Espresso macchiato:
il caffè è un'arte,
gli stereotipi
(da Eurovision) no
La provocazione di Tommy Cash, tra stereotipi e polemiche, ha generato proteste magari eccessive, ma che centrano il tema di come non siano oggi ammissibili banalità e luoghi comuni che non hanno nulla di culturale Il testo del rapper estone è fuori luogo all'Eurovision... ma il sottolinearlo non è censura, solo buon senso
La stampa italiana, tutta, cartacea e online, avrebbe dovuto in queste ultime settimane dedicare la rubrica delle curiosità a notizie minori, come la guerra tra Russia e Ucraina, la tragedia di Gaza, i dazi di Trump o la salute di Papa Francesco, questioni decisamente trascurabili rispetto al tema che da tre settimane tiene banco con gravità assoluta: la canzone "Espresso Macchiato" del rapper estone Tommy Cash, scelta per rappresentare l'Estonia all'Eurovision Song Contest 2025 a Basilea. Il brano raccoglie una serie di cliché sull'Italia, fruga tra triti stereotipi di come siamo visti all’estero, mescolando caffè, mafia e spaghetti, provocando proteste e indignazione nel nostro Paese.
Stralciamo versi la cui inesistenza non ci avrebbe affranto: "Mi like mi coffè very importante" e "That's why I'm sweating like a mafioso" ed anche “Mi like to fly privati with twenty-four carati” e ancora “Mi money numeroso, I work around the clocko”.
Proteste italiane: la reazione di Codacons e Centinaio
Il testo di "Espresso Macchiato" è un concentrato di cliché sull'Italia: dall'amore ossessivo per il caffè e per gli spaghetti alla menzione della mafia. Il Codacons ha chiesto l'esclusione del brano dall'Eurovision, ritenendolo offensivo per l'Italia e gli italiani. Il sedicente artista ha dichiarato che l'intento non era offensivo, esprimendo il suo amore per l'Italia. E tranquillamente, possibilmente davanti ad una tazzina di caffè che voluttuosamente sorseggiamo, chiediamoci, senza affanno, perché ancora permangono questi stereotipi.
Ascoltiamo l’opinione istituzionale e autorevole del vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio. Il Senatore Centinaio si è espresso con indignazione: «È inaccettabile che il programma televisivo più visto al mondo ospiti un cantante che dà del "mafioso" al Paese che ha visto nascere tanti magistrati, politici e semplici cittadini che hanno pagato con la vita la lotta contro la mafia. Il regolamento dell’Eurovision vieta espressamente di promuovere stereotipi sulla nazionalità. Cos’altro serve per intervenire?».
Il parere degli addetti ai lavori: Ernesto Iaccarino e Igles Corelli
Ed ascoltiamo ora due autorevoli opinioni di addetti ai lavori, di quanti hanno fatto dell’ospitalità, quali che ne siano le modalità di erogazione, molto più di un mestiere, ne hanno fatto missione alta.
Cominciamo da Ernesto Iaccarino che così esprime la sua opinione in merito: «"Espresso macchiato" è una canzone piena di luoghi comuni, tirati in ballo da chi forse l’Italia non la conosce molto bene e la vive da lontano. Ma gli stereotipi sono difficili da cancellare perché restano nell’inconscio delle persone. Il nostro Paese ne ha fatta di strada ed ha tanto da raccontare soprattutto attraverso il cibo ed io che ne sono ambasciatore attraverso i ristoranti Don Alfonso presenti in 4 continenti, posso asserire che i valori italiani sono riconosciuti a livello globale. Rispetto l’artista che deve essere libero di esprimere il suo pensiero, ma farei più di una riflessione sul suo testo. Faccio invece il mio in bocca al lupo ai nostri artisti italiani: Lucio Corsi e Gabri Ponte che attraverso le loro interpretazioni portano l’Italia nel mondo».
Più o meno dello stesso avviso Igles Corelli: «Non gli darei importanza. È solo uno dei tanti che amano denigrare e non vedono la bellezza dell’Italia gastronomica e culturale». Tuttavia, qualche considerazione va comunque fatta, qualche spunto di riflessione emerge ed è intrigante osservare che esse, ne sono due, vivono in asincronia.
Prima riflessione: dagli spaghetti del Der Spiegel a Tommy Cash
Forse le giovani generazioni non ricordano una copertina shock del settimanale tedesco Der Spiegel di circa 25 anni fa: in cui si dipingeva l’Italia come un paese della Mafia, mostrando un piatto di spaghetti con sopra una pistola e, in primo piano, una vetrina crivellata di colpi. Poi Der Spiegel ne fece un’altra delle sue (un’altra copertina, si vuole qui intendere!) in tempi relativamente recenti, era l’anno 2018, con lo spaghetto che nel pendere dalla forchetta assumeva sembianze di cappio, paventando l’autodistruzione dell’Italia ed il suo trascinare nell’abisso l’Europa con sé.
Ecco, da allora la nostra reputazione all’estero, a fronte della viva attualità di questa canzone di questo cantante estone, sembra non essere cambiata o cambiata di poco: lo spaghetto c’è sempre, c’è la tazzina di caffè e c’è il riferimento alla mafia. E però, attenzione, stiamo attenti ai dettagli, che cosa è cambiato? È cambiato che da oltre cinque anni non siamo sbeffeggiati dai Paesi cardine della UE: non lo fa la Germania, non lo fa il Benelux, non lo fa la Francia. Men che meno lo fa l’Italia nei loro confronti.
Insomma, è come se i sei stati fondatori (e l’Italia è uno dei sei stati fondatori) avessero trovato accordo tacito e si fossero detti: la situazione è tremendamente grave e dopo sette decenni relativamente tranquilli, nubi si addensano, e perciò non becchiamoci tra noi neanche per scherzo e vediamo di adempiere alle nostre responsabilità. L'Estonia è membro dell'Unione Europea dall’anno 2004, è membro relativamente giovane ed è come se, piccinina lei, non avesse capito che certe cose, in questo periodo di turbolenza è meglio non dirle neanche per scherzo. Imparasse dai Paesi fondatori, insomma.
Un caffè a Napoli per Tommy Cash
Per la seconda riflessione si tratta di aspettare un momento, un po' di pazienza. Verrebbe voglia di intercettarlo su uno dei palchi dove l’artista Tommy Cash si esibisce e, bene attenti che la sua performance giunga al termine, onde non privare il suo pubblico del piacere di ascoltarlo, prelevarlo e portarlo a Napoli. Ecco, siamo a Napoli. Il caffè ci vuole proprio, e allora si va al bar. Il solito bar. Solito per l’accompagnatore, ovviamente non per Tommy. Un bel bar sul lungomare. Tommy chiede l’espresso macchiato. La comanda è posta male o quantomeno è largamente imprecisa, essa difettando di basilari connotazioni. Macchiato come, con latte freddo o con latte caldo? E ancora, in tazza o in vetro? E se in tazza, tazza fredda o tazza bollente, di quelle prelevate all’istante dalla sommità della macchina del caffè. Zuccherato, oppure amaro oppure... ve lo zuccherate Voi?
Tommy risponde alle domande del barista e nell’accingersi a bere il suo espresso macchiato, azzarda rivolgere la parola al suo accompagnatore, insomma vorrebbe chiacchierare. Ci rendiamo conto? Mentre sta bevendo il caffè si mette a parlare! Il barista non tollera questo comportamento irriguardoso e lo apostrofa così: «Ma che fate, vi distraete?». Tommy ha anche notato che il suo accompagnatore napoletano non ha dovuto esplicitare comanda. E ci mancava pure! C’è la parola magica: “il solito”! Tommy, povero Tommy, ma prima di parlare di caffè, ti sei chiesto che cosa è il caffè per noi italiani? Lo sai o non lo sai che entro le 9 del mattino di un giorno feriale, considerando il solo consumo al bar e non calcolando quindi il consumo in casa, sono state bevute circa 26milioni di tazzine di caffè? Premesso che Napoli è casa tua e ogni volta che vorrai tornarci sarai il benvenuto, sai che facciamo quando torni la prossima volta? Andiamo in trattoria e ci mangiamo un bello spaghetto al pomodoro. Pomodoro fresco, basilico e un filino d’olio extravergine di oliva, e pure una bella spolverata di parmigiano, oppure di pecorino.
Tommy Cash, all'Eurovision si tifa "italiano vero"
Tra due mesi circa sarai a Basilea e canterai “Espresso Macchiato”. Noi non ti auguriamo di vincere, no; noi tifiamo per i “nostri”. E però vivamente ti auguriamo di non fare ulteriore brutta figura dopo quella, meschina assai, che cantare la tua canzone già comporta di per sé. Ti siamo contro? Ci sei antipatico? Antipatico forse un po', ma contro di te no, mai. Siamo la culla del Rinascimento, viviamo in stato di diritto e la libertà di espressione va salvaguardata. Te lo diciamo in inglese, la lingua che maccheronicamente frammischi all’altrettanto maccheronico italiano nella tua canzone: “I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it” (Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo) . È pensiero alto di Evelyn Beatrice Hall, noi ne abbiamo fatto tesoro. Tranquillo!
Un tuo collega (a nostro avviso molto più bravo di te), un cantautore napoletano, tale Edoardo Bennato, architetto, in una sua canzone dal titolo evocativo “Sono Solo Canzonette” dice: “sono solo canzonette / non mettetemi alle strette”. Canta, caro Tommy, canta. Per quanto ci riguarda, non è che proprio ti perdoniamo, e però, già il fatto che non ti prendi l’espresso macchiato la mattina al bar, già il fatto che il sole lo vedi di rado, già il fatto che mai ti mangi lo spaghetto al pomodoro fresco, noi ti commiseriamo! Ecco, la chiudiamo qui.
La seconda riflessione: Tommy, Napoli e il Vesuvio
Un momento, ma non si era detto che c’è una seconda riflessione ? Sì, è vero. Che sbadati ce ne stavamo dimenticando. Dunque, succede questo. Quando Tommy esce dal bar, vede una montagna dalla forma inconfondibile. È il Vesuvio, conferma l’accompagnatore napoletano. Tommy, però, ha un dubbio: «Ma è vero che il Vesuvio è anche una lavatrice?».
«Che dici, Tommy?» risponde sorpreso l’accompagnatore.
«Sì, sai, sento spesso allo stadio quel coro: Vesuvio lavali col fuoco.... Mi sembrava odio puro».
«Ma no, sono provocazioni da stadio, sfottò tra tifosi. Non è vero odio».
«Ah, meno male!», esclama Tommy sollevato, «pensavo che foste rimasti a quegli stereotipi offensivi, come quando fischiano i calciatori di colore».
«Ti sbagliavi, Tommy, figurati se siamo fermi ancora lì».
«Ecco, proprio come vi siete sbagliati voi con me. Anch’io stavo scherzando!».
E adesso la seconda riflessione ce la facciamo ognuno per sé.
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