venerdì 25 luglio 2014

TURISMO E AGRICOLTURA

TURISMO E AGRICOLTURA
NARDÒ, COPERTINO, LEVERANO
I FRANTOI IPOGEI E MASSERIE

Finibus Terrae.Il territorio del Salento, la cosiddetta “Finibus Terrae” (dove finisce tutto…),
è stato scoperto dal turismo per le tante spiagge di sabbia e le scogliere a strapiombo, ed il mare limpido; il barocco leccese, la pizzica, le masserie, ma molto per il vino, gli ulivi, la straordinaria tradizione a tavola.Il turismo e l’agricoltura sono il motore di questa splendida lingua bianca, che si protende nel Mediterraneo, il cui paesaggio è dominato dalle storiche estese coltivazioni di ulivo e dalle vigne. Senza diomenticare l’orticoltura, la frutticoltura e l’allevamento (bovino, caprino e ovino). Grandi soddisfazioni provengono dal vino, in particolare grazie alle uve Negroamaro, cui praticamente tutte le DOC (rosse o rosate) del Salento fanno riferimento. Realtà valida anche nella Terra d’Arneo, la zona occidentale salentina compresa tra Torre Santa Caterina e Torre Borraco, un territorio meno conosciuto, storicamente caratterizzato da ampie boscaglie e paludi che ora, anche grazie al GAL “Terra d’Arneo” (Gruppo di Azione Locale), si sta proponendo come meta e riferimento di sviluppo.

Nardò
Partiamo da Nardò (LE), un po’ la capitale della Terra d’Arneo, ammirando le imponenti e ricercate architetture barocche del suo centro, dal Castello degli Acquaviva al Palazzo di Città, ricostruito dopo il terremoto del 1743 in stile rococò. Nella bellissima vicina Piazza Salandra, circondata da edifici barocchi, con archi, balconi e logge in stile rococò, si affacciano il Sedile, la chiesa di S. Trifone e la suggestiva guglia dell’Immacolata. Accoglienti e caratterizzate da un mare jonico cristallino, le vicine marine: Portoselvaggio, con il Parco Naturale Regionale di Portoselvaggio, Palude del Capitano e Santa Maria al Bagno. Altra splendida località è Porto Cesareo, insieme a Nardò area di produzione del disciplinare della “D.O.C. Nardò”, denominazione che si declina nelle tipologie rosso, rosso riserva e rosato, utilizzando uve Negroamaro con la partecipazione facoltativa della Malvasia Nera e del Montepulciano (max 20%).

Copertino
Puntando verso nord, raggiungiamo Copertino, le cui origini risalgono al periodo di dominazione bizantina, intorno al 924 d.C. Numerose sono quindi le costruzioni edificate sotto le dinastie normanno-svevo-angioine, come l’attuale Chiesa Matrice dedicata alla Vergine delle Nevi. Ma è la produzione di olio, in particolare quello lampante cioè utilizzato per l’illuminazione, che rende Copertino, tra la fine del '400 e la prima metà del '500, un interessante polo commerciale. Questo periodo coincide con il fortunato arrivo dei Castriota Scanderberg (albanesi). A loro si deve la ristrutturazione del complesso monastico di Casole (dal 1500 al XIX secolo luogo di grande importanza religiosa e culturale), il Monastero di S. Chiara, l'ampliamento della cinta muraria e del vecchio maniero. Non va dimenticata la figura del Beato Giuseppe Desa, detto appunto “da Copertino”, un francescano dai miracolosi prodigi, che la profonda devozione popolare ha ricordato con manufatti significativi come il vicino santuario della Grottella.

Leverano
Campi Salentina, ancora verso nord, è sita nel cuore del Salento, nel territorio dei vini “Salice D.O.C.” (Salice Salentino, Veglie, Campi Salentina, S.Pancrazio Salentino, San Donaci, Cellino San Marco e Guagnano) e “Leverano D.O.C.” (che include solo l’agro di Leverano). Un egregio lavoro di valorizzazione qualitativa dei vitigni locali viene eseguito dalla Cantina sociale di Leverano “Vecchia Torre” (www.cantinavecchiatorre.it), 55 anni di storia, 1200 ettari, 1200 soci, i quali esportano ben l’80% del loro vino (Svizzera primo cliente!).  Tra le varie produzioni predominano quelle a bacca rossa (Negroamaro, Primitivo e Malvasia nera), mentre meno importanti (quantitativamente il 15%), i bianchi (Trebbiano, Bombino, Malvasia bianca e Chardonnay).

Frantoi ipogei e Masserie
 La Puglia è il primo produttore d’olio italiano. Oggi quasi completamente orientata al consumo alimentare. Ma, come accennavamo sopra, queste aree hanno “illuminato” per secoli l’Europa. Per capire il fenomeno è eloquente una visita ai frantoi ipogei, vere industrie di olio lampante, a ciclo quasi continuo. In quest’area  molti sono gli esempi di frantoi ipogei, tutti quindi posti sotto terra, spesso in piena città (bello quello di Veglie), voluti dai signori locali per controllare la produzione, che poi veniva esportata in tutto il continente.
 E ancora nella vicina Veglie segnaliamo Masseria “Casa Porcara”, tipica masseria salentina, organizzata sul sito di un casale Medievale conservando il suo aspetto originario. “Masseria didattica”, propone anche alloggi oltre ad una ristorazione tradizionale dove non mancano per gli antipasti focacce,  pittule, polpette, crocchette, purè di fave, pomodori gialli, cipolla al forno, pomodori secchi, formaggi locali. Primi a base di pasta fresca fatta in casa (orecchiette, pizzarieddi, lajane torte), ciceri e tria, maccheroni con cavolo/cardi, lajane con cime di rape... e secondi di carne grigliata (salsiccia, ventresca, aletta, turcinieddu, spiedino), carne di cavallo a pignata, agnello al forno, il tutto accompagnato da contorni di ortaggi. Per finire, frutta di stagione e dolci tipici tra i quali si distingue il pasticciotto leccese.
Un ultimo suggerimento, molte masserie (e agriturismi) sono state ristrutturate, anche grazie ai finanziamenti messi a disposizione dal Gal Terre d’Arneo (www.terradarneo.it), a fini di accoglienza turistica. Si tratta di sistemazioni accoglienti che fanno vivere il territorio gustandone la tradizione e le peculiarità. Non è difficile inoltre trovare masserie ancora operanti come aziende zootecniche, ovicaprine e bovine, con attività di trasformazione casearia. Un esempio? A Nardò Masseria “La Grande” (250 ha in gestione, 100 bovini, 400 capre/pecore) propone ricotta, yogurth, giuncata, primosale, mozzarella, scamorza, caciocavallo, etc.
Vale la pena fare un salto…
Daniela Paccagnella.vinoecibo

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