici italiani il vino in bottiglia rompe la soglia dei 3 euro/litro con un valore di 3,13 euro/litro, pari a +9,1% rispetto al 2012.
Buona la performance complessiva dello spumante che fa registrare +5,9%, passando da 3,34 euro a 3,54 euro/litro. Tutte le tipologie di vino mostrano incrementi significativi dei valori medi, a partire dal vino sfuso (+31,9%, con un balzo da 0,63 a 0,83 euro/litro). Il segmento dei frizzanti, nella contrazione dei volumi consegnati, trova soddisfazione nell’incremento del Vmu di +7,8%.
All’interno del segmento vino tranquillo i vini bianchi, dopo una lunga fase di stallo, mostrano un’inversione di tendenza delle consegne (+3,3%) e del +18,6% in valore, passando da 283 a 336 milioni di euro. Crescita ampiamente articolata nelle singole tipologie: +26% nella categoria vino senza indicazione; +10,4% nei vini bianchi Dop +5%; Igt bianchi +18,3% valore e +5,2% volume.
I vini rossi mostrano una flessione dei volumi esportati pari a –7,8% (da 2,09 a 1,86 milioni di ettolitri) e una crescita del valore da 520 a 547 milioni di euro, +5,1%, concentrata nel segmento dei vini senza indicazione (+10,3%), mentre i rossi Dop registrano variazioni del +3,9% valore e –0,6% in volume e i vini Igt +2,8% e –2,9% rispettivamente.
I valori medi di tutte le tipologie produttive riportano un rialzo sostenuto nel primo trimestre dell’anno in corso. I rossi variano da 2,57 a 2,94 euro/litro, +14,1%; i vini bianchi registrano un incremento analogo +14,8%, passando da 1,4 a 1,6 euro.
Gli spumanti accusano un rallentamento soprattutto nei mercati europei, mentre i vini frizzanti concentrano l’offerta di prodotti delle fasce più alte Dop e Igt con un incremento del Vmu del segmento del +8,6%.
Secondo l’analisi compiuta da Assoenologi della distribuzione geografica dell’export, la bilancia si sposta progressivamente sempre più verso i mercati dei Paesi Terzi, consolidando le posizioni e le quote di mercato nei mercati d’Oltreoceano. “Dopo i grandi successi ottenuti nell’area nordamericana, l’Estremo Oriente si profila come un potenziale eldorado per le imprese”, fa rilevare Martelli.
Dei 1.109 milioni di euro dell’export di vino il 51,3%, pari a 574 milioni di euro, è diretto verso l’Unione europea; i rimanenti 535 (48,3%) trovano collocazione commerciale nei mercati extra-Unione europea.
Di fatto, escludendo l’export di vino sfuso pari a 126 milioni di euro, l’area di riferimento per il vino è fuori dai confini europei. Seppure in presenza di una crescita omogenea permane tra le due aree un differenziale della crescita pari a due punti percentuali che alla fine dell’anno potrebbero valere alcune decine di milioni di euro.
Nell’Unione europea i consumi tendono a contrarsi per le noti vicende congiunturali e una montante pressione viene generata sull’intera filiera con margini per le imprese sempre più contenuti. I volumi sono in leggera flessione, più marcata –2,2% nella Ue; e –1,3% nei Paesi Terzi. Il valore medio unitario si muove sul sentiero della crescita. Nell’Ue si registra un incremento da 1,57 a 1,75 euro/litro, pari a +11,2%; nell’area dei Paesi Terzi il vmu passa da 3,23 a 3,63 euro +12,4%.
Al di sopra della media con funzione di locomotiva si collocano i mercati europei extra-Ue con un brillante +12,8%, seguiti dal Nord America +11,9% pari a un balzo dei valori da 297 a 321 milioni di euro. L’Ue difende bene la posizione di area di riferimento per l’export del vino con un incremento di +8,7%. Un po’ sottotono il Sud America +1,7% e l’Estremo Oriente +3,3%.
Sotto il profilo dei volumi i segni positivi si contano su una mano, quelli significativi sono di modesta entità e ancora più rari. In questa dimensione poco dinamica spicca la crescita delle consegne verso l’area nordamericana. L’Ue che assorbe il 69% del volume totale esportato accusa una flessione del –2,2%.
Il barometro delle esportazioni segna un’alta pressione estesa in tutti i principali mercati. Tra i mercati europei è da segnalare la crescita del mercato tedesco +11,8% e dell’area scandinava con Svezia a +11,3% e Norvegia +10,8%. Segnali di ripresa giungono anche dalla Russia +47,6%. Gli Stati Uniti superano, nella prima parte dell’anno, il quarto di milione di euro, con un incremento del +12,8% e aprendo la strada a un anno ricco di soddisfazioni; buona la performance del mercato canadese che vede lievitare il valore da 60,8 a 66,1 milioni di euro, +8,8%. Nel quadrante Far East è incoraggiante la ripresa della domanda di vino italiano nella Corea del Sud +23% e Cina +11,2%.
“La differenza tra crescite e flessioni delle consegne- continua Giuseppe Martelli- , pari a –1,9%, è assai più diversificata sotto il profilo dei mercati. Si registra una tenuta dell’area Ue, fatta eccezione per il Regno Unito (–9,8%); mentre Russia e Svizzera lasciano sul terreno rispettivamente il 19,8% e 11,1% dei volumi rispetto allo stesso periodo del 2012. La Cina accusa una caduta delle importazioni del –32,9%”.
l valori medi sono in crescita con accelerazioni più o meno spinte sulla base della composizione delle tipologie importate. Di particolare rilievo la crescita del Vmu in Russia da 1,35 a 2,48 euro/litro, +84%, da imputare al maggior peso del prodotto in bottiglia. Non meno importante è l’incremento registrato in Cina +65,7%.
Segnali di ripresa nell’area baltica: la Lituania registra una crescita del valore da 2,2 a 4,2 milioni di euro e Lettonia da 1,8 a 4,1 milioni di euro, in netta ripresa con tassi superiori al 100%. Meno esuberante la ripresa delle importazioni in Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, rispettivamente +36%, +7,6% e +0,7%, ma nei primi due mercati costituisce un segnale esplicito di ripresa dei consumi e dell’apprezzamento della domanda locale.
Continua, secondo i dai dati elaborati dall’Associazione enologi enotecnici italiani, la corsa dello spumante italiano. Dopo un anno coronato da una crescita molto sostenuta il 1° trimestre 2013 si apre all’insegna di un’ulteriore espansione. Il valore mostra un balzo da 108 a 130 milioni di euro +19,7%, mentre i volumi lievitano da 325 a 367 mila ettolitri, +13,0%. Oltre a una crescita della domanda in termini di volume, sale il valore medio unitario che balza da 3,34 a 3,54 euro per litro, +5,9%.
Ancora più significativo è l’andamento dell’ultimo mese di marzo con valori in crescita soprattutto nei mercati extra-Ue toccando 3,83 euro/l, pari a +5,7%. Nell’Ue si segnala una decelerazione dell’incremento nel Vmu attestandosi al +2,4%. Le aspettative dei consumi con l’imminente stagione estiva appaiono positive.
A beneficiare del vento della crescita sono in particolare: l’Asti con una significativa crescita dei valori da 20,9 a 27,3 milioni di euro, +20,5%; e il Prosecco - più in generale il grande segmento denominato “Spumanti Dop”- che vede balzare i valori da 55,6 a 71,8 milioni di euro +29,2%.
Per Asti e Prosecco si tratta di una crescita accompagnata dall’espansione dei volumi, di nuovi o più consolidati consumatori che trovano negli spumanti italiani una crescente attrazione. Per l’Asti i volumi passano da 65 a 79 mila +20,7%, per gli Spumanti Dop l’incremento supera il +23,1%, da 155 a 191 mila ettolitri.
In flessione gli spumanti Igp –12,6% e gli spumanti generici –9,6%.
Il valore medio unitario per tutte le categorie è in crescita. Deciso il recupero dell’Asti che riesce a spuntare un incremento del +8,1% passando da 3,2 a 3,46 euro/l. Il fattore comune anche nelle tipologie in flessione nei volumi è il progressivo spostamento verso i prodotti di maggiore qualità.
Sempre parlando di spumanti, nella prima parte del 2013 un volume pari a 194 mila ettolitri ha trovato collocazione nell’Unione europea, la restante parte, 173 mila, è stata commercializzata nei mercati dei Paesi Terzi. La crescita del consumo in quest’ultima parte del mondo sorprende per la rapidità anche gli operatori.
Nei primi tre mesi dell’anno la variazione percentuale delle consegne ha toccato +23,5%; nello stesso periodo i volumi diretti verso l’Unione europea hanno registrato +5,0%; è quindi molto probabile che, anche in termini di volume, i Paesi Terzi divengano, nel giro di pochi mesi, più importanti dell’Unione Europea,
“Sul versante dei valori – prosegue Martelli - i dati del 1° trimestre offrono maggiori soddisfazioni alle imprese con una crescita più generosa: Unione europea +10,8%, da 58 a 64 milioni di euro; Paesi Terzi da 51 a 66 milioni di euro, pari a +29,8%. A guidare la crescita dei valori è l’incremento dei Vmu intorno al +5% per entrambe le aree. Nell’Unione europea si passa da 3,13 a  3,30 euro ;nell’area extra-Ue da 3,62 a 3,81 euro”.
L’export degli spumanti italiani verso gli Usa si concentra per il 79% del valore nel Prosecco (Spumanti Dop), l’Asti occupa la seconda posizione con circa il 9%, malgrado la significativa riduzione negli ultimi anni. La rimanente quota è suddivisa tra gli spumanti generici 7% e gli Igp 5%. Le altre tipologie non mostrano variazioni di particolare rilevo.
Nel complesso il Vmu mostra una progressione costante fino a toccare 3,77 euro per litro.
È ormai ampiamente condivisa la capacità del vino italiano di aver superato le difficoltà di un’offerta produttiva frammentata sia in termini di dimensione aziendale che per la pluralità dei prodotti commercializzati. I primi dati del 2013 ci raccontano di un settore in grado di guadagnare terreno in un contesto di crisi accentuata. “L’atmosfera positiva che aleggiava tra gli operatori al recente Vinitaly – conclude il direttore di Assoenologi - trova ampia conferma nei dati ufficiali. Il prossimo auspicio è che il successo del vino possa divenire contagioso per l’intero Made in Italy. Nell’attesa possiamo concentrare l’attenzione ai nuovi mercati dell’Estremo Oriente prendendo spunto dai dati mondiali messi a disposizione dall’Oiv e ricostruire in Cina quel processo che ha suggellato il trionfo del vino italiano negli Stati Uniti”.






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