mercoledì 20 settembre 2017

Il Convivio in terra di Monteforte

Il Convivio 

in terra 

di Monteforte

Dal vino al cibo e viceversa. Percorsi non per tutti

Il nome che il suo ristorante porta da otto anni, Il Convivio in quel di Monteforte d'Alpone, Luca Comerlati lo ha deciso dopo un suo viaggio a Londra ricordando le esperienze conviviali con gli amici e non è difficile credere che ancora oggi le ricordi volentieri magari reinterpretando qualche buon piatto della memoria. Quella che che serve a questo cuoco che non ha più l'età del ragazzotto ma una presenza bella paciosa e un simpatico faccione conviviale che ti fanno subito pensare come , con un cuoco così, i piatti non potranno che essere godibili.


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A maggior ragione se poi questo chef fra i trenta e quaranta non solo sa abbinare gli ingredienti per piatti ben riusciti ma lo fa altrettanto bene partendo da un in vino che si vuole degustare dalla sua carta dei vini. Più che cibo e vino dunque, come del resto si fa solitamente, il percorso al Convivio, può essere fatto all'insegna del vinoecibo. Come è successo alla sua tartara di vitellona ( carne di Sorana ), burrata, cipolle, acciuga cantabrica, senape e insalatina che ha accompaganto il 36 mesi metodo classico Lessini Durello di Gianni Tessari. O ancora, il Soave Classico Gianni Tessari ( 85 Garganega e 15 Trebbiano Soave ) per la sua pasta fatta in casa ma con il solo rosso d'uovo e farina, amorevolmente condita con un filo di formaggio burrato e del tartufo scorzone ( conservato a meno 30 C° ) desfogliato, sopra la stirata di pasta, dopo il tempo necessario per diventare malleabile come appena cavato dalla terra.

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Un sistema ingegnoso per non deludere i palati dei gourmand che pur di soddisfare le loro voglie non disdegnano la preziosa opera dell'abbattitore e della crioconservazione sotto zero. Certo non lo si può fare con tutti i cibi, sottolinea cuoco Luca, che viene a intrattenervi e salutarvi al tavolo dopo che la sua responsabile di sala, Irene, ha preso la comanda e vi ha servito. E ha ragione: la spuma di patata sopra cui bofonchia la guancetta brasata a bassa temperatura con porro fritto ( dovrei scrivere crunch ma non sono un merlo inglese ), che fa da alfiere al Pinot Nero di Gianni Tessari da vitigni della zona montefortiana e del roncadese, va consumata fresca, appena montata e servita all'istante. Goduria che ha fatto dimenticare finanche il dolce. occasione perduta per assaggiare un passito che chiederemo alla prossima visita. Parcheggio comodo; prezzi adeguati; carta dei vini anche ben oltre quelli descritti; cordialità e cortesia; qualche piccolissimo peccatuccio veniale nel servizio ma chi è senza peccato scagli la prima pietra !
Da dire poi che molte altre sono le invenzioni gastronomiche di Luca che abbiamo assaggiato ( ottimi i "Tortellini di Valeggio" )  e che anche chi legge può sperimentare ma oggi non ci si vuole dilungare. Anche se vecchio e canuto merlo ve ne parlerò dopo un mio prossimo sorvolo in terra vulcanica di Durello, Garganega, Trebbiano di Soave e, gradita sorpresa, di non convezionale Pinot nero. 

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Il Merlo Parlante 

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