Contratti pirata
nella ristorazione:
arriva il Manuale
antidumping
per non farsi fregare
Il dumping contrattuale colpisce cuochi e camerieri con contratti non rappresentativi, salari più bassi e tutele ridotte. La Fipe rilancia la battaglia per difendere il CCNL di settore e denuncia la concorrenza sleale
Il dumping contrattuale (conosciuto anche come contrattazione pirata, ndr) è una pratica che consiste nell’applicare ai lavoratori un contratto collettivo meno favorevole rispetto a quello che sarebbe normalmente applicabile per quel comparto o per quella mansione, al fine di abbassare i costi del lavoro. Questa strategia viene adottata con l’obiettivo di ridurre i costi del lavoro, comprimendo stipendi, contributi e tutele sindacali.
Come funziona il dumping contrattuale nei ristoranti
Molti operatori scelgono contratti che appartengono ad altri comparti, come il contratto del commercio o il contratto multiservizi, anziché utilizzare il contratto collettivo nazionale per i pubblici esercizi (CCNL Turismo - Pubblici Esercizi). In questo modo vengono riconosciute retribuzioni più basse, minori indennità e diritti ridotti per cuochi, camerieri, baristi e personale di sala.
Un ristorante che impiega personale di cucina e di sala con un contratto del commercio può risparmiare diverse centinaia di euro al mese per ciascun dipendente. Questo sistema crea concorrenza sleale nei confronti delle imprese che applicano contratti corretti e genera un progressivo impoverimento delle professionalità del settore. Un altro esempio frequente riguarda l’utilizzo di cooperative spurie (società cooperative che vengono utilizzate in modo improprio, abusando del modello cooperativo per mascherare rapporti di lavoro subordinato, o altre forme di sfruttamento, ndr) o contratti di somministrazione che, pur formalmente legittimi, vengono impiegati per ridurre il costo complessivo del lavoro e aggirare il contratto di riferimento.
Le conseguenze del dumping
contrattuale nella ristorazione
Il dumping contrattuale continua a minacciare la ristorazione italiana e l’adozione di contratti non pertinenti comporta ricadute negative sia per i lavoratori sia per il mercato: svalutazione del lavoro e riduzione dei salari medi, distorsione del mercato, penalizzando le imprese corrette e riduzione della qualità del servizio e delle competenze professionali. Per questo la Fipe (la Federazione italiana pubblici esercizi), in collaborazione con Adapt e con il sostegno dell'Ente bilaterale nazionale del turismo, ha presentato la seconda edizione del “Manuale sul dumping contrattuale nei pubblici esercizi”, un volume che vuole essere un'arma concreta per contrastare questa piaga che si infiltra silenziosa ma pericolosa tra le pieghe del mercato del lavoro.
Il dumping contrattuale cresce in Italia
La nuova edizione arriva a tre anni dalla prima pubblicazione, rispondendo a un fenomeno che non accenna a ridursi, anzi si espande. Il dumping contrattuale cresce, lo si vede dal numero di contratti collettivi nazionali non rappresentativi che circolano nel comparto dei pubblici esercizi, ben 41 in tutto, ma anche dai numeri assoluti dei lavoratori che si ritrovano applicati questi contratti, definiti “pirata” anche dalla giurisprudenza.
Eppure, in mezzo a questo mare agitato, il Ccnl sottoscritto dalla Fipe continua a rimanere il contratto di riferimento nel settore, applicato da oltre il 92% delle imprese, a tutela di altrettanti lavoratori, segno di un impegno sul territorio che punta a garantire condizioni di lavoro corrette e trasparenti.
Di cosa parla il manuale anti-dumping della Fipe?
Il manuale non si limita a inquadrare il fenomeno da un punto di vista normativo e sindacale, ma mette a disposizione di imprenditori e lavoratori uno strumento pratico per riconoscere le criticità, evitando di cadere nelle maglie di contratti che promettono risparmi immediati ma che a lungo termine danneggiano l'intero comparto. Attraverso una simulazione su 10 figure professionali, il volume mostra in modo chiaro le differenze retributive e normative che emergono dall'applicazione di alcuni contratti pirata, offrendo così una fotografia utile per chi opera nel settore e per chi ha il compito di monitorare e contrastare questo fenomeno. Uno strumento, insomma, che punta a rafforzare la collaborazione tra corpi intermedi e istituzioni per proteggere chi lavora e chi fa impresa rispettando le regole.
Sul tema è intervenuto Riccardo Orlandi, presidente Aigrim-Fipe e vicepresidente Fipe, che ha dichiarato senza mezzi termini: «Il dumping contrattuale è uno dei mali dei nostri sistemi economici, si vede poco ma c'è e va contrastato. Applicare contratti pirata, non sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi, riduce i salari e le tutele a favore dei lavoratori, un illecito da debellare. Nel settore della ristorazione abbiamo decine di contratti pirata ma per fortuna il nostro di Fipe Confcommercio è applicato da oltre il 92% delle impresse a vantaggio di altrettanti lavoratori: un contratto da rendere ancora più pervasivo per garantire le corrette condizioni di lavoro per tutte le parti».
Parole che mettono in chiaro la linea di Fipe: chi lavora nella ristorazione merita regole giuste, salari adeguati e un contratto che tuteli davvero il lavoro e la dignità delle persone. Un messaggio che diventa ancora più urgente in un momento in cui l'intero comparto affronta sfide complesse, tra cui, in particolare, la carenza di personale qualificato e una competizione che rischia di abbassare la qualità del lavoro in nome di un risparmio che, in realtà, costa caro a tutti.
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