Il Gargano
dei pellegrini
medievali
Natura, tradizioni e spiritualità secolari intatte nel promontorio proteso verso l’oriente
Natura, tradizioni e spiritualità secolari intatte nel promontorio proteso verso l’oriente. La fitta rete di sentieri, tratturi e antiche vie dei pellegrini è meta di turismo lento, a piedi o pedalando tra boschi e santuari, sulla scia dei profumi della cucina pugliese.Dopo le incursioni saracene i bizantini diedero impulso ai centri costieri cui seguirono i normanni e gli svevi che edificarono castelli e fortezze e gli angioini che crearono la rete dei tratturi, percorsi di transumanza che hanno influenzato il paesaggio della Capitanata.L’attuale SS 272 è stata la direttrice dei pellegrinaggi del culto dell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo cui si è sovrapposto, nel Novecento, il richiamo di Padre Pio a San Giovanni Rotondo.
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San Marco in Lamis e le “fracchie”
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Il paese evoca nel nome il patrono e l’origine geologica nelle paludi. La sera del Venerdì Santo si rinnova l’antica tradizione garganica delle “fracchie” (nelle foto ), grandi fiaccole di tronchi aperti riempiti di ramaglie incendiate e trasportate su carrelli per le vie cittadine al tramonto, illuminando il percorso della statua della Madonna Addolorata che cerca il figlio morto. Saturo di faville e acre fumo, il fuoco sacro dal 1700 attira fedeli e turisti che seguono la processione dalla chiesa dell’Addolorata fuori dal centro storico verso l’abitato. Nei dintorni, la rossiccia facciata romanico-abruzzese del santuario di S. Maria di Stignano invita alla sosta. Gli affreschi del chiostro rievocano San Francesco in viaggio verso Monte Sant’Angelo che rimane estasiato della valle, dove sorgerà poi un cenobio per esuli in fuga dalle lotte iconoclaste e pellegrini sulle rotte micaeliche. Alle pendici del Monte Celano, occhieggia tra carpini e frassini il convento di San Matteo, feudo monastico benedettino intorno al 1000, passato ai Cistercensi e poi ai Minori, crocevia culturale e spirituale. La biblioteca di oltre 60.000 volumi con preziose cinquecentine e testi liturgici con una raccolta di arte sacra e reperti archeologici, è il regno dell’arguto Padre Mario, depositario delle vicende di questo scrigno di sapere la cui sopravvivenza è legata all’abnegazione di alcuni volontari.
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San Giovanni Rotondo terra di Padre Pio
È luogo di spiritualità contemporanea sviluppatosi intorno alla carismatica figura di Padre Pio, la cui presenza ha dato impulso all’economia della città con un sistema di accoglienza che ha conosciuto una prodigiosa espansione edilizia fino agli anni ’60. Oggi, esaurita la spinta propulsiva, molte strutture sono inutilizzate mentre il centro storico rivela alcuni interventi di recupero non conformi al contesto urbanistico.
Abbarbicata alla montagna, la Casa Sollievo della Provvidenza testimonia la tenacia del cappuccino nel soccorso dei malati. “Nessuno sale questo monte invano”, cita le sue parole Stefano Campanella direttore di Tele Radio Padre Pio.
Dalla spianata del convento di Santa Maria delle Grazie che ospita la cella del frate, si scende verso la grande chiesa realizzata da Renzo Piano nel 2004, che si apre aerea e maestosa intorno all’altare di Arnaldo Pomodoro, ricca di un organo di 5800 canne di puro stagno con 71 registri. Percorrendo il corridoio con i mosaici di padre Rupnik si giunge nel prezioso nucleo della cripta dove riposano le spoglie del santo in un tripudio d’oro di volta e pareti.
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La cucina della tradizione
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La cucina pugliese è messaggera di cultura e tradizione e riattraversa i piatti storici con la creatività degli chef che, ispirandosi agli aromi mediterranei, rielaborano gli abbinamenti con una presentazione creativa. A San Giovanni Rotondo si può vivere un’esperienza gustativa con prodotti tipici dall’antipasto al dessert, con caciocavallo podolico, ricotta e mozzarella di bufala, musiska essiccata, lampascioni fritti, fave di Carpino e cicoria di campo, orecchiette di grano arso con cime di rapa o con sugo e braciola, e molto altro: Ristorante Soppalco: alsoppalco.it - tel. 0882453986; Trattoria Lo Chalet: www.trattorialochalet.com - tel. 0882451315; Osteria Antica Torre: tel. 3687732668; Ristorante Al Vaglio: tel. 0882413230; Ristorante Trepuntozero: tel. 0882413374; Ristorante dell’Hotel Corona: tel. 0882457873; Ristorante dell’Hotel Ariae: tel. 0882453992; Agriturismo Santa Barbara: www.agriturismoitaly.it - tel. 0882451946.
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La devozione all’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo
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Luogo tra i più venerati della cristianità, la città arroccata sullo sperone conserva tracce longobarde ed è patrimonio Unesco. La lunga sequenza di bianche facciate guida verso il cuore della spiritualità garganica, la grotta dell’Arcangelo scavata nella roccia, teatro di apparizioni ed eventi prodigiosi, meta fondamentale del percorso di fede dei pellegrini che vi si recavano a piedi o a dorso di mulo.
Lungo una scalinata medievale si scende nell’atrio che immette alla grotta delle apparizioni che la tradizione colloca nel 490, 492 e 493, adorna di altari di varie epoche. Nato in Asia Minore, il culto micaelico giunse da Costantinopoli attraverso la Grecia e i Balcani in Puglia, e spinse alla conversione cristiana anche i Longobardi dopo la fondazione del ducato di Benevento nel 570, da cui prese il nome di Via Langobardorum l’ultimo tratto della Via Francigena.
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Vieste e il monolite Pizzomunno
Sulla litoranea l’alto faraglione Pizzomunno fa la guardia all’abitato sotto il castello svevo, oggi installazione militare, e occhieggia all’Architiello di S. Felice, mentre intorno si spande il profumo del pesce. L’area, abitata fin dal paleolitico, ha scoperto negli anni ’60 la sua vocazione turistica, soprattutto balneare, sulla costa punteggiata di trabucchi, per i quali è nata l’Associazione recupero trabucchi storici. Dall’arteria principale una scalinata conduce alla cattedrale di impianto romanico pugliese e mirabile eclettismo medievale, rinascimentale, barocco e settecentesco.
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La umbratile Foresta Umbra comprende un’eccezionale biodiversità con 80 specie di orchidee spontanee e 2000 specie vegetali che testimoniano la genesi del Gargano, che era un’isola nel Quaternario. Tra faggi, farnie, lecci, carpini, allori, olmi, querce, tigli, tassi e castagni vivono in libertà daini, caprioli, gatti selvatici, mufloni in un’area di 10.000 ettari. Dal centro visite possibilità di passeggiate e visite guidate.
Centro visite Foresta Umbra: cooperativa Ecogargano tel. 3498508133
vinoecibo www.ecogargano.it
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